Guida all'installazione di Debian GNU/Linux

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Questo manuale è software libero; può essere ridistribuito e/o modificato nei
termini della GNU General Public Licence. Si faccia riferimento alla licenza in
Appendice F, Licenza Pubblica Generica GNU.

Versione compilata di questo manuale: 20230508+deb12u1.

Sommario

Questo documento contiene le istruzioni per l'installazione del sistema Debian
GNU/Linux 12 (nome in codice «bookworm»), per l'architettura ARM 32 bit («armel
»). Contiene anche riferimenti a informazioni più approfondite e informazioni
su come ottenere il meglio dal proprio sistema Debian.

Commenti, critiche e suggerimenti sulla traduzione possono essere inviati alla
lista di messaggi dei traduttori Debian italiani <
debian-l10n-italian@lists.debian.org>.

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Indice

Installazione di Debian GNU/Linux 12 su armel
1. Benvenuti in Debian

    1.1. Cosa è Debian?
    1.2. Cosa è GNU/Linux?
    1.3. Cosa è Debian GNU/Linux?
    1.4. Cosa è l'Installatore Debian?
    1.5. Procurarsi Debian
    1.6. Versione più recente di questa guida
    1.7. Organizzazione della guida
    1.8. Copyright e licenze software

2. Requisiti di sistema

    2.1. Hardware supportato

        2.1.1. Architetture supportate
        2.1.2. I tre port ARM
        2.1.3. Variazioni nelle CPU ARM e difficoltà di supporto
        2.1.4. Piattaforme supportate da Debian/armel
        2.1.5. Dispositivi non più supportati da Debian/armel
        2.1.6. Hardware grafico supportato
        2.1.7. Schede di rete
        2.1.8. Periferiche e altro hardware

    2.2. Dispositivi che richiedono firmware specifico
    2.3. Acquistare hardware specifico per GNU/Linux

        2.3.1. Evitare hardware chiuso o proprietario

    2.4. Supporti per l'installazione

        2.4.1. CD-ROM/DVD-ROM/BD-ROM
        2.4.2. Rete
        2.4.3. Disco fisso
        2.4.4. Un*x o sistemi GNU
        2.4.5. Sistemi d'archiviazione supportati

    2.5. Requisiti di memoria e spazio su disco

3. Preparazione dell'installazione di Debian GNU/Linux

    3.1. Panoramica del processo d'installazione
    3.2. Backup dei dati
    3.3. Informazioni necessarie

        3.3.1. Documentazione
        3.3.2. Ricerca d'informazioni sull'hardware
        3.3.3. Compatibilità hardware
        3.3.4. Impostazione della rete

    3.4. Requisiti hardware minimi
    3.5. Prepartizionamento per sistemi ad avvio multiplo
    3.6. Configurazione di hardware e sistema operativo prima
        dell'installazione

        3.6.1. ARM firmware
        3.6.2. Impostazione dell'indirizzo MAC in U-Boot
        3.6.3. Problemi di rilocazione del Kernel/Initrd/Device-Tree con U-Boot

4. Recupero dei supporti per l'installazione

    4.1. Immagini per l'installazione Debian GNU/Linux ufficiali
    4.2. Recupero dei file dai mirror Debian

        4.2.1. Dove trovare i file per l'installazione

    4.3. Preparazione dei file per l'avvio TFTP da rete

        4.3.1. Attivazione di un server RARP
        4.3.2. Attivazione di un server DHCP
        4.3.3. Attivazione di un server BOOTP
        4.3.4. Attivazione di un server TFTP
        4.3.5. Posizionamento delle immagini TFTP

    4.4. Installazione automatizzata

        4.4.1. Installazione automatizzata usando l'Installatore Debian

    4.5. Verificare l'integrità dei file per l'installazione

5. Avvio del sistema d'installazione

    5.1. Avvio dell'installatore su ARM 32 bit

        5.1.1. Formati delle immagini d'avvio
        5.1.2. Avvio con TFTP

    5.2. Accessibilità

        5.2.1. Interfaccia utente dell'Installatore
        5.2.2. Altri dispositivi
        5.2.3. Temi a contrasto elevato
        5.2.4. Zoom
        5.2.5. Installazione esperta, modalità ripristino e installazione
            automatizzata
        5.2.6. Accessibilità del sistema installato

    5.3. Parametri di avvio

        5.3.1. Avvio da console
        5.3.2. Parametri dell'Installatore Debian
        5.3.3. Uso dei parametri di avvio per rispondere alle domande
        5.3.4. Passaggio di parametri ai moduli del kernel
        5.3.5. Moduli del kernel in blacklist

    5.4. Risoluzione dei problemi del processo d'installazione

        5.4.1. Affidabilità del supporto ottico
        5.4.2. Configurazione dell'avvio
        5.4.3. Interpretazione dei messaggi di avvio del kernel
        5.4.4. Segnalazione di problemi con l'installazione
        5.4.5. Invio dei rapporti di installazione

6. Uso dell'Installatore Debian

    6.1. Come funziona l'Installatore
    6.2. Introduzione ai componenti
    6.3. Uso dei singoli componenti

        6.3.1. Impostazione dell'Installatore Debian e configurazione
            dell'hardware
        6.3.2. Impostazione di utenti e password
        6.3.3. Configurazione dell'orologio e del fuso orario
        6.3.4. Partizionamento e selezione del punto di mount
        6.3.5. Installazione del sistema base
        6.3.6. Installazione di altri programmi
        6.3.7. Rendere avviabile il sistema
        6.3.8. Completamento dell'installazione
        6.3.9. Risoluzione dei problemi
        6.3.10. Installazione tramite network-console

    6.4. Caricare i firmware mancanti

        6.4.1. Preparazione del supporto
        6.4.2. Firmware sul sistema installato
        6.4.3. Conclusione sul sistema installato

    6.5. Personalizzazione

        6.5.1. Installazione di un sistema init alternativo

7. Avvio del nuovo sistema Debian

    7.1. Il momento della verità
    7.2. Montare volumi cifrati

        7.2.1. Risoluzione dei problemi

    7.3. Accesso

8. Passi successivi e cosa fare adesso

    8.1. Arresto del sistema
    8.2. Orientarsi in Debian

        8.2.1. Sistema di gestione dei pacchetti Debian
        8.2.2. Gestione delle versioni alternative di una applicazione
        8.2.3. Altri programmi disponibili per Debian
        8.2.4. Gestione dei job di cron

    8.3. Ulteriori letture e informazioni
    8.4. Configurazione del sistema per la posta elettronica

        8.4.1. Configurazione predefinita della posta elettronica
        8.4.2. Invio di email all'esterno del sistema
        8.4.3. Configurazione del MTA (Mail Transport Agent) Exim4

    8.5. Compilazione di un nuovo kernel
    8.6. Recupero di un sistema danneggiato

A. Installation Howto

    A.1. Preliminari
    A.2. Avvio del programma d'installazione

        A.2.1. Disco ottico
        A.2.2. Avvio da rete
        A.2.3. Avvio da disco fisso

    A.3. Installazione
    A.4. Invio di un resoconto d'installazione
    A.5. E per finire...

B. Installazione automatica tramite preconfigurazione

    B.1. Introduzione

        B.1.1. Metodi di preconfigurazione
        B.1.2. Limitazioni

    B.2. Uso della preconfigurazione

        B.2.1. Caricamento del file di preconfigurazione
        B.2.2. Uso dei parametri di avvio per la preconfigurazione
        B.2.3. Modalità «auto»
        B.2.4. Alias utilizzati nella preconfigurazione
        B.2.5. Esempi di preconfigurazione del prompt di avvio
        B.2.6. Uso di un server DHCP per specificare un file di
            preconfigurazione

    B.3. Creazione di un file di preconfigurazione
    B.4. Contenuto del file di preconfigurazione (per bookworm)

        B.4.1. Localizzazione
        B.4.2. Configurazione della rete
        B.4.3. Network console
        B.4.4. Impostazioni del mirror
        B.4.5. Impostazione dell'account
        B.4.6. Impostazione dell'orologio e del fuso orario
        B.4.7. Partizionamento
        B.4.8. Installazione del sistema di base
        B.4.9. Impostazione di APT
        B.4.10. Selezione dei pacchetti
        B.4.11. Termine dell'installazione
        B.4.12. Preconfigurazione di altri pacchetti

    B.5. Opzioni avanzate

        B.5.1. Uso di comandi personalizzati durante l'installazione
        B.5.2. Uso della preconfigurazione per modificare i valori predefiniti
        B.5.3. Caricamento in cascata di più file di preconfigurazione

C. Partizionare per Debian

    C.1. Decidere il numero e la dimensione delle partizioni per Debian
    C.2. L'albero delle directory
    C.3. Schema di partizionamento raccomandato
    C.4. Nomi dei dispositivi in Linux
    C.5. Programmi Debian per il partizionamento

D. Miscellanea

    D.1. I device linux

        D.1.1. Configurazione del mouse

    D.2. Spazio su disco necessario per i task
    D.3. Installazione di Debian GNU/Linux da un sistema Unix/Linux esistente

        D.3.1. Primi passi
        D.3.2. Installazione di debootstrap
        D.3.3. Esecuzione di debootstrap
        D.3.4. Configurazione del sistema di base
        D.3.5. Installazione di un kernel
        D.3.6. Configurazione del boot loader
        D.3.7. Accesso remoto: installazione di SSH e impostazione dell'accesso
        D.3.8. Ritocchi finali

    D.4. Installazione di Debian GNU/Linux utilizzando «PPP over Ethernet»
        (PPPoE)

E. Administrivia

    E.1. Informazioni su questo documento
    E.2. Come contribuire
    E.3. Contributi principali
    E.4. Marchi registrati

F. Licenza Pubblica Generica GNU

Lista delle tabelle

3.1. Informazioni sull'hardware utili per l'installazione
3.2. Requisiti minimi del sistema raccomandati

Installazione di Debian GNU/Linux 12 su armel

Siamo felicissimi che abbiate deciso di provare Debian e siamo sicuri che
troverete la distribuzione GNU/Linux di Debian unica. Debian GNU/Linux mette
insieme software libero di alta qualità proveniente da tutto il mondo
integrandolo in un insieme coerente. Crediamo che scoprirete che il risultato è
veramente maggiore della somma delle parti.

Capiamo che molti di voi vogliano installare Debian senza leggere questo
manuale e il programma di installazione di Debian è pensato per rendere questo
possibile. Se adesso non avete il tempo di leggere l'intera Guida
all'installazione, vi raccomandiamo di leggere l'Installation Howto, che vi
guiderà nel processo base di installazione e rimanda al manuale per argomenti
avanzati o per quando le cose vanno storte. L'Installation Howto può essere
trovato nella Appendice A, Installation Howto.

Detto questo, speriamo che abbiate il tempo di leggere la maggior parte di
questo manuale e fare questo vi porterà a una installazione di maggior
successo.

Capitolo 1. Benvenuti in Debian

Indice

1.1. Cosa è Debian?
1.2. Cosa è GNU/Linux?
1.3. Cosa è Debian GNU/Linux?
1.4. Cosa è l'Installatore Debian?
1.5. Procurarsi Debian
1.6. Versione più recente di questa guida
1.7. Organizzazione della guida
1.8. Copyright e licenze software

Questo capitolo fornisce una visione d'insieme del Progetto Debian e di Debian
GNU/Linux. Se già si conosce la storia del Progetto Debian e la distribuzione
Debian GNU/Linux si può passare al prossimo capitolo.

1.1. Cosa è Debian?

Debian è un'organizzazione di volontari dedita allo sviluppo di software libero
e alla promozione degli ideali della comunità del Free Software. Il progetto
Debian è iniziato nel 1993, quando Ian Murdock pubblicò un invito agli
sviluppatori di software a contribuire a una distribuzione completa e coerente
basata sul relativamente nuovo kernel Linux. Quella banda relativamente piccola
di entusiasti specializzati, originariamente finanziata dalla Free Software
Foundation e influenzata dalla filosofia GNU, è cresciuta negli anni in una
organizzazione di circa 1000 sviluppatori Debian.

Gli sviluppatori Debian sono coinvolti in una varietà di attività inclusa
l'amministrazione dei siti Web e FTP, il disegno grafico, l'analisi legale
delle licenze software, la stesura della documentazione e, ovviamente, la
manutenzione dei pacchetti software.

Nell'interesse di comunicare la sua filosofia e attrarre sviluppatori che
credono nei principi che Debian rappresenta, il Progetto Debian ha pubblicato
numerosi documenti che sottolineano i suoi valori e servono come guida per cosa
vuol dire essere uno sviluppatore Debian.

  • Il Debian Social Contract è una dichiarazione degli impegni di Debian verso
    la comunità del software libero. Chiunque sia d'accordo nell'attenersi al
    Social Contract può diventare un responsabile. Ogni responsabile può
    introdurre nuovo software in Debian -- a patto che il software soddisfi i
    criteri di essere libero e che il pacchetto segua gli standard di qualità.

  • Le Debian Free Software Guidelines sono una chiara e concisa dichiarazione
    dei criteri Debian per il software libero. Le DFSG sono un documento che
    influenza molto il movimento del software libero e sono il fondamento della
    The Open Source Definition.

  • Il Debian Policy Manual è una specifica dettagliata degli standard di
    qualità del Progetto Debian.

Gli sviluppatori Debian sono coinvolti anche in un certo numero di altri
progetti; alcuni specifici di Debian, altri che coinvolgono una parte o tutta
la comunità Linux. Alcuni esempi sono:

  • Il Filesystem Hierarchy Standard (FHS) è uno sforzo di standardizzazione
    dell'organizzazione del file system di Linux. Il FHS dovrà permettere agli
    sviluppatori di concentrare i loro sforzi sul disegno dei programmi senza
    doversi preoccupare di come il pacchetto sarà installato sulle diverse
    distribuzioni GNU/Linux.

  • Debian Jr. è un progetto interno il cui scopo è quello di essere sicuri che
    Debian abbia qualcosa da offrire agli utenti più piccoli.

Per maggiori informazioni su Debian si consultino le Debian FAQ.

1.2. Cosa è GNU/Linux?

GNU/Linux è un sistema operativo: una serie di programmi che permettono di
interagire con il proprio computer ed eseguire altri programmi.

Un sistema operativo consiste di vari programmi fondamentali che sono necessari
al computer per comunicare e ricevere istruzioni dagli utenti, per leggere e
scrivere dati su dischi rigidi, nastri e stampanti, per controllare l'uso della
memoria e per eseguire altro software. La parte più importante di un sistema
operativo è il kernel. In un sistema GNU/Linux, Linux è il componente kernel.
Il resto del sistema consiste in altri programmi, molti dei quali sono stati
scritti da e per il progetto GNU. Dato che il kernel Linux da solo non forma un
sistema operativo, preferiamo usare il termine «GNU/Linux» per indicare il
sistema a cui molte persone fanno riferimento distrattamente con «Linux».

Linux è modellato sul sistema operativo Unix. Dall'inizio, GNU/Linux è stato
progettato per essere un sistema multi-tasking e multi-utente. Queste cose sono
sufficienti per rendere GNU/Linux diverso da altri sistemi operativi ben noti.
Comunque, GNU/Linux è ancora più diverso di quanto si possa pensare.
Diversamente da altri sistemi operativi, nessuno è proprietario di GNU/Linux.
Molto del suo sviluppo è fatto da volontari non pagati.

Lo sviluppo di quello che più tardi è diventato GNU/Linux iniziò quando la Free
Software Foundation iniziò lo sviluppo di un sistema operativo libero simile a
Unix chiamato GNU.

Il progetto GNU ha sviluppato un vasto insieme di strumenti software liberi da
usare con Unix (tm) e sistemi operativi simili a Unix come GNU/Linux. Questi
strumenti permettono agli utenti di eseguire azioni che vanno dal mondano (come
copiare o rimuovere file dal sistema) fino all'arcano (come scrivere e
compilare programmi o fare editing sofisticato in una varietà di formati).

Mentre molti gruppi e individui hanno contribuito a GNU/Linux, il grande
donatore è ancora la Free Software Foundation, che creò non solo la maggioranza
degli strumenti usati in GNU/Linux, ma anche la filosofia e la comunità che ha
reso possibile GNU/Linux.

Il kernel di Linux è apparso per la prima volta nel 1991, quando uno studente
finlandese di informatica di nome Linus Torvalds annunciò sul newsgroup di
Usenet comp.os.minix la prima versione di un kernel alternativo a Minix. Si
legga la Pagina della storia di Linux di Linux International.

Linus Torvalds continua a coordinare il lavoro di alcune centinaia di
sviluppatori con l'aiuto dei responsabili dei vari sottosistemi. Esiste un sito
web ufficiale per il kernel Linux. È possibile trovare informazioni sulla
mailing list linux-kernel nelle FAQ della mailing list linux-kernel.

Gli utenti GNU/Linux hanno un'immensa libertà nello scegliere il loro software.
Per esempio, possono scegliere tra una dozzina di shell a riga di comando e
alcuni desktop grafici. La possibilità di fare queste scelte spesso disorienta
gli utenti degli altri sistemi operativi che non sono abituati a pensare alla
riga di comando o al desktop come qualcosa che è possibile cambiare.

È anche meno probabile che GNU/Linux vada in crash, è più abile nel far girare
più di una applicazione contemporaneamente e più sicuro di molti sistemi
operativi. Con questi vantaggi, Linux è il sistema operativo con maggior
crescita nel mercato dei server. Più recentemente, Linux è diventato popolare
anche tra gli utenti che usano il PC a casa e in ufficio.

1.3. Cosa è Debian GNU/Linux?

La combinazione della filosofia e della metodologia di Debian con gli strumenti
di GNU, il kernel Linux e altri importanti software liberi, formano una
distribuzione unica chiamata Debian GNU/Linux. Questa distribuzione è composta
da un grande numero di pacchetti software. Ogni pacchetto nella distribuzione
contiene eseguibili, script, documentazione e informazioni sulla configurazione
e ha un responsabile che deve mantenere il pacchetto aggiornato, controllare i
bug report e comunicare con l'autore/gli autori upstream del pacchetto
software. La larghissima base di utenti, combinata con il sistema di
tracciamento dei bug, assicura che i problemi trovati siano sistemati
velocemente.

L'attenzione di Debian ai dettagli permette di produrre una distribuzione di
alta qualità, stabile e scalabile. Le installazioni possono essere configurate
per essere utili per molti usi, dai firewall minimali alle workstation
scientifiche ai server di rete di alto livello.

Debian è soprattutto popolare tra gli utenti esperti a causa della sua
eccellenza tecnica e il profondo impegno verso le necessità e le attese della
comunità Linux. Debian ha introdotto molte funzionalità in Linux che ormai sono
comuni.

Per esempio, Debian è stata la prima distribuzione Linux a includere un sistema
di gestione dei pacchetti per l'installazione e la rimozione facile del
software. È stata anche la prima distribuzione Linux a poter essere aggiornata
senza richiedere la reinstallazione.

Debian continua a essere un leader nello sviluppo di Linux. Il suo processo di
sviluppo è un esempio di come il modello di sviluppo Open Source possa
funzionare bene -- anche per lavori molto complessi come costruire e manutenere
un sistema operativo completo.

La funzionalità che maggiormente distingue Debian dalle altre distribuzioni è
il sistema di gestione dei pacchetti. Questi strumenti danno all'amministratore
di un sistema Debian il controllo completo sui pacchetti installati sul
sistema, inclusa la possibilità di installare un singolo pacchetto o aggiornare
automaticamente l'intero sistema operativo. Si può anche negare l'aggiornamento
dei singoli pacchetti. Si può anche istruire il sistema di gestione dei
pacchetti riguardo ai software che si sono compilati autonomamente e che
dipendenze devono soddisfare.

Per proteggere i sistemi da cavalli di troia (o «trojan») e altri software
maligni, i server di Debian verificano che i pacchetti siano inviati dai loro
manutentori Debian registrati. Coloro che impacchettano i programmi Debian
fanno molta attenzione nel configurare i pacchetti in modalità sicura. Quando
appaiono problemi nei pacchetti distribuiti le correzioni sono generalmente
disponibili molto rapidamente. Con la semplice opzione di aggiornamento di
Debian, le correzioni ai problemi di sicurezza possono essere scaricate e
installate da Internet.

Il metodo principale e migliore per ottenere supporto per un sistema Debian GNU
/Linux e comunicare con gli sviluppatori Debian è usando le molte mailing list
gestite dal progetto Debian (ce ne sono più di 327 al momento in cui questo
documento è scritto). La maniera più facile per iscriversi a una o più liste è
visitare la pagina di iscrizione alle mailing list di Debian e riempire il
modulo che vi troverete.

1.4. Cosa è l'Installatore Debian?

L'Installatore Debian, conosciuto anche come «d-i», è un software per
installare un sistema Debian basico e funzionante. Può essere usato su un'ampia
gamma di dispositivi quali dispositivi embedded, macchine laptop, desktop e
server e offre un grande insieme di software libero per molteplici scopi.

L'installazione è guidata dalle risposte a una serie di semplici domande. È
possibile usare anche la modalità esperto, permette di controllare ogni aspetto
dell'installazione e di effettuare installazione completamente automatizzate.
Il sistema installato può essere usato sin da subito oppure può essere
ulteriormente personalizzato. L'installazione può essere fatta a partire da una
moltitudine di supporti: USB, CD/DVD/Blu-Ray o dalla rete. L'installatore è
stato tradotto in oltre 80 lingue.

L'Installatore ha avuto origine dal progetto boot-floppies, citato per la prima
volta da Joey Hess nel 2000. Da allora lo sviluppo da parte di volontari sul
sistema d'installazione è stato continuo e ha portato miglioramenti e nuove
funzionalità.

Ulteriori informazioni possono essere trovate nella pagina dell'Installatore
Debian, nel Wiki e nella lista di messaggi debian-boot.

1.5. Procurarsi Debian

Per informazioni su come scaricare Debian GNU/Linux da Internet o dove possono
essere acquistati i supporti ufficiali Debian, si guardi la pagina web dei
distributori. La lista dei mirror di Debian contiene l'insieme completo dei
mirror ufficiali di Debian, così è possibile trovare facilmente quello più
vicino.

Debian può essere aggiornata dopo l'installazione in modo veramente semplice.
La procedura d'installazione aiuta la configurazione del sistema in modo da
eseguire questi aggiornamenti una volta che l'installazione è terminata.

1.6. Versione più recente di questa guida

Questo documento è continuamente riesaminato. Verificare sulle pagine di Debian
12 ogni informazione aggiunta all'ultimo minuto su la release 12 del sistema
Debian GNU/Linux. Versioni aggiornate di questo manuale d'installazione sono
disponibili dalle pagine del Manuale ufficiale di installazione.

1.7. Organizzazione della guida

Questo documento dovrebbe servire come manuale per gli utenti che usano Debian
per la prima volta. Si è provato a dare per scontate il minor numero di
conoscenze, anche se si presuppone una conoscenza generale di come funzioni
l'hardware all'interno di un computer.

In questo documento gli utenti già esperti possono trovare dei riferimenti a
informazioni molto utili, come la minimizzazione delle dimensioni
dell'installazione, i dettagli sull'hardware supportato dal sistema di
installazione Debian, ecc. Si incoraggia gli utenti esperti a dare un'occhiata
al documento.

La struttura di questo manuale è, solitamente, lineare e segue i passaggi del
processo di installazione dall'inizio alla fine. Di seguito sono riassunte le
fasi dell'installazione di Debian GNU/Linux e le sezioni di questo documento
che corrispondono a ciascuna fase:

 1. Determinare se il proprio hardware ha i requisiti necessari per usare il
    sistema d'installazione in Capitolo 2, Requisiti di sistema.

 2. Fare un backup del sistema ed effettuare qualsiasi configurazione hardware
    prima dell'installazione di Debian in Capitolo 3, Preparazione
    dell'installazione di Debian GNU/Linux. Per preparare un sistema multiboot
    potrebbe essere necessario creare sul disco uno spazio partizionabile da
    destinare a Debian.

 3. Nel Capitolo 4, Recupero dei supporti per l'installazione si recuperano i
    file necessari per il metodo d'installazione scelto.

 4. In Capitolo 5, Avvio del sistema d'installazione è descritto come avviare
    il sistema d'installazione. Questo capitolo tratta anche le procedure di
    risoluzione dei problemi nel caso accadano degli imprevisti durante questa
    fase.

 5. L'installazione vera e propria seguendo Capitolo 6, Uso dell'Installatore
    Debian, che comprende la scelta della lingua, la configurazione dei moduli
    con i driver per le periferiche, la configurazione della connessione alla
    rete in modo da poter recuperare i file di installazione mancanti da un
    server Debian (a meno che non si stia installando da un set di immagini di
    CD/DVD per l'installazione), il partizionamento del disco, l'installazione
    del sistema di base e infine la scelta e l'installazione dei pacchetti
    (alcune informazioni sulla preparazione delle partizioni per il proprio
    sistema Debian si trovano nell'Appendice C, Partizionare per Debian).

 6. L'avvio del sistema di base appena installato, nel Capitolo 7, Avvio del
    nuovo sistema Debian.

Una volta che il sistema è stato installato si può leggere il Capitolo 8, Passi
successivi e cosa fare adesso. In questo capitolo viene spiegato dove cercare
ulteriori informazioni su Unix e Debian e su come cambiare il kernel.

Infine, le informazioni su questo documento e su come contribuire possono
essere trovate nell'Appendice E, Administrivia.

1.8. Copyright e licenze software

Siamo sicuri che avete letto alcune delle licenze che sono allegate al software
commerciale -- abitualmente c'è scritto che è possibile solo usare una copia
del software su un solo computer. La licenza di questo sistema non è come
quelle. Noi incoraggiamo a installare una copia di Debian GNU/Linux su ogni
computer nella propria scuola o posto di lavoro, a prestare il proprio supporto
d'installazione agli amici e di aiutarli nell'installazione sui loro computer!
Si possono anche fare migliaia di copie e venderle -- sebbene con alcune
restrizioni. La libertà nell'installare e usare il sistema deriva direttamente
dal fatto che Debian è software libero.

Chiamare un software libero non vuol dire che non ha un copyright e che i
supporti per l'installazione che lo contengono debbano essere distribuiti
gratuitamente. Software libero, in parte, vuol dire che le licenze dei
programmi individualmente non richiedono di pagare per il privilegio di
distribuirli o di usare quei programmi. Software libero vuole anche dire che
non solo ognuno può estendere, adattare e modificare il software, ma che si può
distribuire il risultato del proprio lavoro alla stessa maniera.

Nota

Il progetto Debian, come pragmatica concessione ai propri utenti, rende
disponibili alcuni pacchetti che non sono in accordo con i criteri per essere
liberi. Questi pacchetti non fanno parte della distribuzione ufficiale e sono
disponibili solo attraverso le aree contrib o non-free dei mirror Debian o su
CD/DVD-ROM di terze parti; si consulti le FAQ Debian, alla voce «The Debian FTP
archives», per maggiori informazioni a proposito della disposizione e dei
contenuti negli archivi.

Molti dei programmi presenti nel sistema sono rilasciati con licenza GNU 
General Public License, spesso citata semplicemente come «la GPL». La GPL
richiede che il codice sorgente del programma sia reso disponibile ogni volta
che si distribuisce la copia binaria del programma; quella clausola delle
licenza assicura che ogni utente sarà in grado di modificare il software. A
causa di questa clausola, il codice sorgente^[1] per tutti questi programmi è
disponibile nel sistema Debian.

Esistono parecchie altre formulazioni riguardo al copyright e alle licenze
software usate dai programmi presenti in Debian. È possibile trovare il
copyright e la licenza di ogni singolo pacchetto installato sul proprio sistema
nel file /usr/share/doc/nome-pacchetto/copyright una volta che il pacchetto è
stato installato sul sistema.

Per maggiori informazione sulle licenze e come Debian determina se il software
è libero abbastanza per essere incluso nella distribuzione principale, si
consultino le Debian Free Software Guidelines.

La nota legale più importante è che il software viene distribuito senza
garanzie. I programmatori che hanno creato quel software lo hanno fatto per il
beneficio della comunità. Nessuna garanzia è fatta per l'idoneità del software
per ogni possibile scopo. Sebbene, dato che il software è libero, si è
autorizzati a modificare questo software per soddisfare le proprie esigenze --
e per godere dei benefici dei cambiamenti fatti da altri che hanno esteso il
software in questa maniera.


━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━

^[1] Per informazioni su come localizzare, spacchettare e costruire i binari
dai pacchetti sorgente Debian, si guardi in Debian FAQ, al titolo «Fondamenti
del sistema di gestione dei pacchetti di Debian».

Capitolo 2. Requisiti di sistema

Indice

2.1. Hardware supportato

    2.1.1. Architetture supportate
    2.1.2. I tre port ARM
    2.1.3. Variazioni nelle CPU ARM e difficoltà di supporto
    2.1.4. Piattaforme supportate da Debian/armel
    2.1.5. Dispositivi non più supportati da Debian/armel
    2.1.6. Hardware grafico supportato
    2.1.7. Schede di rete
    2.1.8. Periferiche e altro hardware

2.2. Dispositivi che richiedono firmware specifico
2.3. Acquistare hardware specifico per GNU/Linux

    2.3.1. Evitare hardware chiuso o proprietario

2.4. Supporti per l'installazione

    2.4.1. CD-ROM/DVD-ROM/BD-ROM
    2.4.2. Rete
    2.4.3. Disco fisso
    2.4.4. Un*x o sistemi GNU
    2.4.5. Sistemi d'archiviazione supportati

2.5. Requisiti di memoria e spazio su disco

Questa sezione contiene delle informazioni sull'hardware necessarie per
l'installazione di Debian. Inoltre è possibile trovarvi degli ulteriori
riferimenti da cui recuperare informazioni aggiuntive sull'hardware supportato
da GNU e Linux.

2.1. Hardware supportato

Debian non ha nessun requisito aggiuntivo all'hardware oltre a quelli necessari
al funzionamento del kernel Linux o kFreeBSD e dei programmi GNU. Perciò è
possibile usare Debian su qualsiasi architettura o piattaforma verso cui è
stato fatto il port del kernel Linux o kFreeBSD, della libc e del gcc e per la
quale esiste il port di Debian. Consultare le pagine dei port su https://
www.debian.org/ports/arm/ per conoscere quali sistemi con architettura 
ARM 32 bit sono stati testati con Debian GNU/Linux.

Piuttosto che cercare di descrivere tutte le diverse configurazioni hardware
che sono supportate da ARM 32 bit , questa sezione contiene delle informazioni
generali e dei riferimenti a documenti dov'è possibile trovare delle
informazioni aggiuntive.

2.1.1. Architetture supportate

Debian GNU/Linux 12 supporta 9 architetture principali e diverse varianti di
ogni architettura, che vanno sotto il nome di «flavor».

┌─────────────────────┬──────────────┬──────────────────────────┬─────────────┐
│    Architettura     │ Indicazione  │    Sottoarchitettura     │  Variante   │
│                     │    Debian    │                          │  (flavor)   │
├─────────────────────┼──────────────┼──────────────────────────┼─────────────┤
│AMD64 & Intel 64     │amd64         │                          │             │
├─────────────────────┼──────────────┼──────────────────────────┼─────────────┤
│                     │              │macchine x86              │default      │
│Intel x86-based      │i386          ├──────────────────────────┼─────────────┤
│                     │              │solo domini Xen PV        │xen          │
├─────────────────────┼──────────────┼──────────────────────────┼─────────────┤
│ARM                  │armel         │Marvell Kirkwood e Orion  │marvell      │
├─────────────────────┼──────────────┼──────────────────────────┼─────────────┤
│ARM con FPU hardware │armhf         │multipiattaforma          │armmp        │
├─────────────────────┼──────────────┼──────────────────────────┼─────────────┤
│64bit ARM            │arm64         │                          │             │
├─────────────────────┼──────────────┼──────────────────────────┼─────────────┤
│                     │              │MIPS Malta                │5kc-malta    │
│64bit MIPS (little   │              ├──────────────────────────┼─────────────┤
│endian)              │mips64el      │Cavium Octeon             │octeon       │
│                     │              ├──────────────────────────┼─────────────┤
│                     │              │Loongson 3                │loongson-3   │
├─────────────────────┼──────────────┼──────────────────────────┼─────────────┤
│                     │              │MIPS Malta                │4kc-malta    │
│32bit MIPS (little   │              ├──────────────────────────┼─────────────┤
│endian)              │mipsel        │Cavium Octeon             │octeon       │
│                     │              ├──────────────────────────┼─────────────┤
│                     │              │Loongson 3                │loongson-3   │
├─────────────────────┼──────────────┼──────────────────────────┼─────────────┤
│Sistemi Power        │ppc64el       │IBM POWER8 o macchine più │             │
│                     │              │recenti                   │             │
├─────────────────────┼──────────────┼──────────────────────────┼─────────────┤
│64bit IBM S/390      │s390x         │IPL da VM-reader e DASD   │generico     │
└─────────────────────┴──────────────┴──────────────────────────┴─────────────┘

Questo documento tratta l'installazione sull'architettura ARM 32 bit con il
kernel Linux. Se si cercano delle informazioni su un'altra delle architetture
supportate da Debian si consultati la pagina dei port Debian.

2.1.2. I tre port ARM

Nel tempo l'architettura ARM si è evoluta e i moderni processori ARM forniscono
funzionalità che non erano presenti nei modelli precedenti. Debian fornisce tre
port su ARM per fornire il miglior supporto per una gamma molto ampia di
macchine:

  • Debian/armel è adatto ai processori ARM più vecchi che non dispongono di
    una FPU (floating point unit),

  • Debian/armhf funziona solo sui processori ARM più recenti conformi
    all'architettura ARMv7 e con l'unità di calcolo in virgola mobile VFPv3. Fa
    un ampio uso delle funzioni e dei miglioramenti delle prestazioni
    disponibili su questi modelli.

  • Debian/arm64 funziona sui processori ARM a 64-bit conformi almeno
    all'architettura ARMv8.

Tecnicamente, tutte le CPU ARM attualmente disponibili possono funzionare sia
in modalità big-endian che in modalità little-endian, in pratica la maggior
parte dei sistemi attualmente disponibili utilizzano la modalità little-endian.
Debian/arm64, Debian/armhf e Debian/armel supportano solo sistemi
little-endian.

2.1.3. Variazioni nelle CPU ARM e difficoltà di supporto

I sistemi ARM sono molto più eterogenei rispetto a quelli dell'architettura dei
PC basati su i386/amd64, quindi il supporto può essere più complicato.

L'architettura ARM è principalmente usata per i SoC («system-on-chip»). I SoC
sono progettati da diverse aziende e usano una gran varietà di componenti
hardware anche per le funzionalità di base necessarie all'avvio del sistema.
Con il passare del tempo le interfacce del firmware sono state via via
standardizzate ma sui sistemi più vecchi le interfacce firmware per l'avvio
potrebbero creare parecchi grattacapi perché il kernel Linux deve prendersi in
carico molti problemi di basso livello e di tutti quegli aspetti specifici del
sistema che nel mondo dei PC sarebbero gestiti dal BIOS/UEFI della scheda
madre.

Agli albori il supporto per ARM nel kernel Linux proprio per la grande varietà
di hardware richiedeva di avere un kernel specifico per ciascun sistema ARM ma
ciò è in contrasto con il kernel «uno-va-bene-per-tutti» per i sistemi PC.
Infatti tale approccio non è scalabile su un gran numero di dispositivi e
quindi iniziò il lavoro che ha portato alla realizzazione di un unico kernel
ARM che può funzionare su molti sistemi ARM. Adesso i sistemi ARM più recenti
dispongono di un kernel realizzato con l'approccio multipiattaforma ma per
molti dei sistemi più vecchi è ancora necessario utilizzare un kernel
specifico. Per questo motivo la distribuzione Debian standard può essere
installata solo su un numero ristretto di vecchi sistemi ARM più vecchi oltre
che sui sistemi più recenti supportati con il kernel ARM multipiattaforma
(chiamati «armmp») in Debian/armhf.

2.1.4. Piattaforme supportate da Debian/armel

Le seguenti piattaforme sono supportate da Debian/armel; richiedono dei kernel
specifici per ciascuna piattaforma.

Kirkwood

    Kirkwood è un sistema su un chip (SoC) della Marvell che integra una CPU
    ARM, Ethernet, SATA, USB e altre funzionalità in un unico chip. Attualmente
    sono supportati i seguenti dispositivi basati su Kirkwood:

      □ Plug computer (SheevaPlug, GuruPluge, DreamPlug e Seagate FreeAgent
        DockStar)

      □ I NAS LaCie (Network Space v2, Network Space Max v2, Internet Space v2,
        d2 Network v2, 2Big Network v2 e 5Big Network v2)

      □ OpenRD (OpenRD-Base, OpenRD-Client e OpenRD-Ultimate)

Orion5x

    Orion è un sistema su un chip (SoC) della Marvell che integra una CPU ARM,
    Ethernet, SATA, USB e altre funzionalità in un unico chip. Sul mercato ci
    sono molti dispositivi NAS (Network Attached Storage) basati sul chip
    Orion. Attualmente sono supportati i seguenti dispositivi basati sul chip
    Orion: Buffalo Kurobox.

Versatile

    La piattaforma Versatile è emulata da QEMU e quindi è un buon modo per fare
    delle prove e per usare Debian su ARM anche se non si dispone di un vero
    hardware.

2.1.5. Dispositivi non più supportati da Debian/armel

Kirkwood

    Il supporto per tutti i modelli di QNAP Turbo Station (TS-xxx) è stato
    rimosso da Debian 11 perché a causa di limitazioni hardware non è più
    possibile compilare il kernel Linux per questi dispositivi.

Orion5x

    Il supporto per HP Media Vault mv2120 è stato rimosso da Debian 11 perché a
    causa di limitazioni hardware non è più possibile compilare il kernel Linux
    per questo dispositivo.

È probabile che i dispositivi sopra elencati continuino a funzionare ancora per
un po' di tempo, consultare le note di rilascio di Debian 11.

2.1.6. Hardware grafico supportato

Il supporto di Debian per le interfacce grafiche è determinato dal supporto
sottostante fornito dal sistema X11 di X.Org e dal kernel. La grafica di base
del framebuffer è fornita dal kernel invece gli ambienti desktop utilizzano
X11. La disponibilità delle funzionalità avanzate della scheda grafica come
l'accelerazione 3D o l'accelerazione video dipende da quale hardware è
installato nel sistema e in alcuni casi potrebbe essere necessario installare
delle immagini aggiuntive con il «firmware» (consultare Sezione 2.2,
«Dispositivi che richiedono firmware specifico»).

Su quasi tutte le macchine ARM l'hardware grafico è integrato anziché essere su
una scheda da inserire. Alcune macchine dispongono di slot d'espansione in cui
è possibile inserire schede grafiche, ma sono delle rarità. Invece è abbastanza
comune trovare dell'hardware progettato per essere usato senza monitor e senza
tastiera. Anche se il framebuffer video fornito dal kernel funziona tutti i
dispositivi grafici, per far funzionare la grafica 3D sono necessari dei driver
binari. Questa situazione si evolve molto rapidamente, al momento del rilascio
di bookworm sono disponibili i driver liberi per nouveau (Nvidia Tegra K1 SoC)
e freedreno (Qualcomm Snapdragon SoCs). Altri hardware richiedono driver
non-free da terze parti.

I dettagli sull'hardware grafico e i dispositivi di puntamento supportati
possono essere trovati in https://wiki.freedesktop.org/xorg/. Debian 12 include
la versione 7.7 di X.Org.

2.1.7. Schede di rete

Quasi tutte le schede di rete (NIC) supportate dal kernel Linux standard
dovrebbero essere supportate anche dal sistema d'installazione; normalmente i
driver sono caricati automaticamente.

Su ARM 32 bit , la maggior parte dei dispositivi Ethernet integrati sono
supportati e i moduli per i dispositivi PCI e USB aggiuntivi sono disponibili.

2.1.8. Periferiche e altro hardware

Linux supporta una grande varietà di dispositivi hardware come per esempio
mouse, stampanti, dispositivi PCMCIA/CardBus/ExpressCard e USB. Tuttavia molte
di queste periferiche non sono necessarie durante l'installazione del sistema.

2.2. Dispositivi che richiedono firmware specifico

Oltre alla disponibilità di un driver, alcuni dispositivi richiedono anche un
cosiddetto firmware o microcodice da caricare nel dispositivo prima che sia
completamente operativo. Questo è molto comune per le schede di rete (in
particolare i NIC wireless) ma anche alcuni dispositivi USB e alcuni controller
per dischi fissi richiedono un firmware.

Su molte schede grafiche le funzioni di base sono disponibili senza firmware
aggiuntivi ma per usare le funzionalità avanzate è necessario che un
appropriato file con firmware sia installato nel sistema.

Su molti dei vecchi dispositivi che richiedono un firmware per funzionare, il
firmware è memorizzato nel chip EEPROM/Flash sul dispositivo dal costruttore.
Oggigiorno la maggior parte dei dispositivi non incorporano più il firmware in
questo modo, il firmware deve essere caricato sul dispositivo dal sistema
operativo a ogni avvio del sistema.

In molti casi il firmware è considerato non-libero in base ai criteri usati dal
progetto Debian GNU/Linux e quindi non può essere incluso nella distribuzione
principale. Se il driver del dispositivo è incluso nella distribuzione e se
Debian GNU/Linux può distribuire legalmente il firmware, spesso è disponibile
in un pacchetto separato nella sezione non-free-firmware dell'archivio (prima
di Debian GNU/Linux 12.0: nella sezione non-free).

Ciò non vuol dire che questo hardware non può essere usato durante
l'installazione. A partire da Debian GNU/Linux 12.0, a seguito della 2022
General Resolution about non-free firmware, le immagini di installazione
ufficiali possono includere pacchetti di firmware non liberi. Il installatore
Debian rileverà il firmware necessario (in base ai log del kernel e alle
informazioni di modalias) e installerà i pacchetti pertinenti se sono stati
trovati sul supporto d'installazione (per esempio, su netinst). Il gestore di
pacchetti viene configurato automaticamente con i componenti corrispondenti, in
modo che questi pacchetti ricevano gli aggiornamenti di sicurezza. Questo di
solito significa che oltre a main viene abilitato il componente
non-free-firmware.

Gli utenti che desiderano disabilitare completamente la ricerca del firmware
possono farlo impostando il parametro di avvio firmware=never. Si tratta di un
alias del modulo più lungo hw-detect/firmware-lookup=never.

Tranne quando la rierca del firmware è completamente disabilitata, installatore
Debian è in grado di caricare dei file o dei pacchetti contenenti il firmware
da un supporto removibile come una chiavetta USB. Si veda Sezione 6.4,
«Caricare i firmware mancanti» per le istruzioni dettagliate su come caricare i
file o i pacchetti con il firmware durante l'installazione. Notare che adesso è
meno probabile che installatore Debian richieda i file del firmware dato che i
pacchetti con firmware non liberi possono essere inclusi nelle immagini di
installazione.

Qualora installatore Debian richieda l'installazione di un file di firmware ma
tale file non è disponibile oppure non si vuole installare un firmware non-free
sul proprio sistema, è possibile continuare senza caricare il firmware. Ci sono
molti casi in cui il driver richiede il firmware perché in alcune circostanze
potrebbe essere necessario ma il dispositivo funziona anche senza (per esempio
questo accade su alcune schede di rete con il driver tg3).

2.3. Acquistare hardware specifico per GNU/Linux

Ci sono molti rivenditori che distribuiscono computer con Debian o altre
distribuzioni GNU/Linux preinstallate. È possibile che costino di più, ma
questo acquisto permette di stare tranquilli, perché si può essere sicuri che
l'hardware è ben supportato da GNU/Linux.

Indipendentemente dall'acquisto di un sistema con Linux preinstallato o meno o
addirittura un computer usato, è necessario assicurarsi che l'hardware sia
supportato dal kernel Linux. Controllare se il proprio hardware è presente
nelle liste elencate precedentemente. Si deve far sapere al rivenditore che
stiamo acquistando un computer su cui verrà installato Linux. Si dovrebbe
supportare i produttori che appoggiano Linux.

2.3.1. Evitare hardware chiuso o proprietario

Alcuni costruttori di hardware non danno informazioni su come scrivere i driver
per i loro dispositivi. Altri non permettono di accedere alla documentazione
senza un accordo di non divulgazione che impedirebbe di rilasciare il codice
sorgente del driver, che è uno degli elementi fondamentali del software libero.
Poiché non abbiamo avuto accesso alla documentazione di questi dispositivi,
semplicemente questi non funzionano in Linux.

In molti casi di sono degli standard (o almeno degli standard de-facto) che
descrivono come un sistema operativo e i suoi driver comunicano con una certa
classe di dispositivi. Tutti i dispositivi che sono conformi allo standard
possono essere usati con un singolo driver generico e senza la necessità di
usare driver specifici per il dispositivo. Alcuni tipi di hardware (per esempio
i «Dispositivi di Interfaccia Umana» come tastiere, mouse, ecc. e i dispositivi
USB di memorizzazione di massa come le chiavette USB e i lettori di memory
card) funzionano molto bene e in pratica tutti i dispositivi sul mercato sono
conformi agli standard.

Purtroppo in altri campi, tra i quali le stampanti, non è così. Ci sono molte
stampanti che possono essere comandate via un insieme ridotto di linguaggi di
controllo che sono degli standard de-facto e quindi è possibile farle
funzionare senza problemi con qualsiasi sistema operativo ma ci sono anche
pochi modelli che comprendono solo comandi di controllo proprietari per i quali
non è possibile accedere alla loro documentazione e di conseguenza non possono
essere usate sui sistemi operativi liberi oppure possono essere usate tramite
un driver closed-source fornito dal costruttore.

Anche se è disponibile un driver closed-source per il dispositivo la vita del
dispositivo è legata alla disponibilità del driver. Oggigiorno la vita dei
prodotti diventa sempre più breve e non è raro che poco dopo la fine della
produzione di un dispositivo il produttore smette anche di aggiornare i driver.
Se il driver closed-source non funziona dopo un aggiornamento del sistema, un
dispositivo perfettamente funzionante diventa inutilizzabile a causa della
mancanza del driver e poter far niente. Quindi è opportuno evitare l'acquisto
di hardware chiuso senza tener conto del sistema operativo con cui verrà usato.

È possibile migliorare questa situazione incoraggiando i produttori di hardware
chiuso di rilasciare la documentazione e le altre risorse a noi necessarie per
fornire driver liberi per i loro hardware.

2.4. Supporti per l'installazione

Questa sezione aiuta a determinare quali tipi di supporto è possibile usare per
installare Debian. C'è un intero capitolo dedicato ai supporti, Capitolo 4, 
Recupero dei supporti per l'installazione, che elenca vantaggi e svantaggi di
ciascun supporto. È possibile rileggere questa pagina una volta letta quella
sezione.

2.4.1. CD-ROM/DVD-ROM/BD-ROM

L'installazione da disco ottico è supportata sulla maggior parte delle
architetture.

2.4.2. Rete

La rete può essere usata durante l'installazione per recuperare i file
necessari all'installazione. L'uso della rete dipende dal metodo
d'installazione scelto e dalle risposte date ad alcune delle domande poste
durante l'installazione. Il sistema d'installazione supporta connessioni alla
rete di diversi tipi (tra questi PPPoE ma non ISDN e PPP), via FTP o HTTP. Al
termine dell'installazione è possibile configurare il proprio sistema per l'uso
di ISDN e PPP.

È anche possibile avviare il sistema d'installazione dalla rete senza quindi la
necessità di alcun supporto come CD/DVD o chiavette USB. Se è già disponibile
un'infrastruttura per l'avvio da rete (cioè nella propria rete sono già
funzionanti i servizi DHCP e TFTP), è facile e veloce fare una distribuzione su
un gran numero di macchine. La configurazione dell'infrastruttura necessaria
richiede un buon livello di conoscenze tecniche e quindi non è consigliata per
chi è alle prime armi.

L'installazione senza dischi, usando l'avvio dalla rete da una LAN e montare
l'intero filesystem attraverso NFS è un'altra opzione.

2.4.3. Disco fisso

L'avvio dell'installazione del sistema direttamente dal disco fisso è un'altra
possibilità disponibile per molte architetture. Questa richiede un altro
sistema operativo per caricare l'Installatore sul disco fisso. Questo metodo è
raccomandato solo in casi particolari per i quali non sono disponibili altri
metodi d'installazione.

2.4.4. Un*x o sistemi GNU

Se si usano altri sistemi Unix, è possibile usarli anche per installare Debian
GNU/Linux senza l'uso di installatore Debian descritto nel resto del manuale.
Questo tipo d'installazione può essere utile per gli utenti che hanno
dell'hardware che altrimenti non è supportato o sui computer che non possono
tollerare interruzioni. Se interessa a questa tecnica, si veda la sezione
Sezione D.3, «Installazione di Debian GNU/Linux da un sistema Unix/Linux
esistente». Questo metodo d'installazione è raccomandato solo per gli utenti
esperti nel caso che non siano disponibili altri metodi d'installazione.

2.4.5. Sistemi d'archiviazione supportati

L'Installatore Debian contiene un kernel che è stato compilato per massimizzare
il numero di sistemi su cui può girare.

Anche i sistemi IDE sono supportati.

2.5. Requisiti di memoria e spazio su disco

Sono necessari almeno 80MB di memoria e 1160MB di spazio su disco per
effettuare una normale installazione. Notare che questi valori sono il minimo
indispensabile; per dei valori più realistici si veda Sezione 3.4, «Requisiti
hardware minimi».

Normalmente l'installatore attiva automaticamente la modalità di risparmio
della memoria per funzionare su sistemi con poca memoria tuttavia, sulle
architetture su cui sono stati fatti pochi test, potrebbe non farlo. Questa
modalità può essere attivata manualmente aggiungendo il parametro d'avvio
lowmem=1 oppure lowmem=2 (consultare anche Sezione 6.3.1.1, «Controllo della
memoria disponibile e modalità «low memory»» e Sezione 5.3.2, «Parametri
dell'Installatore Debian»).

Avvertimento

Su armel i livelli di lowmen non sono stati testati, quindi, probabilmente, il
rilevamento automatico non è aggiornato e di conseguenza potrebbe essere 
necessario passare il parametro d'avvio se il proprio sistema ha poca memoria.

L'installazione su sistemi che dispongono di una quantità inferiore di memoria
o di spazio disponibile sul disco potrebbe essere comunque possibile ma è
consigliata solo agli utenti più esperti.

Capitolo 3. Preparazione dell'installazione di Debian GNU/Linux

Indice

3.1. Panoramica del processo d'installazione
3.2. Backup dei dati
3.3. Informazioni necessarie

    3.3.1. Documentazione
    3.3.2. Ricerca d'informazioni sull'hardware
    3.3.3. Compatibilità hardware
    3.3.4. Impostazione della rete

3.4. Requisiti hardware minimi
3.5. Prepartizionamento per sistemi ad avvio multiplo
3.6. Configurazione di hardware e sistema operativo prima dell'installazione

    3.6.1. ARM firmware
    3.6.2. Impostazione dell'indirizzo MAC in U-Boot
    3.6.3. Problemi di rilocazione del Kernel/Initrd/Device-Tree con U-Boot

Questo capitolo tratta la preparazione dell'installazione di Debian prima di
attivare l'installatore. Comprende le operazioni di backup dei dati, la
raccolta delle informazioni sul proprio hardware e il recupero di qualsiasi
altra informazione necessaria.

3.1. Panoramica del processo d'installazione

Prima di tutto una nota sulle reinstallazioni. Con Debian, una circostanza in
cui sia necessaria una completa reinstallazione del sistema è estremamente
rara; forse un problema meccanico dei dischi è la causa più frequente.

Molti dei comuni sistemi operativi potrebbero richiedere la completa
installazione quando si verificano dei problemi critici o per fare un
aggiornamento a una nuova versione. A questo si deve aggiungere che si effettua
una nuova installazione è necessario anche re-installare i programmi in modo
che operino correttamente con il nuovo SO.

Con Debian GNU/Linux è molto più probabile che il SO possa essere riparato
anziché essere reinstallato nel caso si verifichino dei problemi. Gli
aggiornamenti non richiedono mai un'installazione completa, è sempre possibile
effettuare l'aggiornamento senza toccare l'intera installazione. Quando un
nuovo programma richiede delle versioni più recenti del software di supporto
rispetto a quelle installate, il sistema Debian di gestione dei pacchetti
assicura che tutto il software di supporto sia identificato e installato. È
stato fatto molto lavoro per evitare la necessità di reinstallare il sistema
quindi deve essere ritenuta come l'ultima risorsa disponibile. L'installatore 
non è stato progettato per la reinstallazione su un sistema esistente.

Ecco un sommario dei passi che saranno compiuti durante l'installazione.

 1. Backup di tutti i dati e documenti presenti sul disco fisso su cui si vuole
    fare l'installazione.

 2. Raccolta delle informazioni sul proprio computer e di tutte le informazioni
    necessarie prima di iniziare l'installazione.

 3. Creazione dello spazio partizionabile per Debian sul disco fisso.

 4. Localizzare e/o scaricare l'installatore e tutti driver e firmware speciali
    necessari per la propria macchina.

 5. Preparazione dei supporti per l'avvio come CD/DVD/chiavette USB oppure
    preparare l'infrastruttura per l'avvio da rete dell'installatore.

 6. Avvio del sistema d'installazione.

 7. Scelta della lingua dell'installazione.

 8. Se disponibile, attivazione della connessione alla rete ethernet.

 9. Creazione e montaggio delle partizioni su cui si installerà Debian.

10. Attendere lo scaricamento, l'installazione e la configurazione del sistema
    di base.

11. Scegliere e installare software aggiuntivo.

12. Installazione di un boot loader per avviare Debian GNU/Linux ed eventuali
    altri sistemi operativi.

13. Avviare per la prima volta il sistema appena installato.

Nel caso si verifichino degli errori durante l'installazione è utile conoscere
quali pacchetti sono coinvolti in ciascuna fase. Introduciamo gli attori
principali dello spettacolo «installazione»:

Il software d'installazione, debian-installer, è il protagonista principale di
questo manuale. Si occupa del riconoscimento dell'hardware e del caricamento
dei driver corretti, tramite dhcp-client configura la connessione di rete,
esegue debootstrap per l'installazione del sistema di base e infine esegue
tasksel per consentire all'utente l'installazione di altro software. Al
processo d'installazione partecipano molti altri attori ma hanno parti
decisamente minori, il debian-installer finisce il suo lavoro quando il nuovo
sistema viene riavviato per la prima volta.

Per adattare il sistema alle proprie necessità si può usare tasksel che
permette di selezionare gruppi predefiniti di programmi da installare come un
server web o un ambiente desktop.

Una delle scelte importanti durante l'installazione è se installare o no un
ambiente desktop grafico, che consiste nel X11 window system e in uno degli
ambienti desktop disponibili. Se si sceglie di non installare il task «Ambiente
desktop», si ottiene un sistema abbastanza semplice con la sola riga di
comando. L'installazione del task «Ambiente desktop» è opzionale perché
rispetto a un sistema solo testo richiede molto spazio su disco e perché molti
dei sistemi Debian GNU/Linux sono dei server e non hanno bisogno di una
interfaccia utente grafica per il loro lavoro.

Notare che il sistema X Window è completamente separato dal debian-installer,
quindi la risoluzione dei problemi per il sistema X Window non rientrano nello
scopo di questo manuale.

3.2. Backup dei dati

Prima di iniziare, assicurarsi di avere il backup di tutti i file presenti
attualmente sul proprio sistema. Se sulla macchina è installato solo il sistema
operativo nativo, con ogni probabilità sarà necessario ripartizionare il disco
per liberare spazio per Debian GNU/Linux. Ogni volta che si ripartiziona il
disco, si corre il rischio di perdere tutti i dati presenti, non importa quale
programma si usi per farlo. I programmi usati durante l'installazione di Debian
GNU/Linux sono piuttosto affidabili e la maggior parte sono in circolazione da
anni, ma una mossa falsa può costare cara. Anche dopo aver fatto il backup,
fare attenzione e pensare alle risposte che si danno e a quello che si fa:
riflettendo un paio di minuti in più si possono risparmiare ore di lavoro
inutile.

Se si sta creando un sistema a boot multiplo, assicurarsi di avere a portata di
mano i supporti di installazione degli altri sistemi operativi. Anche se
normalmente non è richiesto, potrebbe verificarsi la situazione di dover
reinstallare il boot loader del sistema operativo originario o, nel caso
peggiore, reinstallare l'intero sistema operativo e ripristinare il backup
fatto in precedenza di tutti i file.

3.3. Informazioni necessarie

3.3.1. Documentazione

3.3.1.1. Guida all'installazione

Il documento che si sta leggendo è la versione ufficiale della Guida
all'installazione per la release bookworm di Debian; è disponibile in vari
formati e parecchie lingue.

3.3.1.2. Documentazione hardware

Contiene informazioni utili sulla configurazione o l'utilizzo dell'hardware.

3.3.2. Ricerca d'informazioni sull'hardware

Nella maggior parte dei casi il programma d'installazione è in grado di
riconoscere l'hardware. Comunque è meglio prepararsi, si raccomanda di
familiarizzare con il proprio hardware prima di iniziare l'installazione.

Informazioni sull'hardware possono essere recuperate da:

  • Manuali che sono venduti insieme a ciascun componente hardware.

  • Menu di configurazione del BIOS/UEFI del computer. Per accedere a questo
    menu premere all'accensione del computer una certa combinazione di tasti,
    vedere nel manuale della scheda madre qual è questa combinazione, spesso è
    il tasto Canc o F2 ma alcuni costruttori usano altri tasti o altre
    combinazioni di tasti. Solitamente, immediatamente dopo l'accensione del
    computer, appare un messaggio in cui è scritto qual è il tasto da premere
    per entrare nella configurazione.

  • Confezioni e scatole dei componenti hardware.

  • Comandi di sistema oppure programmi di altri sistemi operativi. Queste
    fonti sono particolarmente utili per conoscere la quantità di RAM e la
    capacità del disco fisso.

  • L'amministratore di sistema o l'Internet Service Provider. Queste fonti
    possono fornire le impostazioni necessarie alla configurazione della rete e
    della posta elettronica.

Tabella 3.1. Informazioni sull'hardware utili per l'installazione

┌──────────────────┬──────────────────────────────────────────────────────────┐
│     Hardware     │                       Informazioni                       │
├──────────────────┼──────────────────────────────────────────────────────────┤
│                  │Numero di dischi.                                         │
│                  ├──────────────────────────────────────────────────────────┤
│                  │Il loro ordine sul sistema.                               │
│                  ├──────────────────────────────────────────────────────────┤
│                  │IDE (noti anche come PATA), SATA o SCSI.                  │
│Dischi fissi      ├──────────────────────────────────────────────────────────┤
│                  │Spazio libero disponibile.                                │
│                  ├──────────────────────────────────────────────────────────┤
│                  │Partizioni.                                               │
│                  ├──────────────────────────────────────────────────────────┤
│                  │Partizioni su cui sono installati altri sistemi operativi.│
├──────────────────┼──────────────────────────────────────────────────────────┤
│Interfacce di rete│Tipo/modello delle interfacce di rete disponibili.        │
├──────────────────┼──────────────────────────────────────────────────────────┤
│Stampante         │Modello e produttore.                                     │
├──────────────────┼──────────────────────────────────────────────────────────┤
│Scheda video      │Tipo/modello e produttore.                                │
└──────────────────┴──────────────────────────────────────────────────────────┘


3.3.3. Compatibilità hardware

Molti prodotti funzionano senza problemi su Linux. Inoltre l'hardware
supportato da Linux cresce quotidianamente anche se, purtroppo, Linux non
funziona ancora su parecchi tipi di hardware su cui invece funzionano altri
sistemi operativi.

Nella maggior parte dei casi i driver in Linux non sono stati scritti per un
determinato «prodotto» o «marchio» da un particolare costruttore, ma sono stati
scritti per un certo hardware/chip. Molti prodotti sono solo apparentemente
differenti ma in realtà sono basati sullo stesso hardware; non è raro che i
produttori di chip forniscano un «reference designs» per i prodotti basati sui
loro chip che sono poi usati da vari costruttori per i dispositivi che poi sono
venduti con molti nomi o marchi diversi.

Ciò ha dei vantaggi e degli svantaggi. Un vantaggio è che il driver per un chip
funziona con molti prodotti anche di produttori differenti poiché i prodotti
sono basati sullo stesso chip. Lo svantaggio è che non è sempre facile scoprire
qual è il chip realmente montato in determinato dispositivo. Sfortunatamente
qualche volta i produttori cambiano la base hardware dei loro prodotti senza
cambiare il nome del prodotto e nemmeno il numero di versione, quindi avendo
due oggetti con lo stesso marchio/nome prodotto comprati in tempi diversi
potrebbero essere basati su due chip diversi e di conseguenza usare due driver
diversi oppure uno dei due potrebbe non disporre di un driver.

Un buon modo per scoprire su quali chip sono basati i dispositivi USB e PCI/
PCI-Express/ExpressCard è cercare gli ID del dispositivo. Tutti i dispositivi
USB/PCI/PCI-Express/ExpressCard hanno un ID per il «produttore» e per il «
prodotto» e la loro combinazione è solitamente la stessa per qualsiasi prodotto
basato sullo stesso chip.

Sui sistemi Linux, gli ID possono essere trovati con il comando lsusb per i
dispositivi USB e con il comando lspci -nn per i dispositivi PCI/PCI-Express/
ExpressCard. Solitamente gli ID del costruttore e del prodotto sono mostrati
come due numeri esadecimali separati dal carattere due punti, come «1d6b:0001».

Per esempio l'output di lsusb può essere: «Bus 001 Device 001: ID 1d6b:0002
Linux Foundation 2.0 root hub» dove 1d6b è l'ID del produttore e 0002 è l'ID
del prodotto.

Per esempio, l'output di lspci -nn per una scheda Ethernet: «03:00.0 Ethernet
controller [0200]: Realtek Semiconductor Co., Ltd. RTL8111/8168B PCI Express
Gigabit Ethernet controller [10ec:8168] (rev 06)». Gli ID sono mostrati dentro
le parentesi quadre più a destra, in questo caso 10ec è il produttore e 8168 è
l'ID del prodotto.

Ancora un esempio, una scheda grafica potrebbe restituire il seguente output: «
04:00.0 VGA compatible controller [0300]: Advanced Micro Devices [AMD] nee ATI
RV710 [Radeon HD 4350] [1002:954f]».

Su sistemi Windows, gli ID di un dispositivo possono essere trovati nella
gestione dispositivi di Windows nella scheda «dettagli», dove l'ID del
produttore ha il prefisso VEN_ e l'ID del prodotto ha il prefisso DEV_. Su
sistemi Windows 7, è necessario selezionare la proprietà «ID Hardware» nella
scheda dettagli del gestore dispositivi per vedere gli ID perché normalmente
non sono mostrati.

Cercando su Internet per produttore/ID prodotto, «Linux» e «driver» come chiavi
di ricerca spesso restituiscono informazioni riguardo lo stato dei driver per
un certo chipset. Se la ricerca per produttore/ID prodotto non dà risultati
utili, la ricerca con il nome del chip, tale nome è spesso mostrato fornito da
lsusb e lspci («RTL8111»/«RTL8168B» nell'esempio della scheda di rete e «RV710»
nell'esempio della scheda grafica) può essere d'aiuto.

3.3.3.1. Verifica della compatibilità hardware con un sistema live

Debian GNU/Linux è disponibile su alcune architetture anche come «sistema live»
. Un sistema live è un sistema preconfigurato e pronto all'uso in formato
compresso che può essere avviato e usato da un supporto di sola lettura tipo un
CD o DVD. L'uso di un sistema live non crea nessun cambiamento permanente sul
proprio computer; con il sistema live è possibile cambiare le impostazioni
dell'utente e installare programmi aggiuntivi ma tutto questo avviene nella
RAM, cioè spegnendo il computer e avviando di nuovo il sistema live, tutto è
ripristinato alla configurazione predefinita. Il modo più semplice per
verificare se il proprio hardware è supportato da Debian GNU/Linux è avviare un
sistema Debian live e provarlo.

Ci sono alcune limitazioni durante l'uso di un sistema live. La prima è che
tutte le modifiche che si fanno dall'interno del sistema live devono essere
tenute nella RAM del computer, quindi funziona solo su sistemi con RAM
sufficiente, quindi l'installazione di grossi pacchetti aggiuntivi potrebbe
fallire a causa di problemi di memoria. Un'altra limitazione che riguarda il
test della compatibilità hardware è che il sistema Debian GNU/Linux live
ufficiale contiene solo componenti libere, quindi non include i file del
firmware non-free. I pacchetti non-free possono essere installati manualmente
nel sistema ma non c'è il rilevamento automatico della necessità di firmware
come nel installatore Debian, quindi l'installazione di componenti non-free
deve essere fatta manualmente.

È possibile trovare informazioni sulle varianti disponibili delle immagini di
Debian live sul sito web Debian Live Images.

3.3.4. Impostazione della rete

Se il computer ha una connessione permanente alla rete (cioè una connessione
Ethernet o equivalente, non una connessione dialup/PPP) che è amministrata da
qualcun altro, si deve chiedere all'amministratore di rete le seguenti
informazioni:

  • Il proprio hostname (forse lo si può decidere da soli).

  • Il proprio nome di dominio.

  • L'indirizzo IP dell'elaboratore.

  • La netmask da usare con la propria rete.

  • L'indirizzo IP del gateway su cui effettuare l'instradamento predefinito, 
    se la propria rete ne ha uno.

  • Il sistema della propria rete da usare come server DNS (Domain Name
    Service).

Se la rete a cui si è connessi usa DHCP (Dynamic Host Configuration Protocol)
per la configurazione della rete, le informazioni precedenti sono inutili
poiché il server DHCP le fornisce direttamente al proprio computer durante il
processo d'installazione.

Chi accede a Internet via DSL o con un cable modem (cioè tramite la TV via
cavo) e dispone di un router (spesso fornito già preconfigurato dal fornitore
telefonico della TV via cavo) che gestisce la connettività di rete, solitamente
è disponibile DHCP.

Se si usa una rete WLAN/WiFi si deve anche conoscere:

  • L'ESSID («nome della rete») della propria rete wireless.

  • La chiave di sicurezza WEP o WPA/WPA2 per accedere alla rete (se usata).

3.4. Requisiti hardware minimi

Dopo aver raccolto le informazioni sull'hardware del proprio computer
verificare che l'hardware sia compatibile con il tipo d'installazione che si ha
in mente.

A seconda delle proprie necessità si potrebbe aver a che fare con qualcosa meno
di quanto raccomandato nella tabella seguente. Comunque, la maggior parte degli
utenti diventa frustrata se ignora questi suggerimenti.

Tabella 3.2. Requisiti minimi del sistema raccomandati

┌─────────────────────────┬────────────┬──────────────────┬───────────────┐
│Tipologia d'installazione│RAM (minima)│RAM (raccomandata)│Spazio su disco│
├─────────────────────────┼────────────┼──────────────────┼───────────────┤
│Senza desktop            │256 megabyte│512 megabyte      │4 gigabyte     │
├─────────────────────────┼────────────┼──────────────────┼───────────────┤
│Con desktop              │1 gigabyte  │2 gigabyte        │10 gigabyte    │
└─────────────────────────┴────────────┴──────────────────┴───────────────┘


I valori minimi presuppongono che lo swap sia attivo e che non si utilizzi
l'immagine di un liveCD. La voce «Senza desktop» assume che si utilizzi la
versione testuale dell'installatore.

I reali requisiti minimi di memoria sono molto inferiori rispetto ai valori
riportati nella tabella. Con lo swap attivo, è possibile installare Debian con
meno di 32MB. Lo stesso vale per i requisiti di spazio su disco, in particolare
se si sceglie una per una le applicazioni da installare; si veda Sezione D.2,
«Spazio su disco necessario per i task» per ulteriori informazioni sui
requisiti di spazio su disco.

Si può usare un ambiente desktop grafico su sistemi più vecchi o meno
performanti ma in questo caso si raccomanda l'installazione di un gestore di
finestre meno avido di risorse rispetto a quelli degli ambienti desktop GNOME o
KDE Plasma; delle alternative sono xfce4, icewm e wmaker, ma ne esistono anche
altre.

È praticamente impossibile dare dei requisiti di memoria e spazio su disco per
le installazioni server dato che questi valori sono molto legati all'uso finale
del server.

Ricordarsi che le dimensioni specificate non includono tutto ciò che si può
trovare di solito su un sistema, come per esempio i file degli utenti, la posta
e dati vari. La cosa migliore è tenersi larghi, pensando allo spazio necessario
per i propri dati.

Nei seguenti requisiti di sistema è compreso lo spazio su disco richiesto dalle
normali operazioni del sistema operativo Debian GNU/Linux. In particolare, la
partizione /var contiene un sacco di informazioni sullo stato specifiche per
Debian oltre ai normali file con i log. I file di dpkg (che contengono
informazioni su tutti i pacchetti installati) possono facilmente occupare
40 MB. Inoltre apt mette i pacchetti scaricati in questa directory prima di
installarli. Di solito si deve assegnare almeno 200 MB a /var, un po' di più se
si installa anche un ambiente desktop grafico.

3.5. Prepartizionamento per sistemi ad avvio multiplo

Il partizionamento del proprio disco consiste semplicemente nel suddividerlo in
sezioni. Ogni sezione è indipendente dalle altre. Grosso modo equivale a tirare
su dei muri in una casa: l'aggiunta dei mobili a una sola stanza non influisce
sulle altre.

Se sul proprio sistema è già presente un sistema operativo che occupa tutto il
disco e si vuole installare Debian sullo stesso disco, allora è necessario
rifare le partizioni. Debian richiede delle partizioni riservate sul disco
fisso, non può essere installata su partizioni Windows o Mac OS X. Si
potrebbero invece condividere alcune partizioni con altri sistemi Unix, ma tale
questione non verrà affrontata in questo documento. Come minimo è necessaria
una partizione dedicata per il file system root di Debian.

È possibile ottenere delle informazioni sull'attuale configurazione delle
partizioni usando un programma per il partizionamento per il sistema operativo
che si sta attualmente usando. I programmi di partizionamento forniscono sempre
un modo per visualizzare le partizioni esistenti senza effettuare delle
modifiche.

In generale, modificare una partizione che contiene già un file system
distruggerà qualsiasi informazione preesistente. Perciò si dovrebbe sempre fare
il backup prima di procedere a qualunque ripartizionamento. Continuando ad
usare l'analogia della casa, è opportuno spostare tutti i mobili prima di
procedere alla demolizione e ricostruzione di un muro, altrimenti si rischia di
distruggerli.

Molti dei sistemi operativi più recenti offrono la possibilità di spostare e
ridimensionare certe partizioni esistenti senza distruggere il loro contenuto.
Questo permette di creare lo spazio per altre partizioni senza perdere i dati
esistenti. Anche se nella maggior parte dei casi questa operazione funziona
correttamente rimane comunque un'azione intrinsecamente pericolosa perciò deve
essere effettuata solo dopo aver fatto un backup completo di tutti i dati.

3.6. Configurazione di hardware e sistema operativo prima dell'installazione

In alcuni casi, prima di installare Debian, potrebbe essere necessario
riconfigurare dell'hardware, in questa sezione è descritto cosa fare.
Generalmente si tratta di controllare e, nel caso, di modificare le
impostazioni del BIOS/UEFI/firmware di sistema. Il «BIOS/UEFI» o «firmware di
sistema» è il software essenziale per il funzionamento dell'hardware, il suo
utilizzo è critico durante il processo di bootstrap (che segue l'accensione).

3.6.1. ARM firmware

Come già menzionato in precedenza, sui sistemi ARM non esiste un firmware
standard, persino il comportamento di sistemi che nominalmente usano lo stesso
firmware può essere abbastanza differente. Ciò dipende dal fatto che gran parte
dei dispositivi che utilizzano l'architettura ARM sono sistemi embedded per i
quali il produttori realizzano versioni del firmware pesantemente
personalizzate con patch specifiche per il dispositivo. Purtroppo è molto raro
che i produttori inviino le proprie modifiche a chi sviluppa il firmware
originale e quindi le modifiche fatte dai produttori non sono integrate nelle
nuove versioni ufficiali del firmware.

Di conseguenza persino i sistemi appena usciti sul mercato utilizzano del
firmware basato su una versione vecchia e personalizzata dal produttore del
firmware originale che nel frattempo è stato migliorato dagli sviluppatori:
aggiungendo funzionalità o cambiandone alcuni aspetti. Inoltre, anche il nome
dei dispositivi montati non è consistente tra le versioni modificate dai
produttori dello stesso firmware e quindi per i sistemi ARM è impossibile
fornire istruzioni d'uso indipendenti dal prodotto.

3.6.2. Impostazione dell'indirizzo MAC in U-Boot

L'indirizzo MAC di ogni dispositivo Ethernet normalmente dovrebbe essere unico
a livello mondiale e tecnicamente deve essere unico all'interno del dominio di
broadcast ethernet. Per ottere questo risultato chi produce i dispositivi si fa
assegnare un blocco di indirizzi MAC (e per questo paga una tassa) e assegna
uno di questi indirizzi a ogni dispositivo.

Nel caso delle schede di sviluppo, alcuni produttori vogliono non pagare questa
tassa e quindi forniscono dispositivi che non hanno un indirizzo MAC univoco.
In questo caso devono essere gli utenti a definire gli indirizzi MAC dei propri
sistemi. Quando non è definito un indirizzo MAC, alcuni driver di rete ne
generano uno casuale che cambia a ogni riavvio, in questo caso l'accesso alla
rete funziona anche senza che l'utente abbia impostato un indirizzo MAC ma, per
esempio, l'assegnazione semi-statica di indirizzi IP su DHCP in base
all'indirizzo MAC del client che fa la richiesta non funziona in modo
affidabile.

Per evitare conflitti con gli indirizzi MAC assegnati ufficialmente, c'è un
insieme di indirizzi che è riservato agli indirizzi «locally administered»
(amministrati localmente). È definito dal valore di due bit del primo byte
dell'indirizzo (l'articolo in lungua inglese «MAC Address» su Wikipedia dà una
buona spiegazione). In pratica vuol dire che, per esempio, tutti gli indirizzi
che iniziano con il valore esadecimale ca (come ca:ff:ee:12:34:56) può essere
usato come un indirizzo amministrato localmente.

Per i sistemi che utilizzano U-Boot come firmware di sistema, l'indirizzo MAC
ethernet è salvato nella variabile d'ambiente «ethaddr»; è possibile
controllarne il valore dal prompt di U-Boot con il comando «printenv ethaddr» e
può essere cambiato con il comando «setenv ethaddr ca:ff:ee:12:34:56». Dopo
aver impostato il nuovo valore, usare il comando «saveenv» per rendere
permanente la modifica.

3.6.3. Problemi di rilocazione del Kernel/Initrd/Device-Tree con U-Boot

È possibile che su alcuni sistemi con vecchie versioni di U-Boot si verifichino
durante il processo d'avvio dei problemi con la rilocazione in memoria del
kernel Linux, del ramdisk iniziale e del device-tree blob. In questo caso,
U-Boot mostra il messaggio «Starting kernel ...» e poi il sistema si blocca
senza altri messaggi. Questi problemi sono stati risolti nelle versioni di
U-Boot successive alla v2014.07.

Questo problema potrebbe comunque verificarsi anche se il sistema era
originariamente equipaggiato con una versione di U-Boot precedente alla
v2014.07 e, in seguito, è stato aggiornato a una versione più recente. Infatti
l'aggiornamento di U-Boot solitamente non modifica le variabili d'ambiente
esistenti ma la correzione richiede l'impostazione della nuova variabile
d'ambiente (bootm_size) che viene creata automaticamente solo sulle nuove
installazioni quindi senza variabili d'ambiente esistenti. È possibile
impostare manualmente bootm_size al suo valore predefinito eseguendo il comando
«env default bootm_size; saveenv» dal promnpt di U-Boot.

Un'altra possibilità per prevenire problemi legati alla rilocazione è eseguire
il comando «setenv fdt_high ffffffff; setenv initrd_high 0xffffffff; saveenv»
dal prompt di U-Boot per disattivare completamente la rilocazione del ramdisk
iniziale e del device-tree blob.

Capitolo 4. Recupero dei supporti per l'installazione

Indice

4.1. Immagini per l'installazione Debian GNU/Linux ufficiali
4.2. Recupero dei file dai mirror Debian

    4.2.1. Dove trovare i file per l'installazione

4.3. Preparazione dei file per l'avvio TFTP da rete

    4.3.1. Attivazione di un server RARP
    4.3.2. Attivazione di un server DHCP
    4.3.3. Attivazione di un server BOOTP
    4.3.4. Attivazione di un server TFTP
    4.3.5. Posizionamento delle immagini TFTP

4.4. Installazione automatizzata

    4.4.1. Installazione automatizzata usando l'Installatore Debian

4.5. Verificare l'integrità dei file per l'installazione

4.1. Immagini per l'installazione Debian GNU/Linux ufficiali

Da sempre il modo più semplice per installare Debian GNU/Linux è usare un set
ufficiale Debian di immagini per l'installazione. Si può comprare un set da uno
dei rivenditori (consultare la pagina dei rivenditori di CD). Se si dispone di
una connessione veloce alla rete e di un masterizzatore È possibile anche
scaricare le immagini di CD/DVD da uno dei mirror Debian e creare il proprio
set (consultare le istruzioni nella pagina dei CD Debian e le Debian CD FAQ).
Se si possiede un set di CD/DVD Debian e se è possibile avviare la propria
macchina da CD/DVD, si può passare direttamente a Capitolo 5, Avvio del sistema
d'installazione; è stato fatto un lavoro molto accurato per assicurare che i
file necessari alla maggioranza degli utenti si trovino sui primi CD e DVD,
quindi l'installazione di un ambiente desktop di base può essere fatta con solo
il primo DVD oppure persino solo con il primo CD.

Poiché i CD hanno una capacità abbastanza limitata per gli standard di
oggigiorno, non tutti gli ambienti grafici sono installabili usando solo il
primo CD; per l'installazione di alcuni ambienti desktop, oltre al CD, è
necessario essere connessi in rete per scaricare i file rimanenti o dei CD
aggiuntivi.

Inoltre, se i supporti per l'installazione utilizzati non contengono alcuni
pacchetti di cui si ha bisogno, è comunque possibile installare tali pacchetti
in seguito quando il nuovo sistema sarà attivo (una volta completata
l'installazione). Chi ha bisogno di conoscere su quale immagine per
l'installazione può trovare uno specifico pacchetto può visitare https://
cdimage-search.debian.org/.

Se la propria macchina non supporta l'avvio da supporti ottici ma si possiede
un set di CD/DVD è possibile usare una strategia alternativa come avvio da
rete, oppure caricare manualmente il kernel dal disco per avviare il sistema di
installazione. Sul disco ci sono anche i file necessari per l'avvio da altri
supporti. La struttura dell'archivio Debian in rete e quella delle cartelle sul
disco sono identiche, quindi i percorsi a specifici file necessari per l'avvio
forniti di seguito sono cercati all'interno della stessa directory o
sottodirectory sul proprio supporto.

Una volta che l'installatore è partito, è in grado di recuperare tutti gli
altri file necessari dal disco.

Se non si possiede un set di supporti per l'installazione allora è necessario
scaricare i file dell'installatore e copiarli su un computer in rete, in modo
da essere usati per avviare l'installatore.

4.2. Recupero dei file dai mirror Debian

Per scoprire qual è il mirror più vicino (e quindi probabilmente il più veloce)
si consulti l'elenco dei mirror Debian.

4.2.1. Dove trovare i file per l'installazione

È possibile trovare i vari file per l'installazione su ogni mirror Debian nella
directory debian/dists/bookworm/main/installer-armel/current/images/; in
MANIFEST sono elencate tutte le immagini e il loro scopo.

4.2.1.1. File d'installazione per Kurobox Pro

Il Kurobox Pro richiede che un kernel e ramdisk siano su una partizione ext2
del disco su cui si intende installare Debian. Queste immagini possono essere
recuperate da .../images/orion5x/network-console/buffalo/kuroboxpro .

4.2.1.2. File d'installazione per HP mv2120

L'immagine del firmware fornita per i HP mv2120 avvia automaticamente il
debian-installer. L'immagine può essere installata con uphpmvault da Linux o da
altri sistemi operativi oppure con HP Media Vault Firmware Recovery Utility da
Windows. L'immagine del firmware può essere recuperata da .../images/orion5x/
network-console/hp/mv2120/netboot.img .

4.2.1.3. File d'installazione per QNAP Turbo Station

I file per l'installazione su QNAP Turbo Station consistono in un kernel, un
ramdisk e gli script necessari per scrivere queste immagini sulla flash. È
possibile recuperare i file per l'installazione sui modelli QNAP TS-11x/TS-12x,
HS-210, TS-21x/TS-22x e TS-41x/TS-42x sono scaricabili da .../images/kirkwood/
network-console/qnap/ .

4.2.1.4. File d'installazione per plug computer e OpenRD

I file per l'installazione su dispositivi quali i plug computer (SheevaPlug,
GuruPlug, DreamPlug, ecc.) e OpenRD consistono di un kernel e un initrd per
U-Boot. È possibile recuperare questi file da .../images/kirkwood/netboot/
marvell/ .

4.2.1.5. File d'installazione per NAS LaCie

I file per l'installazione su NAS LaCie (Network Space v2, Network Space Max
v2, Internet Space v2, d2 Network v2, 2Big Network v2 e 5Big Network v2)
consistono di un kernel e un initrd per U-Boot. È possibile recuperare questi
file da .../images/kirkwood/network-console/lacie/ .

4.3. Preparazione dei file per l'avvio TFTP da rete

Se la propria macchina è connessa a una rete locale allora è possibile avviarla
tramite TFTP da un'altra macchina. Se si vuole avviare il sistema
d'installazione da un'altra macchina è necessario che i file d'avvio siano
contenuti in particolari directory di questa macchina e che sia configurata per
gestire l'avvio della propria macchina.

È necessario attivare un server TFTP e, per più macchine un server DHCP o un
server RARP o un server BOOTP.

Il RARP (Reverse Address Resolution Protocol) è un metodo per comunicare ai
client quale indirizzo IP usare. In alternativa è possibile usare il protocollo
BOOTP. BOOTP è un protocollo IP che comunica a un computer qual è il proprio
indirizzo IP e dove può recuperare dalla rete un'immagine per l'avvio. Il DHCP
(Dynamic Host Configuration Protocol) è una estensione più flessibile ma
compatibile all'indietro di BOOTP. Alcuni sistemi possono essere configurati
solo tramite DHCP.

Il TFTP (Trivial File Transfer Protocol) è usato per fornire l'immagine di
avvio al client. Teoricamente si può usare un qualsiasi server, su qualsiasi
architettura che implementi questo protocollo. Negli esempi di questa sezione
sono presentati i comandi per SunOS 4.x, SunOS 5.x (noti come Solaris) e GNU/
Linux.

4.3.1. Attivazione di un server RARP

Per impostare un server RARP è necessario conoscere l'indirizzo Ethernet (noto
anche come indirizzo MAC) dei computer client da installare. Se non si
conoscono queste informazioni è possibile avviare in modalità «Ripristino» e
usare il comando ip addr show dev eth0.

Su un server RARP con kernel Linux oppure con Solaris/SunOS, usare il programma
rarpd. Assicurarsi che l'indirizzo Ethernet del client sia elencato nel
database «ethers» (nel file /etc/ethers o tramite NIS/NIS+) e nel database «
hosts». Poi si deve avviare il demone RARP eseguendo (da root): /usr/sbin/rarpd
-a per la maggior parte dei sistemi Linux e SunOS 5 (Solaris 2), /usr/sbin/
in.rarpd -a per alcuni sistemi Linux oppure /usr/etc/rarpd -a per SunOS 4
(Solaris 1).

4.3.2. Attivazione di un server DHCP

Un server DHCP libero è dhcpd di ISC. In Debian GNU/Linux si raccomanda il
pacchetto isc-dhcp-server. Segue un esempio del file di configurazione per
questo server (di solito /etc/dhcp/dhcpd.conf):

option domain-name "example.com";
option domain-name-servers ns1.example.com;
option subnet-mask 255.255.255.0;
default-lease-time 600;
max-lease-time 7200;
server-name "servername";

subnet 192.168.1.0 netmask 255.255.255.0 {
  range 192.168.1.200 192.168.1.253;
  option routers 192.168.1.1;
}

host clientname {
  filename "/tftpboot.img";
  server-name "servername";
  next-server servername;
  hardware ethernet 01:23:45:67:89:AB;
  fixed-address 192.168.1.90;
}

In questo esempio c'è una macchina servername che fa da server DHCP, da server
TFTP e da gateway di rete. Sicuramente è necessario cambiare le opzioni
domain-name, il nome del server e anche l'indirizzo hardware del client. Il
valore dell'opzione filename deve essere il nome del file che verrà recuperato
tramite TFTP.

Dopo aver modificato il file di configurazione di dhcpd riavviarlo con /etc/
init.d/isc-dhcp-server restart.

4.3.3. Attivazione di un server BOOTP

Per GNU/Linux sono disponibili due server BOOTP. Il primo è bootpd di CMU,
l'altro è un server DHCP: dhcpd di ISC. Questi server sono rispettivamente
contenuti nei pacchetti Debian GNU/Linux bootp e isc-dhcp-server.

Per usare bootpd di CMU è necessario togliere i commenti (o aggiungere) la
relativa riga in /etc/inetd.conf. Su Debian GNU/Linux è possibile usare
update-inetd --enable bootps e poi /etc/init.d/inetd reload per fare questa
operazione. Solo nel caso in cui il proprio server BOOTP non sia Debian, la
riga in questione dovrebbe essere simile a questa:

bootps  dgram  udp  wait  root  /usr/sbin/bootpd  bootpd -i -t 120

Adesso è necessario creare il file /etc/bootptab. Questo file ha lo stesso
formato criptico dei file printcap, termcap e disktab di BSD. Vedere la pagina
di manuale di bootptab per maggiori informazioni. Per bootpd di CMU è
necessario conoscere qual è l'indirizzo hardware (MAC) del client. Questo è un
esempio di /etc/bootptab:

client:\
  hd=/tftpboot:\
  bf=tftpboot.img:\
  ip=192.168.1.90:\
  sm=255.255.255.0:\
  sa=192.168.1.1:\
  ha=0123456789AB:

È necessario cambiare almeno l'opzione «ha» che specifica l'indirizzo hardware
del client. L'opzione «bf» specifica quale file deve essere recuperato dal
client tramite TFTP; si consulti Sezione 4.3.5, «Posizionamento delle immagini
TFTP» per ulteriori dettagli.

Al contrario l'impostazione di BOOTP con dhcpd di ISC è veramente semplice
poiché tratta i client BOOTP come un caso moderatamente speciale dei client
DHCP. Alcune architetture richiedono una complessa configurazione dei client
per l'avvio con BOOTP, se si possiede una di queste leggere la sezione
Sezione 4.3.2, «Attivazione di un server DHCP». In caso contrario per
proseguire è sufficiente aggiungere la direttiva allow bootp al blocco di
configurazione della subnet a cui appartiene il client in /etc/dhcp/dhcpd.conf
e riavviare dhcpd usando /etc/init.d/isc-dhcp-server restart.

4.3.4. Attivazione di un server TFTP

Per avere un server TFTP pronto all'uso è necessario assicurarsi che tftpd sia
attivo.

Il servizio tftpd-hpa può funzionare in due modalità. Può essere avviato su
richiesta dal demone di sistema inetd oppure come demone indipendente. La
scelta della modalità di esecuzione è fatta durante l'installazione del
pacchetto e può essere modificata riconfigurando il pacchetto.

Nota

Storicamente i server TFTP hanno usato /tftpboot come directory dalla quale
servire le immagini. Invece, i pacchetti Debian GNU/Linux potrebbero usare una
directory diversa in modo da essere conformi al Filesystem Hierarchy Standard.
Per esempio tftpd-hpa usa /srv/tftp; potrebbe essere necessario modificare gli
esempi presenti in questa sezione in base alla propria configurazione.

Tutte le versioni di in.tftpd disponibili in Debian registrano le richieste
TFTP sul log di sistema e alcune versioni supportano l'opzione -v per aumentare
la verbosità. In caso di problemi d'avvio, si raccomanda di verificare i
messaggi nel log poiché sono un ottimo punto di partenza per la diagnosi della
causa degli errori.

4.3.5. Posizionamento delle immagini TFTP

Spostare le immagini TFTP di cui si ha bisogno (come descritto in
Sezione 4.2.1, «Dove trovare i file per l'installazione») nella directory delle
immagini di avvio per TFTP. Potrebbe essere necessario fare un link da questa
directory al file che tftpd dovrà utilizzare per l'avvio di un particolare
client. Sfortunatamente il nome del file è stabilito dal client TFTP e non
esiste uno standard.

4.4. Installazione automatizzata

È possibile effettuare installazioni su parecchi computer attraverso procedure
completamente automatizzate. I pacchetti Debian adatti a questo scopo sono
fai-quickstart (che usa un server di installazione) e lo stesso Installatore
Debian. Consultare la pagina web di FAI per informazioni più dettagliate.

4.4.1. Installazione automatizzata usando l'Installatore Debian

L'Installatore Debian supporta le installazioni automatizzate tramite dei file
di preconfigurazione. Un file di preconfigurazione può essere caricato dalla
rete o da un supporto rimovibile ed è usato per rispondere alle domande che
sarebbero normalmente poste durante il processo d'installazione.

La documentazione completa sulla preconfigurazione comprende anche un esempio
funzionante, che è possibile modificare, si trova in Appendice B, Installazione
automatica tramite preconfigurazione.

4.5. Verificare l'integrità dei file per l'installazione

È possibile verificare l'integrità dei file scaricati confrontando il codice di
controllo riportato nei file SHA256SUMS e SHA512SUMS presenti sui mirror
Debian; sono presenti nella stessa directory in cui sono i file
d'installazione. Visitare le seguenti directory:

  • file con i codici di controllo delle immagini dei CD,

  • file con i codici di controllo delle immagini dei DVD,

  • file con i codici di controllo degli altri file per l'installazione.

Per calcolare il codice di controllo di un file scaricato usare

sha256sum filename.iso

oppure

sha512sum filename.iso

e poi comparare il codice di controllo con quello corrispondente nel file
SHA256SUMS oppure SHA512SUMS.

Le FAQ di Debian CD contengono altre informazioni su questa attività (come per
esempio lo script check_debian_iso, per semi-automatizzare la procedura
precedente) e delle istruzioni su come verificare l'integrità degli stessi file
con i codici di controllo.

Capitolo 5. Avvio del sistema d'installazione

Indice

5.1. Avvio dell'installatore su ARM 32 bit

    5.1.1. Formati delle immagini d'avvio
    5.1.2. Avvio con TFTP

5.2. Accessibilità

    5.2.1. Interfaccia utente dell'Installatore
    5.2.2. Altri dispositivi
    5.2.3. Temi a contrasto elevato
    5.2.4. Zoom
    5.2.5. Installazione esperta, modalità ripristino e installazione
        automatizzata
    5.2.6. Accessibilità del sistema installato

5.3. Parametri di avvio

    5.3.1. Avvio da console
    5.3.2. Parametri dell'Installatore Debian
    5.3.3. Uso dei parametri di avvio per rispondere alle domande
    5.3.4. Passaggio di parametri ai moduli del kernel
    5.3.5. Moduli del kernel in blacklist

5.4. Risoluzione dei problemi del processo d'installazione

    5.4.1. Affidabilità del supporto ottico
    5.4.2. Configurazione dell'avvio
    5.4.3. Interpretazione dei messaggi di avvio del kernel
    5.4.4. Segnalazione di problemi con l'installazione
    5.4.5. Invio dei rapporti di installazione

5.1. Avvio dell'installatore su ARM 32 bit

5.1.1. Formati delle immagini d'avvio

Sulla maggior parte dei sistemi ARM è utilizzato uno tra questi due formati per
le immagini di avvio: a) kernel Linux standard («vmlinuz») insieme ai
tradizionali ramdisk iniziali di Linux («initrd.gz») oppure b) kernel in
formato uImage insieme al suo ramdisk iniziale («uInitrd»).

uImage/uInitrd sono formati pensati per il firmware U-Boot, presente su molti
sistemi ARM (principalmente quelli a 32-bit). Le versioni di U-Boot più vecchie
possono avviare solo file nel formato uImage/uInitrd, quindi spesso sono usate
sui sistemi armel più vecchi. Le versioni di U-Boot più recenti sono in grado
di avviare ovviamente le immagini uImages/uInitrds ma riescono ad avviare anche
i kernel e i ramdisk in formato Linux, la sintassi del comando per avviare le
immagini in formato Linux è leggermente diversa da quella del comando per
avviare le immagini uImage.

Per i sistemi che usano un kernel multipiattaforma, oltre al kernel e al
ramdisk, è necessario anche un cosiddetto file con l'albero dei dispositivi
(device-tree oppure device-tree blob, «dtb»). Tale file è specifico per ciscun
sistema e contiene la descrizione dell'hardware. Normalmente il dtb è fornito
dal firmware del dispositivo ma, in pratica, è necessario caricarne uno più
recente.

5.1.2. Avvio con TFTP

L'avvio da rete richiede una connessione di rete e un boot server TFTP (e
probabilmente anche un server DHCP, RARP o BOOTP per la configurazione
automatica della rete).

La configurazione lato server per effettuare l'avvio dalla rete è descritto in
Sezione 4.3, «Preparazione dei file per l'avvio TFTP da rete».

5.1.2.1. Avvio da TFTP con U-Boot

L'avvio da rete per i sistemi che usano il firmware U-Boot consiste di tre
passi: a) configurazione della rete b) caricamento delle immagini (kernel,
ramdisk e dtb) in memoria c) l'esecuzione del codice appena caricato.

Il primo passo è configurare la rete, automaticamente tramite DHCP con

setenv autoload no
dhcp

oppure manualmente impostando alcune variabili d'ambiente

setenv ipaddr <indirizzo ip del client>
setenv netmask <maschera di rete>
setenv serverip <indirizzo ip del server tftp>
setenv dnsip <indirizzo ip del nameserver>
setenv gatewayip <indirizzo ip del gateway predefinito>

È possibile salvare in modo permanente queste impostazioni eseguendo

saveenv

Dopodiché è necessario caricare le immagini (kernel, ramdisk iniziale e dtb) in
memoria. Per questa operazione occorre usare il comando tftpboot passando
l'indirizzo di memoria al quale deve deve caricata l'immagine. Sfortunatamente
la mappa di memoria varia da sistema a sistema e non esiste una regola generale
su quale indirizzo utilizzare.

Su alcuni sistemi, U-Boot predefinisce una serie di varibili d'ambiente con gli
indirizzi da usare: kernel_addr_r, ramdisk_addr_r e fdt_addr_r. È possibile
verificare se tali variabili sono state definite con

printenv kernel_addr_r ramdisk_addr_r fdt_addr_r

Se non sono state definite, è necessario trovare nella documentazione i valori
adatti al proprio sistema e impostarli manualmente. Per i sistemi basati sui
SOC Allwinner SunXi (per esempio per Allwinner A10 nome dell'architettura «
sun4i», o Allwinner A20, nome dell'architettura «sun7i») è possibile usare i
seguenti valori:

setenv kernel_addr_r 0x46000000
setenv fdt_addr_r 0x47000000
setenv ramdisk_addr_r 0x48000000

Dopo aver impostato gli indirizzi, è possibile caricare le immagini in memoria
dal server tftp definito in precedenza con

tftpboot ${kernel_addr_r} <nome file dell'immagine del kernel>
tftpboot ${fdt_addr_r} <nome file del dtb>
tftpboot ${ramdisk_addr_r} <nome file del ramdisk iniziale>

Il terzo passo è impostare la riga di comando per il kernel e avviare
l'esecuzione del codice appena caricato. U-boot passa il contenuto della
variabile d'ambiente «bootargs» come riga di comando al kernel, quindi tutti
parametri per il kernel e per l'installatore, come il device della console
(vedere Sezione 5.3.1, «Avvio da console») oppure le opzioni di
preconfigurazione (vedere Sezione 5.3.2, «Parametri dell'Installatore Debian» e
Appendice B, Installazione automatica tramite preconfigurazione), possono
essere impostati con un comando simile a

setenv bootargs console=ttyS0,115200 rootwait panic=10

Il comando per eseguire il codice caricato in precedenza dipende dal formato
delle immagini usato. Con uImage/uInitrd, usare il comando

bootm ${kernel_addr_r} ${ramdisk_addr_r} ${fdt_addr_r}

e con le immagini native Linux usare

bootz ${kernel_addr_r} ${ramdisk_addr_r}:${filesize} ${fdt_addr_r}

Nota: quando si avviano immagini linux è importante caricare l'immagine del
ramdisk iniziale dopo il kernel e il dtb poiché U-Boot imposta il valore della
variabile filesize pari alla dimensione dell'ultimo file caricato e il comando
bootz ha bisogno di conoscere la dimensione dell'immagine del ramdisk per
funzionare correttamente. Per avviare un kernel specifico per una piattaforma,
vale a dire un kernel senza il device-tree, è sufficiente omettere il parametro
${fdt_addr_r}.

5.2. Accessibilità

Alcuni utenti potrebbero aver bisogno di particolari supporti perché, per
esempio, hanno una disabilità visiva. La maggior parte delle funzionalità per
l'accessibilità devono essere attivate manualmente. L'attivazione di alcune
delle funzionalità per l'accessibilità può essere fatta utilizzando i parametri
d'avvio. Notare che sulla maggioranza delle architetture il boot loader
interpreta la tastiera come una tastiera QWERTY.

5.2.1. Interfaccia utente dell'Installatore

L'Installatore Debian dispone di diverse interfacce per porre delle domande
all'utente, ogni interfaccia ha dei vantaggi dal punto di vista
dell'accessibilità: in particolare, text usa del semplice testo invece newt usa
dei riquadri di dialogo testuali. La scelta può essere fatta dal prompt di
avvio, consultare la documentazione per DEBIAN_FRONTEND in Sezione 5.3.2,
«Parametri dell'Installatore Debian».

Con l'interfaccia utente newt (usata prevalentemente con il braille), gli
utenti scelgono le risposte usando i tasti freccia e le confermano con Invio.
Premendo i tasti Tab o Shift - Tab è possibile passare da un elemento all'altro
della finestra di dialogo, da notare che usando il bottone Indietro vengono
riproposte le domande precedenti. Alcune finestre di dialogo contengono delle
caselle di controllo, su queste è possibile mettere e togliere la spunta
premendo Space.

Con l'interfaccia utente text (usata prevalentemente con la sintesi vocale),
gli utenti scelgono le risposte digitando il numero corrispondente seguito da 
Invio oppure scegliendo la risposta con i tasti freccia e confermano con Invio.
Gli utenti possono anche non fare scelte e premere Invio per accettare la
risposta predefinita. Digitando < seguito da Invio vengono riproposte le
domande precedenti. Nei casi in cui è richiesta la scelta di più valori (per
esempio la scelta dei task), gli utenti possono digitare ! per indicare nessun
valore scelto.

5.2.2. Altri dispositivi

Alcuni dispositivi per l'accessibilità sono delle schede da inserire
all'interno della macchina in grado di leggere il testo direttamente dalla
memoria video. Per farle funzionare è necessario disabilitare il supporto per
il framebuffer tramite il parametro d'avvio fb=false. Purtroppo questo riduce
il numero di lingue utilizzabili.

5.2.3. Temi a contrasto elevato

Gli utenti ipovedenti possono usare l'installatore con un tema di colori a
contrasto elevato che lo rende più leggibile. Per attivarlo, scegliere «
Accessible high contrast» dal menu di avvio tramite la scorciatoia d oppure
aggiungere theme=dark in coda ai parametri d'avvio.

5.2.4. Zoom

L'installatore grafico offre agli utenti ipovedenti una funzione di zoom
essenziale: le scorciatoie di tastiera Control++ e Control+- aumentano e
diminuiscono la dimensione dei caratteri.

5.2.5. Installazione esperta, modalità ripristino e installazione automatizzata

Anche con il supporto per l'accessibilità è possibile scegliere tra le modalità
installazione esperta, modalità ripristino e installazione automatizzata. Per
accedere a tali opzioni occorre prima entrare nel sottomenu «Advanced options»
del menu di avvio premendo il tasto a. Su un sistema BIOS (il menu di avvio ha
fatto un solo bip), è necessario confermare premendo Invio; su sistemi UEFI (al
menu di avvio sono stati emessi due bip) non serve confermare. Poi, chi vuole,
può attivare la sintesi vocale premendo s (su un sistema BIOS confermare con 
Invio, un sistema UEFI non attende conferma). Adesso è possibile usare le
diverse scorciatoie: x per l'installazione in modalità esperta, r per la
modalità ripristino oppure a per l'installazione automatizzata. Ancora una
volta, su un sistema BIOS è necessario premere Invio per confermare.

La scelta automated install permette di installare Debian in modo completamente
automatico usando la preconfigurazione, il cui sorgente può essere inserito una
volta avviate le funzionalità di accessibilità. La preconfigurazione è
documentata in Appendice B, Installazione automatica tramite preconfigurazione.

5.2.6. Accessibilità del sistema installato

La documentazione sull'accessibilità del sistema installato è disponibile sulla
pagina wiki Debian Accessibility.

5.3. Parametri di avvio

I parametri di avvio sono dei parametri per il kernel Linux che di solito sono
usati per gestire correttamente le periferiche. Nella maggior parte dei casi il
kernel recupera automaticamente le informazioni sulle periferiche ma in alcuni
casi è necessario aiutarlo un po'.

La prima volta che si avvia il sistema provare a usare i parametri di avvio
predefiniti (cioè senza impostare alcun parametro) e vedere se funziona
correttamente. Se non funziona si può riavviare e aggiungere qualsiasi
parametro necessario per il riconoscimento del proprio hardware.

Delle informazioni su molti parametri di avvio possono essere trovate nel Linux
BootPrompt HOWTO, che contiene utili consigli anche per l'hardware più
misterioso. Questa sezione del manuale contiene solo un riassunto delle parti
più salienti, alcuni «trucchi» sono stati inseriti in Sezione 5.4, «Risoluzione
dei problemi del processo d'installazione».

5.3.1. Avvio da console

Generalmente se l'avvio è effettuato con una console seriale il kernel
riconosce questa modalità. Se al computer su cui si vuole fare l'installazione
sono collegati una scheda video e una tastiera potrebbe essere necessario
passare console=device al kernel, dove device è il device seriale da usare, di
solito qualcosa di simile a ttyS0.

Potrebbe essere necessario specificare i parametri di configurazione della
porta seriale, per esempio console=ttyS0,9600n8; altre comuni velocità sono
57600 e 115200. Assicurarsi di inserire questa opzione dopo «---», in questo
modo viene copiata nella configurazione del boot loader nel sistema installato
(se supportata dall'installatore e dal boot loader).

Per assicurare che il tipo di terminale usato dall'installatore sia congruente
con il proprio emulatore di terminale è possibile usare il parametro TERM=tipo.
Notare che l'installatore supporta solo questi tipi di terminale: linux, bterm,
ansi, vt102 e dumb. Il valore predefinito per la console seriale del
installatore Debian è vt102. La console IPMI e gli strumenti di
virtualizzazione, per esempio QEMU/KVM, potrebbero non fornire la conversione
tra questi tipi di terminali, è comunque possibile avviarli all'interno di una
sessione screen. In questo modo verrà effettuata una traduzione per il tipo di
terminale screen, che è molto simile a vt102.

5.3.2. Parametri dell'Installatore Debian

Il sistema d'installazione riconosce alcuni parametri aggiuntivi^[2] che
possono essere molto utili.

Un parte dei parametri dispone di una «abbreviazione» che permette di
accorciare un po' la riga di comando contenente le opzioni da passare al kernel
e di semplificare l'inserimento dei parametri. Per i parametri che hanno
un'abbreviazione, l'abbreviazione è riportata fra parentesi accanto alla forma
normale (lunga). Gli esempi in questo manuale usano normalmente
l'abbreviazione.

debconf/priority (priority)

    Questo parametro imposta la priorità oltre la quale sono mostrati i
    messaggi.

    Il valore predefinito è priority=high. Questo vuol dire che sono mostrati i
    messaggi con priorità alta (high) e critica (critical) ma i messaggi con
    priorità media (medium) e bassa (low) sono saltati. Se durante
    l'installazione si verificano dei problemi l'installatore cambia la
    priorità a seconda delle necessità.

    Se si aggiunge priority=medium come parametro d'avvio viene mostrato il
    menu d'installazione e si ottiene un controllo più elevato
    sull'installazione. Quando si usa priority=low sono mostrati tutti i
    messaggi (equivale al metodo d'avvio esperto). Con priority=critical il
    sistema d'installazione mostra solo i messaggi critici e cerca di portare
    avanti l'installazione senza troppe domande.

DEBIAN_FRONTEND

    Questo parametro controlla il tipo di interfaccia utente usata
    dall'installatore. Attualmente i possibili valori sono:

      □ DEBIAN_FRONTEND=noninteractive

      □ DEBIAN_FRONTEND=text

      □ DEBIAN_FRONTEND=newt

      □ DEBIAN_FRONTEND=gtk

    L'interfaccia predefinita è DEBIAN_FRONTEND=newt. Nel caso di installazione
    con una console seriale può essere preferibile usare DEBIAN_FRONTEND=text.
    Alcuni tipi di supporto per l'installazione specializzati potrebbero
    offrire un insieme ridotto di interfacce però le interfacce newt e text
    sono disponibili sulla maggior parte delle dei supporti per l'installazione
    preconfezionati. Sulle sole architetture che supportano la versione grafica
    dell'installatore è disponibile anche l'interfaccia gtk.

BOOT_DEBUG

    Impostando questo parametro a 2 si forza il processo d'avvio
    dell'installatore ad essere più prolisso. Impostando il parametro a 3 si
    attivano delle shell in punti strategici del processo d'avvio (uscire dalle
    shell per continuare il processo d'avvio).

    BOOT_DEBUG=0

        Questo è il valore predefinito.

    BOOT_DEBUG=1

        Più informazioni del solito.

    BOOT_DEBUG=2

        Parecchie informazioni per il debug.

    BOOT_DEBUG=3

        Delle shell sono attivate in vari punti del processo d'avvio per
        consentire un accurato debug. Chiudere la shell per continuare il
        processo.

log_host, log_port

    Servono per inviare i messaggi di log verso un log di sistema remoto
    sull'host e porta specificati oltre che sul file locale. Se non si
    impostata la porta, viene usata la porta predefinita per il log di sistema
    cioè la 514.

lowmem

    Può essere usato per forzare l'installatore a un livello di soglia per il
    modulo «low memory» più alto di quello predefinito in base alla memoria
    disponibile. I valori possibili sono 1 e 2. Consultare Sezione 6.3.1.1,
    «Controllo della memoria disponibile e modalità «low memory»».

noshell

    Impedisce all'Installatore di fornire le shell interattive su tty2 e tty3.
    Utile durante le installazioni non sorvegliate e con scarsa sicurezza
    fisica.

debian-installer/framebuffer (fb)

    Su alcune architetture si usa il framebuffer del kernel per fornire
    l'installazione in più lingue. Se sul proprio sistema il framebuffer crea
    problemi è possibile disabilitarlo usando il parametro fb=false. Dei
    sintomi di questo problema sono dei messaggi d'errore riguardo bterm o
    bogl, lo schermo nero oppure un blocco entro pochi minuti dall'inizio
    dell'installazione.

debian-installer/theme (theme)

    Un tema determina l'aspetto dell'interfaccia utente dell'installatore
    (colori, icone, ecc.); i temi disponibili potrebbero cambiare al variare
    dell'interfaccia. Attualmente entrambe le interfacce newt e gtk dispongono,
    oltre all'aspetto predefinito, solo del tema «dark», adatto agli utenti con
    disabilità visiva. Per utilizzare questo tema usare il parametro theme=dark
    all'avvio del sistema (oppure usare la scorciatoia da tastiera d nel menu
    di avvio).

netcfg/disable_autoconfig

    Normalmente il installatore Debian tenta di configurare la rete via
    l'autoconfigurazione di IPv6 e DHCP. Se il tentativo ha successo non si ha
    la possibilità di verificare ed eventualmente modificare le impostazioni, è
    possibile fare la configurazione manuale della rete solo se la
    configurazione automatica fallisce.

    Se nella propria rete locale è presente un router IPv6 oppure un server
    DHCP ma si vuole evitare di usarli, per esempio perché forniscono risposte
    sbagliate, si può usare il parametro netcfg/disable_autoconfig=true per
    evitare qualsiasi tentativo di configurazione automatica della rete (v4 e
    nemmeno v6) e per inserire le informazioni manualmente.

hw-detect/start_pcmcia

    Da impostare a false per evitare l'avvio dei servizi PCMCIA che, in qualche
    caso, possono causare dei problemi. Alcuni portatili sono famosi per questo
    malfunzionamento.

preseed/url (url)

    Specifica l'url del file di preconfigurazione da scaricare e da usare nelle
    installazioni automatiche. Si veda Sezione 4.4, «Installazione
    automatizzata».

preseed/file (file)

    Specifica il percorso del file di preconfigurazione da caricare e da usare
    nelle installazioni automatiche. Si veda Sezione 4.4, «Installazione
    automatizzata».

preseed/interactive

    Da impostare a true per visualizzare le domande anche se preconfigurate,
    può essere utile per effettuare delle prove e per il debug di un file di
    preconfigurazione. Notare che non influenza i parametri passati come
    parametri d'avvio, per questi parametri occorre usare una sintassi
    speciale. Si veda Sezione B.5.2, «Uso della preconfigurazione per
    modificare i valori predefiniti» per maggiori dettagli.

auto-install/enable (auto)

    Rimanda le domande che normalmente sono poste prima che sia possibile fare
    la preconfigurazione fino a quando non viene configurata la rete. Si vedano
    in Sezione B.2.3, «Modalità «auto»» i dettagli su come usare questo
    parametro per automatizzare l'installazione.

finish-install/keep-consoles

    Durante le installazioni da console seriale o di gestione, normalmente le
    console virtuali (da VT1 a VT6) vengono disabilitate in /etc/inittab.
    Impostare questa opzione a true per evitare che questo accada.

cdrom-detect/eject

    Normalmente, prima di riavviare, installatore Debian espelle
    automaticamente il supporto ottico usato durante l'installazione. Questa
    operazione può essere superflua nel caso in cui il sistema non faccia
    l'avvio automatico da questo supporto e in alcuni casi può essere
    addirittura inopportuna, per esempio quando il lettore non è in grado di
    richiudere il carrello da solo e l'utente non può farlo manualmente perché
    non è fisicamente presente. Molti dei lettori sottili con caricatore a slot
    non possono ricaricare automaticamente il supporto.

    Da impostare a false per disattivare l'espulsione automatica, però si deve
    fare attenzione che il sistema non faccia nuovamente l'avvio dal lettore CD
    dopo l'installazione iniziale.

base-installer/install-recommends (recommends)

    Impostando questa opzione a false, il sistema di gestione dei pacchetti
    verrà configurato per non installare automaticamente i «Raccomandati», sia
    durante l'installazione che sul sistema finale. Vedere anche Sezione 6.3.5,
    «Installazione del sistema base».

    Notare che questa opzione permette di avere un sistema più snello, ma può
    comportare la perdita di alcune delle funzionalità che sono solitamente
    disponibili. Potrebbe essere necessario installare manualmente alcuni dei
    pacchetti raccomandati per avere tutte le funzionalità desiderate. Questa
    opzione dovrebbe essere usata solo dagli utenti molto esperti.

debian-installer/allow_unauthenticated

    Normalmente l'installatore richiede che i repository siano autenticati con
    una chiave gpg conosciuta. Per disabilitare questa autenticazione si può
    impostare questo parametro a true. Attenzione: insicuro, non raccomandato.

rescue/enable

    Da impostare a true per entrare in modalità di ripristino anziché
    effettuare una normale installazione. Si consulti Sezione 8.6, «Recupero di
    un sistema danneggiato».

5.3.3. Uso dei parametri di avvio per rispondere alle domande

Eccetto alcune eccezioni, la risposta a qualsiasi domanda posta durante
l'installazione può essere impostata dal prompt boot, però questo è realmente
utile solo in casi particolari. Le istruzioni su come impostare queste risposte
possono essere trovate in Sezione B.2.2, «Uso dei parametri di avvio per la
preconfigurazione»; seguono anche alcuni esempi.

debian-installer/language (language), debian-installer/country (country), 
    debian-installer/locale (locale)

    Esistono due modi per specificare quali sono lingua, nazione e locale da
    usare per l'installazione e sul sistema installato.

    Il primo (più semplice) è passare solo il parametro locale. Lingua e
    nazione sono impostati a partire da questo valore. Per esempio è possibile
    usare locale=de_CH per scegliere il tedesco come lingua e la Svizzera come
    nazione (il locale predefinito sul sistema installato sarà de_CH.UTF-8).
    Questa modalità ha il limite che non sono possibili tutte le combinazioni
    di lingua, nazione e locale.

    Il secondo (più flessibile) è specificare separatamente i valori per
    language (lingua) e country (nazione). In questo caso è possibile
    aggiungere anche locale per indicare il locale predefinito sul sistema
    installato. Per esempio: language=en country=DE locale=en_GB.UTF-8.

anna/choose_modules (modules)

    Può essere usato per forzare il caricamento automatico dei componenti
    dell'installatore che normalmente non sono caricati. Per esempio, alcuni
    dei moduli opzionali che possono risultare utili sono openssh-client-udeb
    (per poter usare scp durante l'installazione) e ppp-udeb (si veda
    Sezione D.4, «Installazione di Debian GNU/Linux utilizzando «PPP over
    Ethernet» (PPPoE)»).

netcfg/disable_autoconfig

    Da impostare a true per disabilitare l'autoconfigurazione di IPv6 e il DHCP
    e quindi forzare la configurazione statica della rete.

mirror/protocol (protocol)

    Normalmente l'installatore usa il protocollo http per scaricare i file dai
    mirror Debian e non è possibile cambiare protocollo in ftp quando
    l'installazione avviene con priorità normale. Se si imposta questo
    parametro con il valore ftp, si forza l'installatore a usare questo
    protocollo. Notare che non si può scegliere un mirror ftp dall'elenco, il
    nomehost deve essere inserito manualmente.

tasksel:tasksel/first (tasks)

    Può essere usato per scegliere task che non sono disponibili nel normale
    elenco dei task, per esempio il task kde-desktop. Per ulteriori
    informazioni si veda Sezione 6.3.6.2, «Selezione e installazione dei
    pacchetti».

5.3.4. Passaggio di parametri ai moduli del kernel

Se i driver sono compilati nel kernel, il passaggio dei parametri avviene come
descritto nella documentazione del kernel. Invece, se i driver sono compilati
come moduli, ciò non è possibile in quanto la modalità con cui questi vengono
caricati durante l'installazione è leggermente diversa rispetto a come vengono
caricati da un sistema installato. Per ovviare a ciò si deve usare una sintassi
particolare riconosciuta dall'installatore, il quale assicura il salvataggio
dei parametri nei file di configurazione corretti e quindi il loro uso nel
momento in cui i moduli vengono caricati. Oltre a ciò, i parametri vengono
propagati automaticamente anche nella configurazione del sistema installato.

Oggigiorno la necessità di passare dei parametri ai moduli è molto rara;
infatti nella maggioranza dei casi il kernel è in grado di riconoscere
l'hardware presente e di usare dei valori predefiniti corretti. Purtroppo, in
alcune situazioni, potrebbe ancora esserci il bisogno di impostare manualmente
i parametri.

La sintassi da usare per impostare i parametri dei moduli è:

nome_modulo.nome_parametro=valore

Se è necessario passare più parametri a uno stesso modulo o a più moduli
diversi, è sufficiente ripetere la stessa sintassi. Per esempio, per impostare
una vecchia scheda di rete 3Com in modo che usi il connettore BNC (coassiale) e
l'IRQ 10 si deve passare:

3c509.xcvr=3 3c509.irq=10

5.3.5. Moduli del kernel in blacklist

Potrebbe essere necessario mettere in blacklist un modulo per impedire che
venga caricato automaticamente dal kernel o da udev. Un motivo per questa
operazione può essere l'incompatibilità fra il modulo e l'hardware. Inoltre,
alcune volte, il kernel elenca due driver diversi per lo stesso device, questo
può causare il cattivo funzionamento del device se c'è un conflitto fra i
driver o se viene caricato prima quello sbagliato.

Si può aggiungere un modulo alla blacklist con questa sintassi: nome_modulo
.blacklist=yes. Questo causa l'inserimento del modulo nella blacklist /etc/
modprobe.d/blacklist.local sia durante l'installazione che nel sistema al
termine dell'installazione.

Si noti che un modulo potrebbe essere caricato comunque dal sistema
d'installazione. Si può evitare che questo avvenga eseguendo l'installazione in
modalità esperto e deselezionando il modulo nell'elenco dei moduli che viene
mostrato durante le fasi di riconoscimento dell'hardware.

5.4. Risoluzione dei problemi del processo d'installazione

5.4.1. Affidabilità del supporto ottico

Qualche volta, in particolare con vecchi lettori, potrebbe fallire l'avvio
dell'installatore dal disco ottico. L'installatore potrebbe non riconoscere il
disco, persino se l'avvio è avvenuto con successo dallo stesso disco, oppure
dare degli errori di lettura durante l'installazione.

Esistono parecchie cause per questi problemi. Possiamo elencare solo i problemi
più comuni e fornire dei suggerimenti generici su come risolverli, lasciando
all'utente la soluzione dei dettagli.

Ci sono due semplici operazioni da fare come primi tentativi.

  • Se non funziona l'avvio dal disco, verificare che questo sia inserito
    correttamente e che non sia sporco.

  • Se l'installatore non riesce a riconoscere il disco, provare con l'opzione 
    Rilevare ed eseguire il mount del supporto una seconda volta. Alcuni dei
    problemi legati al DMA con i lettori CD-ROM molto vecchi sono stati risolti
    in questo modo.

Se dopo queste operazioni continua a non funzionare, provare i suggerimenti
riportati nelle prossime sezioni; la maggior parte dei suggerimenti, non tutti,
sono validi per CD-ROM e DVD.

Se non si riesce ad avviare l'installazione dal disco ottico, provare con uno
degli altri metodi d'installazione disponibili.

5.4.1.1. Problemi comuni

  • Alcuni dei lettori CD-ROM più vecchi non supportano la lettura dei CD
    masterizzati ad alta velocità con i masterizzatori moderni.

  • Alcuni dei lettori molto vecchi non funzionano correttamente quando è
    attivo l'«accesso diretto alla memoria» (DMA).

5.4.1.2. Come analizzare e forse risolvere questi problemi

Se non si riesce a fare l'avvio da disco ottico, provare i seguenti
suggerimenti.

  • Verificare che il BIOS/UEFI supporti l'avvio da disco ottico (problema che
    riguarda solo i sistemi molto vecchi) e che l'avvio da questo supporto sia
    abilitato nel BIOS/UEFI.

  • Se si utilizza una immagine ISO scaricata, verificare che la checksum MD5
    dell'immagine sia uguale a quella riportata nel file MD5SUMS presente nella
    stessa posizione da dove l'immagine è stata scaricata.

    $ md5sum debian-testing-i386-netinst.iso
    a20391b12f7ff22ef705cee4059c6b92  debian-testing-i386-netinst.iso

    Successivamente, verificare anche la checksum MD5 del disco masterizzato.
    Il comando seguente dovrebbe funzionare, facendo uso della dimensione
    dell'immagine per leggere il numero corretto di byte dal disco.

    $ dd if=/dev/cdrom | \
    > head -c `stat --format=%s debian-testing-i386-netinst.iso` | \
    > md5sum
    a20391b12f7ff22ef705cee4059c6b92  -
    262668+0 records in
    262668+0 records out
    134486016 bytes (134 MB) copied, 97.474 seconds, 1.4 MB/s

Se, dopo aver avviato l'installatore in modo corretto, il disco non viene
riconosciuto, può essere utile provare più volte. Se si dispone di più lettori
ottici provare a mettere il disco in un altro lettore. Se non funziona oppure
se il disco è riconosciuto ma si verificano degli errori in lettura provare
quanto suggerito in seguito. Per seguire questi suggerimenti è necessaria una
conoscenza minima di Linux. Prima di eseguire qualsiasi comando passare alla
seconda console virtuale (VT2) e attivare una shell.

  • Passare alla VT4 oppure visualizzare il contenuto di /var/log/syslog
    (usando l'editor nano) per controllare la presenza di messaggi di errore.
    Poi verificare anche l'output di dmesg.

  • Controllare nell'output di dmesg se il lettore ottico è stato riconosciuto;
    si dovrebbe vedere qualcosa di simile (non necessariamente queste righe
    sono consecutive):

    ata1.00: ATAPI: MATSHITADVD-RAM UJ-822S, 1.61, max UDMA/33
    ata1.00: configured for UDMA/33
    scsi 0:0:0:0: CD-ROM            MATSHITA DVD-RAM UJ-822S  1.61 PQ: 0 ANSI: 5
    sr0: scsi3-mmc drive: 24x/24x writer dvd-ram cd/rw xa/form2 cdda tray
    cdrom: Uniform CD-ROM driver Revision: 3.20

    Se non si vede qualcosa di simile, è probabile che il controller a cui è
    collegato il lettore non sia riconosciuto o supportato. Se si conosce qual
    è il driver necessario al controller si può provare a caricarlo manualmente
    usando modprobe.

  • Verificare che in /dev/ esista un device per il lettore ottico.
    Nell'esempio precedente dovrebbe essere /dev/sr0; ci potrebbe essere anche
    /dev/cdrom.

  • Usare il comando mount per verificare che il disco ottico sia già stato
    montato; altrimenti provare a montarlo manualmente:

    $ mount /dev/hdc /cdrom

    Controllare se si verificano degli errori dopo questo comando.

  • Verificare che il DMA sia attivo:

    $ cd /proc/ide/hdc
    $ grep using_dma settings
    using_dma      1       0       1       rw

    Il valore «1» nella prima colonna dopo using_dma vuol dire che è attivo; in
    questo caso provare a disabilitarlo con:

    $ echo -n "using_dma:0" >settings

    Assicurarsi di essere nella directory del device che corrisponde al lettore
    ottico.

  • Se durante l'installazione si verificano dei problemi, provare a
    controllare l'integrità del supporto per l'installazione usando l'opzione
    nella parte bassa del menu principale dell'installatore. Questa opzione può
    essere usata come test generico sull'affidabilità della lettura del disco.

5.4.2. Configurazione dell'avvio

Se si hanno problemi come blocchi del kernel durante il processo d'avvio, la
mancata individuazione delle periferiche presenti oppure il non corretto
riconoscimento dei driver, la prima cosa da controllare sono i parametri di
avvio, si consulti Sezione 5.3, «Parametri di avvio».

In alcuni casi i malfunzionamenti possono essere causati dall'assenza del
firmware dei dispositivi (vedere Sezione 2.2, «Dispositivi che richiedono
firmware specifico» e Sezione 6.4, «Caricare i firmware mancanti»).

5.4.3. Interpretazione dei messaggi di avvio del kernel

Durante la sequenza d'avvio è possibile vedere molti messaggi simili a can't
find XXX, XXX not present, can't initialize XXX o anche this driver release
depends on XXX. La maggior parte di questi messaggi sono innocui, compaiono
perché il kernel usato dal sistema di installazione è stato compilato per
funzionare su macchine con periferiche anche molto diverse. Ovviamente nessun
computer ha tutte le possibili periferiche e quindi il sistema operativo si può
lamentare di non aver trovato delle periferiche che effettivamente non ci sono.
Si può anche assistere a delle brevi pause, sono causate dall'attesa di una
risposta da parte di un dispositivo non presente sul sistema. Se si pensa che
il tempo per il boot sia troppo lungo, in seguito si può creare un kernel
personalizzato (si veda Sezione 8.5, «Compilazione di un nuovo kernel»).

5.4.4. Segnalazione di problemi con l'installazione

Se si riesce a passare la fase di avvio iniziale ma non si può completare
l'installazione, la voce Salvare i log per il debug del menu potrebbe tornare
utile. Essa salverà gli errori dai log di sistema e delle informazioni sulla
configurazione dall'installatore su un supporto di memorizzazione oppure
permetterà di scaricarle tramite un browser web. Queste informazioni potrebbero
fornire indizi utili a capire che cosa sia andato storto e come rimediare. Se
si vuole inviare una segnalazione di bug è bene allegare anche queste
informazioni.

Altri messaggi relativi all'installazione possono essere trovati in /var/log/
durante l'installazione e in /var/log/installer/ una volta che il computer è
stato avviato con il sistema appena installato.

5.4.5. Invio dei rapporti di installazione

Se non si riesce a risolvere qualche problema, inviare un resoconto
dell'installazione (se possibile in lingua inglese). Si incoraggia l'invio del
resoconto anche quando l'installazione avviene con successo, in questo modo
possiamo reperire quante più informazioni possibili sulle diverse
configurazioni hardware.

Notare che il rapporto di installazione viene pubblicato nel BTS (Bug Tracking
System) di Debian e inoltrato in una mailing list pubblica; si raccomanda di
usare un indirizzo email tenendo bene in mente che diventa di dominio pubblico.

Nel caso si riesca ad avere un sistema Debian funzionante il modo più semplice
per inviare un rapporto d'installazione è installare i pacchetti
installation-report e reportbug (apt install installation-report reportbug),
configurare reportbug come spiegato in Sezione 8.4.2, «Invio di email
all'esterno del sistema» ed eseguire il comando reportbug installation-reports.

In alternativa è possibile di usare il seguente modello per i rapporti
d'installazione e poi di inviarlo come segnalazione di bug verso lo
pseudopacchetto installation-reports all'indirizzo <submit@bugs.debian.org>.

Package: installation-reports

Boot method: <Come è stata avviata l'installazione? Da un CD/DVD? Da
      una chiavetta USB? Dalla rete?>
Image version: <Inserire l'URL da dove si è recuperato l'immagine>
Date: <Giorno e ora di installazione>

Machine: <Descrizione della macchina (pe, IBM Thinkpad R32)>
Processor: <Tipo di processore>
Memory: <Quantità di memoria RAM>
Partitions: <L'output di «df -Tl»; è preferibile la tabella delle partizioni
      in formatto grezzo>

Output of lspci -knn (or lspci -nn): <L'output del comando «lspci -knn»
      (oppure di «lspci -nn»)>

Base System Installation Checklist: <Inserire nella casellina una
      «O» se quel passo ha funzionato, una «E» se si sono verificati
      degli errori oppure lasciare la casella in bianco se il passo
      non è stato eseguito.>
[O] = OK, [E] = Errore (descrivere in seguito), [ ] = non provato

Initial boot:           [ ] <Primo avvio del sistema>
Detect network card:    [ ] <Riconoscimento della scheda di rete>
Configure network:      [ ] <Configurazione della rete>
Detect media:           [ ] <Riconoscimento del supporto>
Load installer modules: [ ] <Caricamento dei moduli dell'installatore>
Detect hard drives:     [ ] <Riconoscimento dei dischi fissi>
Partition hard drives:  [ ] <Partizionamento dei dischi fissi>
Install base system:    [ ] <Installazione del sistema di base>
Clock/timezone setup:   [ ] <Impostazione di ora e fuso orario>
User/password setup:    [ ] <Impostazione di utente e password>
Install tasks:          [ ] <Installazione dei task>
Install boot loader:    [ ] <Installazione del boot loader>
Overall install:        [ ] <Installazione nel suo complesso>

Comments/Problems:

<Descrizione dettagliata dell'installazione compresi dettagli, commenti
      e idee che si hanno sul sistema di installazione.>

Si raccomanda di allegare alla segnalazione qualsiasi file di log
dell'installazione che si ritiene utile (è possibile trovare i file di
log nel sistema d'installazione in /var/log/ e, in seguito, sul sistema
installato in /var/log/installer). Se i file sono grandi, si raccomanda
di comprimerli con gzip.


Nella segnalazione di bug si deve descrivere qual è il problema e, nel caso che
il blocco sia dovuto al kernel, si deve inserire l'ultimo messaggio del kernel
visibile. Descrivere anche i passi fatti e che hanno evidenziato il problema.


━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━

^[2] Con gli attuali kernel (2.6.9 e successivi) si possono usare 32 opzioni
sulla riga di comando e 32 opzioni d'ambiente. Nel caso si superino questi
limiti il kernel si blocca. Inoltre la lunghezza massima dell'intera riga di
comando è di 255 caratteri, tutto ciò che è oltre questo limite viene ignorato
senza dare alcun avviso.

Capitolo 6. Uso dell'Installatore Debian

Indice

6.1. Come funziona l'Installatore
6.2. Introduzione ai componenti
6.3. Uso dei singoli componenti

    6.3.1. Impostazione dell'Installatore Debian e configurazione dell'hardware
    6.3.2. Impostazione di utenti e password
    6.3.3. Configurazione dell'orologio e del fuso orario
    6.3.4. Partizionamento e selezione del punto di mount
    6.3.5. Installazione del sistema base
    6.3.6. Installazione di altri programmi
    6.3.7. Rendere avviabile il sistema
    6.3.8. Completamento dell'installazione
    6.3.9. Risoluzione dei problemi
    6.3.10. Installazione tramite network-console

6.4. Caricare i firmware mancanti

    6.4.1. Preparazione del supporto
    6.4.2. Firmware sul sistema installato
    6.4.3. Conclusione sul sistema installato

6.5. Personalizzazione

    6.5.1. Installazione di un sistema init alternativo

6.1. Come funziona l'Installatore

Per questa architettura l'installatore utilizza un'interfaccia utente testuale.
Attualmente non è disponibile un'interfaccia grafica.

L'Installatore Debian consiste di un certo numero di componenti dedicati a
eseguire i passi dell'installazione. Ogni componente esegue il proprio compito,
ponendo domande all'utente per quanto necessario a svolgere il proprio lavoro.
Alle domande stesse sono date delle priorità e la priorità delle domande da
porre è impostata all'avvio dell'installatore.

Quando si esegue un'installazione predefinita, solo le domande essenziali (ad
alta priorità) saranno poste. Ne risulta un processo di installazione altamente
automatizzato e con poca interazione da parte dell'utente. I componenti sono
eseguiti automaticamente in sequenza; quali componenti siano eseguiti dipende
principalmente dal metodo di installazione usato e dall'hardware.
L'installatore userà valori predefiniti per le domande che non sono poste.

Se si verifica un problema, l'utente vedrà una schermata di errore e il menu
dell'installatore potrebbe essere visualizzato allo scopo di selezionare una
azione alternativa. Se non si presentano problemi, l'utente non vedrà mai il
menu dell'installatore ma risponderà semplicemente alle domande per ciascun
componente, di volta in volta. Le notifiche degli errori gravi sono impostate a
priorità «critica» in modo che l'utente sia sempre avvertito.

Alcune delle impostazioni predefinite usate dall'installatore possono essere
cambiate passando all'avvio di installatore Debian opportuni parametri. Se, per
esempio, si volesse forzare la configurazione statica della rete (normalmente,
se disponibili, verrebbero usati l'autoconfigurazione di IPv6 o DHCP), si può
aggiungere il parametro di avvio netcfg/disable_autoconfig=true. Si veda
Sezione 5.3.2, «Parametri dell'Installatore Debian» per le opzioni disponibili.

Gli utenti esperti potrebbero trovarsi più comodi con un'interfaccia guidata da
menu, dove ciascun passo è controllato dall'utente piuttosto che da un
installatore che esegua automaticamente, in sequenza, ciascun passo. Per usare
l'installatore in modalità manuale, guidata da menu, aggiungere l'argomento di
avvio priority=medium.

Se l'hardware richiede di passare opzioni ai moduli del kernel man mano che
sono installati, sarà necessario avviare l'installatore in modalità «expert»
(esperto). Ciò può essere fatto sia usando il comando expert per avviare
l'installatore, sia aggiungendo il parametro di avvio priority=low. La modalità
«expert» fornisce il controllo totale su installatore Debian.

Nell'ambiente d'installazione testuale non è supportato l'uso del mouse. Questi
sono i tasti che si possono usare per navigare all'interno delle varie finestre
di dialogo. I tasti Tab o freccia destra muovono «avanti» e i tasti Shift+Tab o
freccia sinistra muovono «indietro» tra i bottoni e le selezioni visualizzati.
I tasti freccia su e giù selezionano elementi diversi all'interno di una lista
scorrevole, oltre a scorrere la lista stessa. Inoltre, nelle liste lunghe, è
possibile digitare una lettera per fare in modo che la lista si posizioni
direttamente nella sezione con gli elementi che cominciano con la lettera
digitata, ed è possibile usare i tasti Pagina-Su e Pagina-Giù per scorrere la
lista attraverso le sezioni. La barra di spazio seleziona un elemento quale una
casella di spunta. Usare Invio per attivare le scelte.

Alcune finestre di dialogo potrebbero disporre di informazioni d'aiuto
aggiuntive. La disponibilità di un aiuto viene segnalata nella riga in basso
dello schermo in cui viene scritto che è possibile accedere alle informazioni
d'aiuto premendo il tasto F1.

I messaggi di errore e i log sono reindirizzati alla quarta console. È
possibile accedere a questa console premendo i tasti Alt+F4 (tenere premuto il
tasto Alt di sinistra mentre si preme il tasto funzione F4); si torna indietro
al processo principale dell'installatore con i tasti Alt+F1.

Questi messaggi possono essere trovati anche in /var/log/syslog. Dopo
l'installazione, questo file di log è copiato su /var/log/installer/syslog del
nuovo sistema. Altri messaggi di installazione possono essere trovati in /var/
log/ durante l'installazione, e in /var/log/installer/ dopo che il computer è
stato riavviato nel sistema installato.

6.2. Introduzione ai componenti

Ecco una lista dei componenti dell'installatore con una breve descrizione della
funzione di ciascun componente. Dettagli che potrebbe essere necessario
conoscere usando un particolare componente si trovano in Sezione 6.3, «Uso dei
singoli componenti».

main-menu

    Mostra all'utente la lista dei componenti durante il funzionamento
    dell'installatore e avvia un componente quando è selezionato. Le domande di
    main-menu sono impostate a priorità media, pertanto se la priorità è
    impostata ad alta o critica (alta è quella preimpostata), il menu non sarà
    visibile. D'altra parte, se si verifica un errore che richieda intervento,
    la priorità della domanda può essere temporaneamente degradata in modo da
    consentire di risolvere il problema, e in tal caso il menu potrebbe
    apparire.

    È possibile tornare al menu principale selezionando ripetutamente il
    pulsante Indietro fino a uscire a ritroso dal componente attualmente in
    esecuzione.

localechooser

    Consente all'utente di selezionare opzioni di localizzazione per
    l'installazione e per il sistema installato: lingua, nazione e locale.
    L'installatore visualizzerà i messaggi nella lingua selezionata, a meno che
    la traduzione per quella lingua non sia completa, nel qual caso alcuni
    messaggi potrebbero essere visualizzati in inglese.

console-setup

    Visualizza una lista di mappature di tastiera dalla quale l'utente sceglie
    quella che corrisponde alla propria.

hw-detect

    Rileva automaticamente la maggior parte dell'hardware, incluse schede di
    rete, lettori di dischi e PCMCIA.

cdrom-detect

    Cerca e monta un supporto per l'installazione di Debian.

netcfg

    Configura le connessioni di rete del computer in modo che esso possa
    comunicare su internet.

iso-scan

    Cerca immagini ISO (file .iso) su i dischi fissi.

choose-mirror

    Presenta una lista di archivi mirror di Debian. L'utente può scegliere la
    sorgente dei suoi pacchetti di installazione.

cdrom-checker

    Verifica l'integrità di un supporto per l'installazione. In questo modo
    l'utente può assicurarsi che l'immagine per l'installazione non sia
    corrotto.

lowmem

    Lowmem cerca di rilevare sistemi con poca memoria e, in tal caso, applica
    diversi accorgimenti per rimuovere dalla memoria parti non necessarie di
    installatore Debian (alle spese di alcune funzionalità).

anna

    Anna's Not Nearly APT. Installa i pacchetti che sono stati scaricati dal
    mirror prescelto o dal supporto per l'installazione.

user-setup

    Imposta la password di root e aggiunge un utente normale.

clock-setup

    Aggiorna l'orologio di sistema e determina se l'orologio è impostato su UTC
    oppure no.

tzsetup

    Seleziona il fuso orario in base alla località scelta in precedenza.

partman

    Consente all'utente di partizionare i dischi collegati al sistema, di
    creare i file system sulle partizioni selezionate e di collegarli a punti
    di mount. Sono inoltre incluse interessanti funzionalità come una modalità
    completamente automatica o il supporto LVM. Questo è lo strumento di
    partizionamento preferito in Debian.

partman-lvm

    Aiuta l'utente nella configurazione di LVM (Logical Volume Manager).

partman-md

    Consente all'utente di configurare RAID (Redundant Array of Inexpensive
    Disks) Software. Questo RAID Software è generalmente superiore agli
    economici controllori RAID IDE (pseudo hardware) che si trovano nelle
    schede madri più recenti.

base-installer

    Installa l'insieme dei pacchetti di base che consentono al computer di
    funzionare sotto Debian GNU/Linux dopo il riavvio.

apt-setup

    Configura apt, quasi automaticamente, in base al supporto usato dal
    programma d'installazione.

pkgsel

    Usa tasksel per selezionare e installare altri programmi.

os-prober

    Rileva i sistemi operativi attualmente installati nel computer e passa
    queste informazioni a bootloader-installer, che può offrire la possibilità
    di aggiungere i sistemi operativi rilevati al menu del programma di avvio.
    In questo modo l'utente può scegliere facilmente, all'avvio, quale sistema
    operativo attivare.

bootloader-installer

    Diversi programmi d'installazione dei boot loader ognuno dei quali installa
    un programma di avvio sul disco rigido, necessario al computer per avviarsi
    con Linux senza usare una chiavetta USB o un CD-ROM. Molti programmi di
    avvio consentono all'utente di scegliere un sistema operativo alternativo
    ogni volta che il computer si avvia.

shell

    Consente all'utente di eseguire una shell da menu o nella seconda console.

save-logs

    Fornisce all'utente un modo per registrare informazioni su una chiavetta
    USB, in rete, su un disco rigido o altri supporti quando si verificano
    problemi, in modo da riportare accuratamente, in un secondo momento,
    problemi software dell'installatore agli sviluppatori Debian.

6.3. Uso dei singoli componenti

In questa sezione è descritto ogni componente dell'installatore in dettaglio. I
componenti sono stati raggruppati in fasi che siano identificabili dagli
utenti. Essi sono presentati nell'ordine in cui appaiono durante
l'installazione; quali moduli siano davvero usati dipende dal metodo di
installazione usato e dall'hardware.

6.3.1. Impostazione dell'Installatore Debian e configurazione dell'hardware

Supponiamo che l'installatore Debian sia avviato e di trovarsi davanti alla sua
prima schermata. A questo punto, le funzionalità di installatore Debian sono
ancora limitate. Esso non conosce molto riguardo l'hardware, la lingua
preferita o addirittura i compiti che dovrebbe eseguire. Non ci si deve
preoccupare, il installatore Debian è abbastanza intelligente, può sondare
automaticamente l'hardware, localizzare il resto dei suoi componenti e
aggiornare se stesso ad un sistema di installazione capace. Naturalmente, è
ancora necessario aiutare installatore Debian con qualche informazione che esso
non può determinare automaticamente (come selezionare la lingua preferita, la
mappa della tastiera o il mirror di rete preferito).

Si noterà che installatore Debian esegue il rilevamento dell'hardware diverse
volte durante questa fase. La prima volta è finalizzata specificamente
all'hardware necessario a caricare i componenti dell'installatore (ad es. il
CD-ROM o la scheda di rete). Poiché non tutti i driver possono essere
disponibili durante questa prima esecuzione, è necessario ripetere il
rilevamento dell'hardware più avanti, nel processo.

Durante la rilevazione dell'hardware il installatore Debian verifica se i
driver per i dispositivi hardware presenti nel sistema richiedono il
caricamento di un firmware. Se è richiesto un firmware ma questo non è
disponibile viene mostrato un messaggio che permette di caricare il firmware
mancante da un supporto removibile. Si veda Sezione 6.4, «Caricare i firmware
mancanti» per maggiori dettagli.

6.3.1.1. Controllo della memoria disponibile e modalità «low memory»

Una delle prime cosa che fa il installatore Debian è controllare la quantità di
memoria disponibile. Se la memoria è limitata questo componente effettua delle
modifiche al processo d'installazione sperando che siano sufficienti per
consentire l'installazione di Debian GNU/Linux sul proprio sistema.

La prima misura che l'installatore prende per ridurre l'uso della memoria è
disabilitare le traduzioni, questo vuol dire che l'installazione può essere
effettuata solo in lingua inglese. Ovviamente è possibile localizzare il
sistema dopo aver completato l'installazione.

Se questo non è sufficiente, l'installatore riduce ulteriormente l'uso della
memoria caricando solo i componenti essenziali per completare un'installazione
basilare. Questo riduce le funzionalità del sistema d'installazione, rimane
comunque disponibile la funzione per caricare manualmente i componenti
aggiuntivi, ma è necessario prestare attenzione al fatto che a ogni componente
selezionato corrisponde un aumento dell'occupazione della memoria che potrebbe
comportare il fallimento dell'installazione.

Quando l'installatore funziona in modalità «low memory» si raccomanda la
creazione di una partizione di swap relativamente grande (64-128 MB). La
partizione di swap viene usata come memoria virtuale e quindi aumenta la
quantità di memoria disponibile sul sistema. L'installatore attiva la
partizione di swap nelle primissime fasi del processo d'installazione. Notare
che un uso pesante dello swap può ridurre le prestazioni del sistema e comporta
un'elevata attività da parte del disco.

Nonostante queste misure problemi come blocchi del sistema, errori inaspettati
o processi terminati dal kernel perché il sistema esaurisce la memoria
(segnalato con messaggi «Out of memory» sul VT4 e nel syslog), rimangono
comunque possibili.

Per esempio, è noto che la creazione di un file system ext3 molto grande
fallisce nella modalità «low memory» se l'area di swap non è sufficientemente
grande. Se anche un'area di swap più grande non risolve, creare un file system
ext2 (questo è uno dei componenti essenziali dell'installatore) e, dopo aver
completato l'installazione, modificare la partizione da ext2 in ext3.

È possibile forzare l'installatore a utilizzare un livello di soglia più alto
di quello calcolato in base alla memoria disponibile tramite il parametro
d'avvio «lowmem» come descritto in Sezione 5.3.2, «Parametri dell'Installatore
Debian».

6.3.1.2. Selezione delle opzioni di localizzazione

Nella maggior parte dei casi le prime domande a cui si risponde riguardano le
opzioni relative alla localizzazione da usare per l'installazione e sul sistema
installato. Le opzioni di localizzazione sono la lingua, la posizione
geografica e i locale.

La lingua scelta viene usata per resto del processo d'installazione che
prosegue fornendo, se disponibili, i dialoghi tradotti. Se per la lingua scelta
non esiste una traduzione, il programma d'installazione prosegue usando la
lingua predefinita, cioè l'inglese.

La posizione geografica scelta (nella maggior parte dei casi una nazione) verrà
usata nel seguito del processo d'installazione per selezionare il fuso orario
predefinito e un mirror Debian adatto a quella nazione. Lingua e nazione sono
usate anche per impostare il locale predefinito e per guidare la scelta della
tastiera.

Come prima cosa viene chiesto di scegliere la lingua preferita. I nomi delle
lingue sono elencati in inglese (sulla sinistra) e nella lingua stessa (sulla
destra); i nomi sulla destra sono mostrati usando i caratteri corretti.
L'elenco è ordinato in base ai nomi in inglese. La prima voce dell'elenco
consente di usare il locale «C» anziché una lingua. La scelta del locale «C»
comporta che l'installazione proseguirà in inglese e che il sistema installato
non avrà supporto per la localizzazione dato che non verrà installato il
pacchetto locales.

Poi viene chiesto di scegliere la propria posizione geografica. Se è stata
scelta una lingua che è riconosciuta come lingua ufficiale in più di una
nazione^[3] verrà mostrato un elenco di quelle nazioni. Per selezionare una
nazione che non è presente nell'elenco, scegliere altro (l'ultima voce
dell'elenco); verrà quindi mostrato un elenco dei continenti e, selezionando un
continente, apparirà l'elenco delle nazioni in quel continente.

Se alla lingua scelta è associata a una sola nazione, verrà mostrato un elenco
con le nazioni del continente o della regione a cui appartiene quella nazione,
in tale elenco la nazione sarà già selezionata. Con Indietro sarà possibile
scegliere nazioni appartenenti ad altri continenti.

Nota

È importante scegliere la nazione in cui si vive o in cui ci si trova poiché
determina il fuso orario con cui verrà configurato il sistema finale.

Se per la combinazione di lingua e nazione scelta non è definito un locale ma
esistono altri locale per quella lingua, l'installatore permetterà di scegliere
quale tra i locale definiti si vuole impostare come locale predefinito sul
sistema installato^[4]. Negli altri casi il locale predefinito sarà impostato
in base alla lingua e alla nazione scelte.

Qualsiasi sia il locale scelto come descritto nel paragrafo precedente, verrà
usata la codifica dei caratteri UTF-8.

Se l'installazione avviene con priorità bassa, è possibile scegliere ulteriori
locale, compresi i cosiddetti locale «legacy»^[5], da generare sul sistema
installato; in questo caso verrà anche chiesto quale tra i locale scelti dovrà
essere quello predefinito sul sistema installato.

6.3.1.3. Selezione della tastiera

Spesso le tastiere sono adattate ai caratteri usati dalla lingua. Selezionare
una disposizione della tastiera che corrisponda alla tastiera in uso oppure
selezionarne uno simile nel caso che la disposizione della propria tastiera non
sia presente. Una volta completata l'installazione del sistema è possibile
scegliere la disposizione della tastiera fra un numero maggiore di possibilità
(eseguire dpkg-reconfigure keyboard-configuration da root una volta completata
l'installazione).

Selezionare la tastiera che si desidera e poi premere Invio. Usare i tasti
cursore per spostare l'evidenziazione, si trovano nella stessa posizione su
tutte le tastiere, anche quelle con layout adattato alla lingua.

6.3.1.4. Ricerca dell'immagine ISO del Debian Installer

Quando si effettua un'installazione con il metodo hd-media c'è una fase in cui
è necessario cercare e montare un'immagine ISO del Debian Installer per poter
recuperare i file necessari all'installazione mancanti. Questo è esattamente il
compito svolto dal componente iso-scan.

Al primo tentativo iso-scan monta automaticamente tutti i dispositivi a blocchi
(per esempio le partizioni e i volumi logici) su cui è presente un filesystem
conosciuto e poi ricerca i file con estensione .iso (o .ISO). Da notare che la
prima scansione avviene solo sui file presenti nella directory root e nel primo
livello di sottodirectory (cioè riesce a trovare /qualcosa.iso e /data/qualcosa
.iso ma non /data/tmp/qualcosa.iso). Una volta trovata un'immagine ISO, 
iso-scan ne verifica il contenuto per determinare se l'immagine è un'immagine
Debian valida, nel caso non lo sia viene cercata un'altra immagine.

Se il precedente tentativo di ricerca di un'immagine ISO dell'installatore
fallisce, iso-scan chiede se si vuole effettuare un'altra ricerca più
approfondita. In questo passo la ricerca avviene anche nelle sottodirectory
anziché nel solo livello più alto del filesystem.

Se iso-scan non trova un'immagine iso dell'installatore si deve riavviare il
vecchio sistema operativo e verificare se il nome dell'immagine è corretto
(cioè se finisce con .iso), se l'immagine è su un filesystem visibile da
installatore Debian e se l'immagine è compromessa (verificandone la checksum).
Gli utenti più esperti possono fare tutti questi controlli, senza riavviare la
macchina, usando la seconda console.

Notare che la partizione (o il disco) che ospita l'immagine ISO non può essere
riutilizzata durante il processo d'installazione poiché è in uso da parte
dell'Installatore. Per aggirare questo problema, a patto di avere memoria a
sufficienza sul sistema, l'Installatore può copiare l'immagine ISO nella RAM
prima di montarla. È possibile controllare questo meccanismo tramite la domanda
di debconf a priorità bassa iso-scan/copy_iso_to_ram (la domanda è posta solo
se è soddisfatto il requisito di memoria).

6.3.1.5. Configurazione della rete

Appena si accede a questo passo il sistema rileva se sono presenti più schede
di rete e viene chiesto di scegliere quale device dovrà essere l'interfaccia di
rete primaria, cioè quale si vuole usare per l'installazione. A questo punto le
altre interfacce non vengono configurate, sarà possibile farlo una volta
completata l'installazione; si veda la pagina man interfaces(5).

6.3.1.5.1. Configurazione automatica della rete

Il installatore Debian cerca di configurare l'interfaccia di rete
automaticamente se possibile. Un eventuale fallimento della configurazione
automatica può essere causato da diversi fattori che vanno dal cavo di rete
scollegato all'assenza nella propria rete dell'infrastruttura per la
configurazione automatica. I messaggi d'errore nella quarta console possono
essere utili per scoprire il motivo del fallimento. Comunque viene chiesto se
si vuole riprovare oppure se si vuole procedere con la configurazione manuale.
Capita che i server usati per la configurazione automatica siano lenti nel
rispondere, quindi se si è sicuri che il sistema funziona fare un nuovo
tentativo. Se la configurazione automatica fallisce ripetutamente, è possibile
scegliere la configurazione manuale.

6.3.1.5.2. Configurazione automatica della rete

La configurazione manuale della rete fa parecchie domande sulla propria rete,
le più importanti sono indirizzo IP, maschera di rete, gateway, indirizzi dei
name server e nome host. Inoltre, se l'interfaccia di rete è wireless, sono
richiesti ESSID della rete wireless (il nome della rete wireless) e la chiave
WEP oppure la passphrase WPA/WPA2. Rispondere alle domande usando le
informazioni in Sezione 3.3, «Informazioni necessarie».

Nota

Alcuni dettagli tecnici che potrebbero essere utili: il programma assume che
l'indirizzo IP della rete sia il risultato dell'operazione AND fra i bit
dell'indirizzo IP del sistema e la maschera di rete, che l'indirizzo di
broadcast predefinito sia il risultato dell'operazione OR fra l'indirizzo IP
del sistema e la negazione della maschera di rete e cerca anche di indovinare
qual è il gateway. Se non si dispone di queste informazioni, si può provare a
usare i valori presentati come predefiniti, comunque, se necessario, è
possibile cambiarli modificando /etc/network/interfaces una volta completata
l'installazione.

6.3.1.5.3. IPv4 e IPv6

Da Debian GNU/Linux 7.0 («Wheezy») in poi, installatore Debian supporta IPv6
oltre al «classico» IPv4. Sono supportate tutte le combinazioni di IPv4 e IPv6
(solo-IPv4, solo-IPv6 e configurazioni dual-stack).

La configurazione automatica per IPv4 è fatta via DHCP (Dynamic Host
Configuration Protocol). La configurazione automatica per IPv6 supporta la
configurazione automatica stateless tramite NDP (Neighbor Discovery Protocol,
compresa RDNSS, l'assegnazione ricorsiva del server DNS), la configurazione
automatica stateful via DHCPv6 e configurazione automatica mista stateless/
stateful (configurazione dell'indirizzo via NDP e parametri addizionali via
DHCPv6).

6.3.2. Impostazione di utenti e password

Dopo aver installato il sistema di base, l'installatore permette di configurare
l'account «root» e/o un account per il primo utente. Si possono creare altri
account utente una volta completata l'installazione.

6.3.2.1. Impostazione della password di root

L'account di root viene anche chiamato superutente; è un utente che aggira
tutte le protezioni di sicurezza del sistema, deve quindi essere usato solo per
le operazioni di amministrazione del sistema, e per il minor tempo possibile.

Qualsiasi password creata dovrebbe contenere almeno 6 caratteri, con lettere
maiuscole e minuscole, cifre e segni di interpunzione. Durante l'impostazione
della password di root si deve fare ancora più attenzione, dato che è l'account
con i maggiori poteri. Evitare le parole che si trovano nei dizionari e non
usare informazioni personali che possano essere indovinate.

Se qualcuno dice che gli serve la password di root, si dev'essere estremamente
cauti. Non la si dovrebbe mai fornire a nessuno, a meno che non si stia
amministrando una macchina con più di un amministratore di sistema.

Se la password per «root» non viene specificata, tale account viene
disabilitato e in seguito verrà installato pacchetto sudo che permetterà di
effettuare operazioni amministrative sul nuovo sistema. Al primo utente creato
sul sistema sarà consentito l'uso del comando sudo per impersonare root.

6.3.2.2. Creazione di un utente normale

Il sistema a questo punto chiederà se si vuole creare un account per un utente
normale, da usare per le attività quotidiane personali, per le quali non si
deve assolutamente usare l'account di root.

Perché no? Una ragione per evitare di usare i privilegi di root è che è molto
facile fare dei danni irreparabili. Un'altra è che si può essere portati con
l'inganno ad attivare un cavallo di troia (o «trojan»), cioè un programma che
sfrutta i poteri di superutente per compromettere la sicurezza del sistema. Un
buon libro sull'amministrazione dei sistemi Unix coprirà questo argomento in
maggior dettaglio, vale la pena leggerne uno se non si conosce la questione.

Per prima cosa viene chiesto il nome completo dell'utente, poi viene chiesto un
nome per l'account, solitamente è sufficiente il proprio nome o qualcosa di
simile. Infine viene chiesta una password per l'account.

Se in qualsiasi momento dopo l'installazione si vuole creare un altro utente,
usare il comando adduser.

6.3.3. Configurazione dell'orologio e del fuso orario

Come prima cosa l'installatore cerca di connettersi a un time server su
Internet (tramite il protocollo NTP) per impostare correttamente l'ora sul
sistema. Se non riesce, l'installatore assume come valide la data e l'ora
ottenute dall'orologio di sistema. Non è possibile impostare manualmente l'ora
del sistema durante il processo d'installazione.

In base alla nazione scelta all'inizio dell'installazione potrebbe essere
mostrato l'elenco dei soli fusi orari pertinenti a quella nazione; se nella
nazione è presente un solo fuso orario ed è in corso un'installazione
predefinita, non verrà chiesto nulla e il sistema userà quel fuso orario.

Nella modalità esperto o quando l'installazione avviene a priorità media, è
possibile scegliere come fuso orario «Tempo coordinato universale» (UTC).

Se per qualsiasi motivo si vuole impostare un fuso orario che non è legato alla
nazione scelta, si hanno due possibilità.

 1. Il modo più semplice è scegliere un fuso orario diverso una volta finita
    l'installazione e avviato il nuovo sistema. Il comando da usare è:

    # dpkg-reconfigure tzdata

 2. In alternativa il fuso orario può essere impostato all'inizio
    dell'installazione passando il parametro time/zone=valore all'avvio del
    sistema d'installazione. Ovviamente il valore deve essere un fuso orario
    valido, per esempio Europe/Rome o UTC.

Nel caso di installazioni automatiche è possibile impostare qualsiasi valore
per il fuso orario tramite la preconfigurazione.

6.3.4. Partizionamento e selezione del punto di mount

A questo punto, dopo che il rilevamento dell'hardware è stato eseguito per
l'ultima volta, installatore Debian dovrebbe trovarsi alla sua massima potenza,
personalizzato per le esigenze dell'utente e pronto a fare un po' di lavoro
vero. Come suggerisce il titolo di questa sezione, il compito principale dei
prossimi pochi componenti ricade nel partizionamento dei dischi, nella
creazione dei file system, nell'assegnazione dei punti di mount e nella
configurazione, se necessaria, delle opzioni a essi strettamente correlate come
i dispositivi RAID, LVM o cifrati.

Se non si ha confidenza con il partizionamento, o si desidera conoscere più
particolari, si veda Appendice C, Partizionare per Debian.

In primo luogo è data l'opportunità di partizionare automaticamente un intero
disco oppure il solo spazio libero disponibile. Ciò è chiamato partizionamento 
«guidato». Se non si desidera usare l'autopartizionamento, scegliere Manuale
dal menu.

6.3.4.1. Opzioni di partizionamento supportate

Il programma di partizionamento usato nel installatore Debian è abbastanza
versatile, permette di creare diversi schemi di partizionamento, di usare varie
tabelle di partizione, file system e device a blocchi.

Le opzioni disponibili dipendono principalmente dall'architettura ma anche da
altri fattori. Per esempio, su sistemi con poca memoria interna alcune opzioni
potrebbero non essere disponibili. Anche il comportamento predefinito potrebbe
cambiare. Per esempio il tipo predefinito delle tabelle delle partizioni può
essere diverso su un disco di grossa capacità rispetto a dischi più piccoli.
Alcune opzioni possono essere modificate solo quando l'installazione avviene
con debconf a priorità media o bassa, con le priorità più alte saranno usati i
valori predefiniti.

L'Installatore supporta varie forme avanzate di partizionamento e di uso di
dispositivi di memorizzazione, che in molti casi possono essere usati in
combinazione.

  • LVM (Logical Volume Management)

  • RAID Software

    È supportato il RAID di livello 0, 1, 4, 5, 6 e 10.

  • Cifratura

  • Multipath (sperimentale)

    Vedere il nostro Wiki per maggiori informazioni. Attualmente il supporto
    per multipath è disponibile solo se attivato all'avvio dell'Installatore.

Sono supportati i seguenti file system.

  • ext2r0, ext2, ext3, ext4

    Nella maggior parte dei casi il file system predefinito è ext4; per le
    partizioni /boot viene scelto ext2 quando è usato il partizionamento
    guidato.

  • jfs (non disponibile su tutte le architetture)

  • xfs (non disponibile su tutte le architetture)

  • reiserfs (opzionale; non disponibile su tutte le architetture)

    Il supporto per il file system Reiser non è più disponibile in modo
    predefinito. È possibile attivarlo usando l'Installatore a priorità media o
    bassa e selezionando il componente partman-reiserfs. È supportata solo la
    versione 3 del file system.

  • jffs2

    Usato su alcuni sistemi per leggere le memorie flash. Non è possibile
    creare nuove partizioni jffs2.

  • FAT16, FAT32

6.3.4.2. Partizionamento guidato

Con il partizionamento guidato si hanno tre possibilità: creare le partizioni
direttamente sull'hard disk (il metodo classico) oppure tramite il Logical
Volume Management (LVM) oppure tramite LVM cifrato^[6].

Nota

La possibilità di usare LVM (cifrato o no) potrebbe non essere disponibile su
tutte le architetture.

Quando si usa LVM o LVM cifrato, l'installatore crea gran parte delle
partizioni all'interno di una partizione più grande; il vantaggio di questa
operazione è che in seguito le partizioni interne possono essere ridimensionate
abbastanza facilmente. Per LVM cifrato la partizione più grande non è leggibile
senza conoscere la passphrase, questo fornisce un livello di sicurezza maggiore
per i propri dati personali.

Quando si usano volumi LVM cifrati, l'installatore cancella automaticamente il
contenuto del disco scrivendovi dati casuali. Questo incrementa la sicurezza
(rendendo impossibile riconoscere le parti del disco usate e assicurando la
cancellazione di tutte le tracce delle precedenti installazioni) ma può
richiedere molto tempo, a seconda della dimensione del disco.

Nota

Se si sceglie il partizionamento guidato con LVM o LVM cifrato è necessario
effettuare alcune modifiche alla tabella delle partizioni del disco scelto
durante la configurazione del LVM. Queste modiche cancellano i dati presenti
sul disco e non è possibile annullare l'operazione, però viene richiesta la
conferma di qualsiasi modifica prima di eseguire la scrittura sul disco.

Se si sceglie il partizionamento guidato (classico, LVM o LVM cifrato)
dell'intero disco viene prima chiesto di scegliere il disco che si vuole usare,
verificare che nell'elenco appaiano tutti i dischi e assicurarsi di scegliere
quello corretto. L'ordine con cui appaiono i dischi può essere diverso da
quello a cui si è abituati; la dimensione del disco può essere utile per
identificare i diversi dischi.

Tutti i dati sul disco scelto possono andare persi, però viene richiesta la
conferma di qualsiasi modifica prima di eseguire la scrittura sul disco. Con il
metodo di partizionamento classico è possibile annullare qualsiasi modifica
fino alla fine; quando si usa i metodi LVM (cifrato o no) questo non è
possibile.

Poi è possibile scegliere uno degli schemi elencati nella tabella seguente.
Tutti gli schemi hanno pro e contro, alcuni dei quali sono discussi in
Appendice C, Partizionare per Debian. Si consiglia l'uso del primo schema se si
hanno dei dubbi su quale scegliere. Inoltre si deve tener presente che il
partizionamento guidato ha bisogno di quantità minima di spazio libero per
funzionare, se sul disco non è presente circa 1 GB di spazio (dipende dallo
schema scelto), il partizionamento guidato non funziona.

┌─────────────────────────────────────┬─────────────┬─────────────────────────┐
│      Schema di partizionamento      │Spazio minimo│    Partizioni create    │
├─────────────────────────────────────┼─────────────┼─────────────────────────┤
│Tutti i file in una partizione       │600MB        │/, swap                  │
├─────────────────────────────────────┼─────────────┼─────────────────────────┤
│Partizione /home separata            │500MB        │/, /home, swap           │
├─────────────────────────────────────┼─────────────┼─────────────────────────┤
│Partizioni /home, /var e /tmp        │1GB          │/, /home, /var, /tmp,    │
│separate                             │             │swap                     │
└─────────────────────────────────────┴─────────────┴─────────────────────────┘

Se si sceglie il partizionamento guidato con LVM (cifrato o no), l'installatore
crea una partizione /boot separata. Le altre partizioni, compresa la partizione
di swap, sono create all'interno della partizione LVM.

Dopo la selezione dello schema, la schermata successiva mostrerà la nuova
tabella delle partizioni, comprese le informazioni sulla formattazione delle
partizioni e dove saranno montate.

L'elenco delle partizioni dovrebbe assomigliare a questo:

  IDE1 master (sda) - 6.4 GB WDC AC36400L
        #1 primary   16.4 MB  B f ext2       /boot
        #2 primary  551.0 MB      swap       swap
        #3 primary    5.8 GB      ntfs
           pri/log    8.2 MB      FREE SPACE

  IDE1 slave (sdb) - 80.0 GB ST380021A
        #1 primary   15.9 MB      ext3
        #2 primary  996.0 MB      fat16
        #3 primary    3.9 GB      xfs        /home
        #5 logical    6.0 GB    f ext3       /
        #6 logical    1.0 GB    f ext3       /var
        #7 logical  498.8 MB      ext3
        #8 logical  551.5 MB      swap       swap
        #9 logical   65.8 GB      ext2

Questo esempio mostra due dischi divisi in parecchie partizioni; il primo disco
dispone anche di un po' di spazio libero. In ogni riga che corrisponde a una
partizione è riportato numero, tipo, dimensione, flag opzionali, file system e
mount point (se assegnato) della partizione. Nota: questa particolare
impostazione non può essere realizzata usando il partizionamento guidato poiché
mostra delle variazioni che possono essere realizzate solo con il
partizionamento manuale.

Con questo si conclude la parte guidata del partizionamento. Se si è
soddisfatti della tabella delle partizioni appena creata si può selezionare 
Terminare il partizionamento e scrivere i cambiamenti sul disco dal menu per
scrivere la nuova tabella delle partizioni (come descritto alla fine di questa
sezione). Invece se il risultato non è soddisfacente si può scegliere Annullare
i cambiamenti alle partizioni ed eseguire un nuovo partizionamento guidato o
modificare i cambiamenti proposti usando la stessa procedura (descritta in
seguito) per il partizionamento manuale.

6.3.4.3. Partizionamento manuale

Se si sceglie di partizionare manualmente viene mostrata una schermata simile
alla precedente ma con la tabella delle partizioni esistente e senza i mount
point. Come configurare manualmente la tabella delle partizioni e l'uso delle
partizioni nel nuovo sistema Debian sono argomenti trattati nel seguito di
questa sezione.

Se si sceglie un disco nuovo, su cui non è presente nessuna partizione o su cui
non c'è spazio libero, viene chiesto se si vuole creare una nuova tabella delle
partizioni (questa operazione è necessaria per poter creare delle nuove
partizioni). Come conseguenza a questa operazione, sotto il disco selezionato,
appare una nuova riga intitolata «FREE SPACE» (spazio libero).

Quando si seleziona dello spazio libero viene data la possibilità di creare una
nuova partizione; è necessario rispondere a poche domande sulla sua dimensione,
il tipo (primaria o logica) e la posizione (all'inizio o alla fine dello spazio
libero). Poi è visualizzato un dettagliato resoconto della nuova partizione.
L'opzione più importante è Usato come:, infatti determina se la partizione deve
avere un file system oppure se deve essere usata come swap, in RAID software,
con LVM, con un file system cifrato oppure se non deve essere utilizzata.
Inoltre è possibile specificare altre opzioni come il punto di mount, le
opzioni di mount e il flag avviabile; queste opzioni sono visualizzate in base
all'uso che si intende fare della partizione. Se i valori predefiniti non sono
di proprio gradimento si possono cambiare, per esempio selezionando l'opzione 
Usato come: si può cambiare il file system per la partizione compresa la
possibilità di usare la partizione come swap, in RAID software, con LVM o non
utilizzarla affatto. Conclusa la configurazione della partizione si può
selezionare Preparazione di questa partizione completata per ritornare alla
schermata principale di partman.

Per cambiare qualcosa sulle partizioni si deve selezionare la partizione, in
questo modo appare il menu di configurazione della partizione; è la stessa
schermata usata per la creazione di una nuova partizione dalla quale è
possibile modificare le stesse impostazioni. Una delle funzioni possibili, ma
non ovvia, è la possibilità di ridimensionare la partizione selezionando la
voce in cui è mostrata la dimensione della partizione. Il ridimensionamento
funziona almeno sui file system fat16, fat32, ext2, ext3 e swap. Questo menu
consente anche di cancellare una partizione.

Devono essere creare almeno due partizioni: una per il file system di root (che
verrà montato come /) e una per l'area di swap. Se non si dichiara un file
system di root partman impedisce l'avanzamento dell'installazione.

Le capacità di partman possono essere estese con altri moduli per
l'installatore che però dipendono dall'architettura del sistema. Perciò se non
tutte le funzionalità promesse sono disponibili si deve verificare che tutti i
moduli necessari siano stati caricati (per esempio partman-ext3, partman-xfs o
partman-lvm).

Quando si è soddisfatti della tabella delle partizioni, selezionare Terminare
il partizionamento e scrivere i cambiamenti sul disco dal menu. Verrà
presentato un breve riepilogo delle modifiche fatte sui dischi e verrà chiesto
di confermare la creazione dei file system.

6.3.4.4. Configurazione di device multidisco (RAID software)

Se nel proprio sistema ci sono più dischi fissi^[7] si può usare partman-md per
configurare i dischi in modo da incrementare le prestazioni e/o migliorare
l'affidabilità dei dati. Il risultato è un Multidisk Device (o almeno la sua
variante più famosa, il RAID software).

Un MD è un insieme di partizioni localizzate su dischi differenti e combinate
insieme per formare un dispositivo logico. Questo device può quindi essere
usato come una normale partizione (cioè lo si può partizionare con partman, si
può assegnargli un mount point, ecc.).

I benefici che è possibile ricavare dipendono dal tipo di dispositivo MD che si
intende creare. Attualmente quelli supportati sono:

RAID0

    Lo scopo di RAID0 sono le prestazioni. RAID0 divide tutti i dati entranti
    in strisce e le distribuisce in modo uniforme su tutti i dischi. Questo può
    incrementare la velocità delle operazioni di lettura/scrittura, ma in caso
    di rottura di uno dei dischi si perdono tutti i dati (infatti parte delle
    informazioni sono sui dischi integri e l'altra parte era sul disco rotto).

    Un uso tipico di RAID0 è una partizione per l'editing video.

RAID1

    Adatto nelle situazioni in cui l'affidabilità è la necessità primaria.
    Consiste di più partizioni (di solito due) della stessa dimensione e ogni
    partizione contiene esattamente gli stessi dati. Questo comporta tre cose:
    se uno dei dischi si rompe i dati rimangono disponibili sugli altri dischi,
    è possibile usare solo una parte della capacità dei dischi (in particolare
    la dimensione della partizione più piccola in RAID), incremento delle
    prestazioni dato che la lettura dei dati è bilanciata sui dischi, per
    esempio su un file server il numero delle letture è superiore a quello
    delle scritture.

    Nell'array è possibile inserire anche un disco di scorta che in caso di
    rottura di uno degli altri dischi lo rimpiazza.

RAID5

    È un buon compromesso fra velocità, affidabilità e ridondanza dei dati.
    RAID5 divide tutti i dati entranti in strisce e le distribuisce in modo
    uniforme su tutti i dischi (come con RAID0) tranne uno. Diversamente da
    RAID0, con RAID5 sono calcolate le informazioni sulla parità che poi sono
    scritte sul disco rimanente. Il disco di parità non è fisso (questo è vero
    per RAID4) ma viene cambiato periodicamente in modo che anche le
    informazioni di parità sono distribuite uniformemente su tutti i dischi.
    Quando un disco si rompe la parte mancante dei dati può essere calcolata
    usando le altre parti dei dati e le informazioni di parità. RAID5 deve
    essere composto da almeno tre partizioni attive, inoltre nell'array si può
    avere anche un disco di scorta che nel caso di rottura di un disco
    rimpiazza il disco rotto.

    Come si può notare il RAID5 ha un grado di affidabilità simile al RAID1 con
    minor richiesta di ridondanza. D'altra parte le operazioni di scrittura
    possono essere un po' più lente rispetto al RAID0 a causa del calcolo delle
    informazioni di parità.

RAID6

    Simile a RAID5 con l'eccezione che utilizza due dispositivi per la parità
    anziché uno.

    Un array RAID6 può resistere alla rottura di due dischi.

RAID10

    RAID10 combina lo striping (come in RAID0) e il mirroring (come in RAID1).
    Vengono create n copie dei dati in arrivo che sono distribuite fra le
    partizioni in modo che nessuna copia dei dati sia scritta sullo stesso
    dispositivo. Il valore predefinito per n è 2, ma può essere cambiato in
    modalità esperto. Il numero di partizioni usato deve essere almeno n.
    RAID10 può distribuire le copie usando diversi layout. Il layout
    predefinito prevede copie vicine. Con le copie vicine, tutte le copie hanno
    lo stesso offset sui dischi. Invece le copie lontane hanno offset diversi.
    Le copie offset copiano l'intera striscia, non la singola copia.

    RAID10 può essere usato per avere affidabilità e ridondanza senza lo
    svantaggio di dover calcolare la parità.

Riassumendo:

┌──────┬─────────┬─────────┬───────────┬──────────────────────────────────────┐
│      │ Numero  │Device di│ Resiste a │                                      │
│ Tipo │minimo di│ scorta  │rotture del│          Spazio disponibile          │
│      │ device  │         │  disco?   │                                      │
├──────┼─────────┼─────────┼───────────┼──────────────────────────────────────┤
│      │         │         │           │La dimensione della partizione più    │
│RAID0 │2        │no       │no         │piccola moltiplicata per il numero di │
│      │         │         │           │device in RAID.                       │
├──────┼─────────┼─────────┼───────────┼──────────────────────────────────────┤
│RAID1 │2        │Opzionale│sì         │La dimensione della partizione più    │
│      │         │         │           │piccola in RAID                       │
├──────┼─────────┼─────────┼───────────┼──────────────────────────────────────┤
│      │         │         │           │La dimensione della partizione più    │
│RAID5 │3        │Opzionale│sì         │piccola moltiplicata per il numero di │
│      │         │         │           │device in RAID meno 1.                │
├──────┼─────────┼─────────┼───────────┼──────────────────────────────────────┤
│      │         │         │           │La dimensione della partizione più    │
│RAID6 │4        │Opzionale│sì         │piccola moltiplicata per il numero di │
│      │         │         │           │device in RAID meno 2.                │
├──────┼─────────┼─────────┼───────────┼──────────────────────────────────────┤
│      │         │         │           │La somma di tutte le partizioni diviso│
│RAID10│2        │Opzionale│sì         │per il numero di pezzi per copia (il  │
│      │         │         │           │numero predefinito è 2)               │
└──────┴─────────┴─────────┴───────────┴──────────────────────────────────────┘

Se si desidera conoscere tutto ciò che c'è da sapere sul RAID software si
consulti il Software RAID HOWTO.

Per creare un device MD si devono marcare le partizioni da usare in RAID
(questo si può fare con partman, nel menu Impostazioni della partizione
scegliere Usato come: → volume fisico per il RAID).

Nota

Assicurarsi che il sistema si possa avviare con lo schema di partizionamento
che si intende applicare. In generale per utilizzare il file system di root (/)
in RAID è necessario creare un file system separato per /boot. La maggior parte
dei boot loader supportano il RAID1 in mirror (non in strisce), quindi una
soluzione può essere usare RAID5 per / e RAID1 per /boot.

Poi nel menu principale di partman si deve selezionare Configurare il RAID
software (questo menu appare solo dopo aver marcato almeno una partizione come 
volume fisico per il RAID). Nella prima schermata di partman-md selezionare 
Creare un device multidisk (MD), viene presentato un elenco dei tipi di device
MD supportati dal quale scegliere. Quello che segue dipende dal tipo di device
MD scelto.

  • RAID0 è semplice, viene mostrato l'elenco delle partizioni RAID disponibili
    e l'unica cosa da fare è scegliere le partizioni con le quali si vuole
    comporre il device MD.

  • RAID1 è leggermente più complesso. Prima viene chiesto il numero di
    partizioni attive e il numero di partizioni di scorta per il nuovo device
    MD. Poi è necessario scegliere dall'elenco delle partizioni RAID
    disponibili quali saranno quelle attive e quali saranno quelle di scorta.
    Il numero totale di partizioni deve coincidere con quello specificato in
    precedenza. Se durante la selezione si compie un errore e si sceglie un
    numero sbagliato di partizioni installatore Debian non permette di
    proseguire con l'installazione fino a quando non si corregge questo errore.

  • La procedura di configurazione di RAID5 è simile a quella per RAID1 con una
    eccezione, è necessario usare almeno tre partizioni attive.

  • Anche RAID6 ha una procedura di configurazione simile a quella per RAID1
    con un'eccezione: sono necessarie almeno quattro partizioni.

  • Infine anche RAID10 ha una procedura di configurazione simile a quella per
    RAID1 tranne quando viene eseguita in modalità esperto. Infatti, in tale
    modalità, installatore Debian chiede il layout che può essere n (per le
    copie vicine), f (per le copie lontane) oppure o (per copie in offset). La
    seconda parte è il numero di copie dei dati da fare. Deve essere almeno
    uguale al numero di dispositivi attivi in modo che tutte le copie siano
    scritte su dischi diversi.

È possibile avere diversi tipi di MD contemporaneamente. Per esempio, se si
dedicano al MD 3 hard disk da 200 GB, ciascuno con due partizioni da 100 GB, si
possono combinare le prime partizioni di tutti e tre i dischi in un RAID0 (come
partizione veloce da 300 GB per l'editing video) e usare le altre tre
partizioni (2 attive e 1 di scorta) in RAID1 (come partizione da 100 GB più
affidabile per la /home).

Dopo aver preparato i device MD a proprio piacimento si può Terminare 
partman-md e tornare a partman per creare i filesystem sui nuovi device MD e
per assegnare i normali attributi, per esempio il mount point.

6.3.4.5. Configurazione del Logical Volume Manager (LVM)

Se si lavora con i computer come amministratore di sistema o come utente «
esperto» sicuramente si conoscerà la situazione in cui qualche partizione del
disco (di solito quella più importante) è quasi completamente occupata, mentre
altre partizioni sono abbondantemente sottoutilizzate che si gestisce spostando
i dati, facendo dei link simbolici, ecc.

Per evitare la situazione descritta sopra si può usare un Logical Volume
Manager (LVM). In poche parole con LVM si possono combinare le partizioni (i
volumi fisici nel gergo di LVM) in un disco virtuale (chiamato gruppo di volumi
) che poi può essere diviso in partizioni virtuali (i volumi logici). La cosa
importante è che i volumi logici (e ovviamente i gruppi di volumi sottostanti)
possono estendersi su più dischi fisici.

Quando ci si accorge che per la propria partizione /home si ha bisogno di più
degli attuali 160 GB si può semplicemente aggiungere un disco da 300 GB al
computer, unirlo al gruppo di volumi esistente e infine ridimensionare il
volume logico che contiene il filesystem /home; adesso gli utenti avranno a
disposizione una nuova partizione da 460 GB. Questo esempio è stato
semplificato al massimo. Se ancora non si è letto LVM HOWTO si consiglia di
farlo.

La configurazione di LVM con il installatore Debian è abbastanza semplice e
completamente supportata da partman. Come prima cosa si devono marcare le
partizioni da usare come volumi fisici per LVM, questo si può fare dal menu 
Impostazioni della partizione scegliendo Usato come: → volume fisico per LVM.

Avvertimento

Attenzione: la nuova configurazione LVM distruggerà tutti i dati su tutte le
partizioni marcate con codice tipo LVM. Quindi, se è già presente un LVM sui
dischi e si vuole installare Debian sulla stessa macchina, il vecchio LVM
(quello già esistente) verrà cancellato! Lo stesso vale per le partizioni che
sono (per qualsiasi ragione) erroneamente marcate con tipo LVM ma che
contengono qualcosa di diverso (come un volume criptato). È necessario
rimuovere questi dischi dal sistema prime di effettuare una nuova
configurazione LVM!

Poi, tornando al menu principale di partman, sarà visibile una nuova voce 
Configurare il Logical Volume Manager. Quando viene selezionata è richiesto di
confermare (se presenti) le modifiche alla tabella delle partizioni ancora in
sospeso e poi è mostrato il menu di configurazione del LVM. Prima del menu è
mostrato un riepilogo della configurazione del LVM. Il contenuto del menu
dipende dal contesto quindi mostra solo le azioni valide. Le azioni possibili
sono:

  • Mostra dettagli di configurazione: mostra struttura, nomi e dimensioni del
    volume logico e altre informazioni

  • Creare i gruppi di volumi

  • Creare un volume logico

  • Cancellare i gruppi di volumi

  • Cancellare il volume logico

  • Estendere il gruppo di volumi

  • Ridurre il gruppo di volumi

  • Terminare: ritorna al menu principale di partman

Usare le voci nel menu per creare un gruppo di volumi e poi per creare dei
volumi logici al suo interno.

Al rientro nel menu principale di partman tutti i volumi logici sono elencati
come se fossero delle normali partizioni (e devono essere trattati come tali).

6.3.4.6. Configurazione di volumi cifrati

installatore Debian consente di preparare delle partizioni cifrate; ogni file
scritto su partizioni di questo tipo viene immediatamente salvato sul device
usando un formato cifrato. L'accesso ai dati cifrati è permesso solo dopo aver
inserito la passphrase scelta alla creazione della partizione cifrata. Questa
funzionalità è utile per proteggere i dati sensibili nel caso di furto del
proprio portatile o del proprio disco fisso, il ladro potrebbe avere accesso
fisico al disco fisso ma senza conoscere la passphrase corretta, i dati sul
disco risultano essere una sequenza casuale di caratteri.

Le partizioni più importanti da cifrare sono: la partizione home, in cui
risiedono i dati privati, e la partizione di swap, in cui durante la normale
attività potrebbero essere temporaneamente memorizzati dei dati sensibili.
Ovviamente nulla vieta di cifrare qualsiasi altra partizione. Per esempio in /
var i database server, i mail server o i print server salvano i propri dati,
oppure /tmp è usata da vari programmi per memorizzare dei file temporanei
potenzialmente importanti. Si potrebbe anche voler cifrare l'intero sistema;
solitamente l'unica partizione che deve rimanere non cifrata è la /boot perché
storicamente non era possibile caricare il kernel da una partizione cifrata.
Oggigiorno GRUB è in grado di farlo ma in installatore Debian manca il supporto
nativo per la partizione /boot cifrata quindi questa configurazione è spiegata
in un documento separato.

Nota

Le prestazioni di una partizione cifrata sono inferiori rispetto a quelle di
una partizione tradizionale perché i dati devono essere decifrati o cifrati a
ogni lettura o scrittura. L'impatto sulle prestazioni dipende dalla velocità
della CPU, dal cifrario scelto e dalla lunghezza della chiave.

Per usare la cifratura è necessario creare una nuova partizione dopo aver
selezionato dello spazio libero dal menu principale di partizionamento.
Un'altra possibilità è selezionare una partizione esistente (per esempio una
normale partizione, un volume logico di LVM o un volume RAID). Dal menu 
Impostazioni della partizione si deve scegliere volume fisico per la cifratura
come valore del campo Usato come:. Il menu cambia in modo da visualizzare le
opzioni relative a come cifrare la partizione.

Il metodo di cifratura supporto da installatore Debian è dm-crypt (incluso nei
nuovi kernel Linux e in grado di ospitare volumi fisici per LVM).

Vediamo quali sono le opzioni disponibili quando si sceglie di cifrare con
Device-mapper (dm-crypt). Come al solito: quando si hanno dei dubbi si
accettino i valori predefiniti, poiché sono stati attentamente scelti in
funzione della sicurezza del sistema finale.

Cifratura: aes

    Questa opzione permette di scegliere l'algoritmo di cifratura (cifrario) da
    usare per cifrare i dati nella partizione. Attualmente installatore Debian
    supporta i seguenti cifrari a blocchi: aes, blowfish, serpent e twofish.
    Non rientra fra gli obiettivi di questo documento discutere le qualità dei
    vari algoritmi, comunque può essere utile sapere che nel 2000 l'American
    National Institute of Standards and Technology ha scelto AES come
    l'algoritmo standard per la protezione delle informazioni sensibili nel
    21-esimo secolo.

Dimensione della chiave: 256

    Si può specificare la lunghezza della chiave di cifratura. Generalmente una
    chiave più lunga aumenta la forza della cifratura, d'altra parte
    all'aumento della lunghezza della chiave corrisponde un impatto negativo
    sulle prestazioni. Le lunghezze disponibili per la chiave dipendono dal
    cifrario.

Algoritmo di IV: xts-plain64

    In crittografia il Vettore di Inizializzazione o IV è usato per garantire
    che applicando l'algoritmo di cifratura sullo stesso testo in chiaro e con
    la stessa chiave si ottenga sempre un unico testo cifrato. Lo scopo è di
    impedire a un aggressore di dedurre informazioni cercando sequenze che si
    ripetono nei dati cifrati.

    Fra le alternative proposte quella predefinita (xts-plain64) è attualmente
    la meno vulnerabile ai tipi di attacco conosciuti. Si può usare una delle
    alternative solo dovendo garantire la compatibilità con altri sistemi già
    installati che non sono in grado di usare degli algoritmi più recenti.

Chiave di cifratura: Passphrase

    Adesso si deve scegliere il tipo di chiave di cifratura per la partizione.

    Passphrase

        La chiave di cifratura viene calcolata^[8] sulla base di una passphrase
        che di dovrà inserire successivamente durante il processo
        d'installazione.

    Chiave casuale

        Una nuova chiave di cifratura viene generata partendo da dati casuali
        ogni volta che si prova ad attivare la partizione cifrata. In altre
        parole: ad ogni riavvio del sistema il contenuto della partizione è
        perso perché la chiave è cancellata dalla memoria. (Ovviamente si più
        provare a indovinare la chiave con un attacco di forza bruta ma, a meno
        dell'esistenza di una falla sconosciuta nel cifrario, è un risultato
        che non si ottiene nella durata della nostra esistenza).

        Le chiavi casuali sono particolarmente utili per le partizioni di swap,
        infatti non è necessario dover ricordare la passphrase o eliminare i
        dati sensibili dalla partizione di swap prima di spegnere la macchina.
        Purtroppo ciò significa che non si può usare la funzionalità «
        suspend-to-disk» offerta dai kernel Linux più recenti dato che è
        impossibile (durante l'avvio di ripristino) recuperare i dati
        memorizzati nella partizione di swap.

Cancellare i dati: sì

    Determina se il contenuto di questa partizione debba essere sovrascritto
    con dei dati casuali prima di impostare la cifratura. Si raccomanda questa
    operazione perché altrimenti un aggressore potrebbe essere in grado di
    riconoscere quali parti della partizione sono in uso e quali no. Inoltre
    questo rende più complesso il ripristino di qualsiasi dato rimasto dalle
    precedenti installazioni^[9].

Dopo aver scelto i parametri per le partizioni cifrate, tornare al menu
principale di partizionamento. Adesso è presente una nuova voce di menu con
nome Configurare volumi cifrati. Dopo averla selezionata viene chiesto di
confermare la cancellazione dei dati nelle partizioni marcate per essere
ripulite e di confermare altre cose come la scrittura della nuova tabella delle
partizioni. Se la partizione è di grandi dimensioni questa operazione potrebbe
richiedere un po' di tempo.

Poi viene chiesto di inserire la passphrase per ognuna delle partizioni
configurate. Una buona passphrase dovrebbe essere di almeno 8 caratteri,
dovrebbe essere composta da lettere, numeri e altri caratteri e non dovrebbe
contenere parole che si possono trovare in un dizionario né informazioni
personali (come la data di nascita, hobby, nomi di animali domestici, nomi di
familiari o parenti, ecc.).

Avvertimento

Prima di inserire qualsiasi passphrase si deve essere sicuri che la tastiera
sia configurata correttamente e che i caratteri generati siano quelli che ci si
aspetta. Se non si è sicuri si può passare sulla seconda console virtuale e
fare delle prove. Ciò garantisce di non avere sorprese in seguito, per esempio
inserendo la passphrase con una tastiera qwerty configurata con una
disposizione azerty. Questa situazione può avere più cause. Forse durante
l'installazione si è cambiato la disposizione della tastiera, oppure la
disposizione della tastiera non era stata ancora configurata quando si è
inserito la passphrase per il file system di root.

Se per creare le chiavi di cifratura si fossero scelti metodi diversi dalla
passphrase, le chiavi verrebbero create adesso. Dato che duranti i primi passi
dell'installazione il kernel potrebbe non aver accumulato entropia sufficiente
il processo potrebbe richiedere parecchio tempo. Il processo può essere
velocizzato generando entropia: cioè premendo dei tasti a caso, passando alla
shell nella seconda console virtuale per causare traffico di rete o con i
dischi (scaricando dei file, inviando dei file di grosse dimensioni in /dev/
null, ecc.). Questa operazione deve essere ripetuta per ogni partizione da
cifrare.

Dopo essere ritornati al menu di partizionamento principale si vedranno tutti i
volumi cifrati come altre partizioni e possono essere configurati come se
fossero delle partizioni tradizionali. L'esempio seguente mostra un volume
cifrato via dm-crypt.

Volume cifrato (sda2_crypt) - 115.1 GB Linux device-mapper
     #1 115.1 GB  F ext3

Adesso è il momento di assegnare i punti di mount ai volumi ed eventualmente
modificare il tipo di file system se quello predefinito non è adatto ai propri
scopi.

Fare attenzione agli identificatori fra parentesi (in questo esempio (
sda2_crypt) e dei punti di mount che si assegnano ai volumi. Queste
informazioni sono necessarie in seguito, durante l'avvio del nuovo sistema. Le
differenze fra il processo d'avvio tradizionale e quello con la crittazione
verranno spiegate successivamente in Sezione 7.2, «Montare volumi cifrati».

Quando si è soddisfatti dello schema di partizionamento si può proseguire con
l'installazione.

6.3.5. Installazione del sistema base

Nonostante questa fase sia la meno problematica, richiede una parte
significativa del tempo di installazione perché scarica, verifica e scompatta
l'intero sistema base. Se si possiede un computer lento o una connessione di
rete lenta, ciò potrebbe richiedere un certo tempo.

Durante l'installazione del sistema di base i messaggi relativi all'estrazione
e alla configurazione dei pacchetti sono rediretti su tty4. È possibile
accedere a questo terminale premendo Alt+F4; per tornare al terminale con il
processo d'installazione principale premere Alt+F1.

I messaggi relativi all'estrazione e alla configurazione dei pacchetti generati
durante questa fase sono salvati anche in /var/log/syslog. Quando
l'installazione avviene tramite una console seriale questo è l'unico posto in
cui è possibile vederli.

Come parte dell'installazione viene installato un kernel Linux. Usando la
priorità predefinita il programma d'installazione sceglie il kernel che meglio
si adatta al proprio hardware. Nelle modalità con priorità più bassa è
possibile scegliere uno dei kernel fra quelli disponibili.

Quando i pacchetti sono installati tramite il sistema di gestione dei pacchetti
e con la configurazione predefinita, vengono installati anche i pacchetti
raccomandati dai pacchetti da installare. I pacchetti raccomandati non sono
strettamente necessari per le funzionalità principali del programma scelto, ma
lo migliorano e, secondo i manutentori del pacchetto, normalmente si dovrebbero
installare al programma.

Nota

Per motivi tecnici i pacchetti installati durante l'installazione del sistema
di base sono installati senza i relativi «Raccomandati». La regola descritta in
precedenza ha effetto solo dopo questo punto del processo d'installazione.

6.3.6. Installazione di altri programmi

A questo punto è disponibile un sistema usabile ma molto limitato. La maggior
parte degli utenti vuole installare altri programmi per adattare il sistema
alle proprie necessità, e il programma d'installazione consente di farlo. Se si
possiede un computer lento o una connessione di rete lenta, ciò potrebbe
richiedere molto più tempo rispetto all'installazione del sistema di base.

6.3.6.1. Configurazione di APT

Uno degli strumenti usati per installare i pacchetti su un sistema Debian GNU/
Linux è il programma apt, contenuto nel pacchetto apt^[10]. Si possono usare
anche altre interfacce per la gestione dei pacchetti come aptitude e synaptic.
Queste interfacce sono quelle consigliate ai nuovi utenti poiché integrano
alcune caratteristiche (ricerca dei pacchetti e verifica dello stato) in
un'interfaccia utente gradevole.

apt deve essere configurato indicando la posizione da cui può recuperare i
pacchetti. Il risultato di questa configurazione è scritto nel file /etc/apt/
sources.list che è possibile esaminare e modificare a proprio piacimento una
volta conclusa l'installazione.

Se l'installazione avviene alla priorità predefinita, l'installatore si occupa
automaticamente della maggior parte della configurazione basandosi sul metodo
d'installazione in uso e sulle scelte fatte nelle fasi iniziali
dell'installazione. Nella maggior parte dei casi l'installatore aggiunge
automaticamente un mirror per la sicurezza e, quando si installa la
distribuzione stabile, un mirror per accedere al servizio d'aggiornamento «
stable-updates».

Se l'installazione avviene a una priorità più bassa (cioè in modalità esperto),
è possibile scegliere da soli cosa fare: se installare i servizi
d'aggiornamento di sicurezza o stable-updates o se aggiungere i pacchetti dalle
sezioni «contrib», «non-free» e «non-free-firmware» dell'archivio.

6.3.6.1.1. Installazione da più di una immagine di CD o DVD

Si si installa da una immagine di CD o un DVD che fa parte di un set,
l'installatore richiede se si vuole eseguire l'analisi di altri supporti per
l'installazione. Se si dispone di altri supporti, è consigliabile effettuare
l'analisi per permettere all'installatore di usare anche i pacchetti su questi
supporti.

Se non si dispone di altri supporti, non è un problema: non sono necessari. Se
non si usa nemmeno un mirror in rete (come spiegato nella prossima sezione),
può accadere che sia impossibile installare tutti i pacchetti che fanno parte
dei task selezionabili nel prossimo passo dell'installazione.

Nota

I pacchetti sono inseriti nelle immagini dei CD e DVD in base alla loro
popolarità. Questo vuol dire che la maggior parte degli utenti usano solo la
prima immagine di un set e che solo pochissime persone usano i pacchetti
presenti nell'ultima immagine del set.

Questo vuol anche dire che comprare o scaricare e masterizzare un set di CD
completo è solo uno spreco di soldi dato che la maggior parte di questi non
verrà mai usata. Nella maggior parte dei casi è consigliabile recuperare solo i
primi 3 degli 8 CD e installare qualsiasi ulteriore pacchetto da Internet
tramite un mirror. La stessa cosa vale per il set di DVD: il primo DVD, o forse
i primi 2 DVD, dovrebbero coprire la maggior parte delle necessità.

Se si analizzano più supporti per l'installazione, l'installatore chiederà di
cambiare supporto quando avrà bisogno dei pacchetti presenti in uno diverso da
quello attualmente presente nel lettore. Notare che si possono analizzare solo
dischi appartenenti allo stesso set; l'ordine con cui sono analizzati non ha
importanza, comunque se si procede in ordine crescente si riducono le
possibilità di fare degli errori.

6.3.6.1.2. Uso di un mirror di rete

Una delle domande poste durante l'installazione riguarda se utilizzare oppure
no un mirror di rete come sorgente per i pacchetti. Nella maggior parte dei
casi la risposta predefinita è corretta, ma ci sono alcune eccezioni.

Se per l'installazione non si utilizza l'immagine di un CD/DVD completa, si
raccomanda di usare un mirror di rete altrimenti si conclude l'installazione
con un sistema minimale. Tuttavia, se si dispone di una connessione a Internet
limitata, è consigliabile non scegliere il task desktop nella prossima fase
dell'installazione.

Se per l'installazione si utilizza l'immagine di un singolo CD, non è
necessario usare un mirror ma è caldamente raccomandato farlo poiché l'immagine
di un singolo CD contiene un numero abbastanza limitato di pacchetti. Però se
si dispone di una connessione a Internet limitata è consigliabile scegliere di 
non usare un mirror, di completare l'installazione usando solo ciò che è
disponibile sul CD e di installare altri pacchetti in seguito (cioè dopo aver
riavviato il nuovo sistema).

Se per l'installazione si utilizza un DVD, tutti i pacchetti necessari durante
l'installazione dovrebbero essere presenti nell'immagine del primo DVD. In
questo caso l'uso di un mirror è opzionale.

Un vantaggio dell'aggiunta di un mirror è che gli aggiornamenti, rilasciati
dopo la creazione del set di immagini dei CD/DVD e inclusi in uno dei rilasci
minori, diventano disponibili per l'installazione, quindi si allunga la vita
del proprio set di CD/DVD senza compromettere la sicurezza o la stabilità del
sistema installato.

In breve: la scelta di un mirror di rete è generalmente una buona idea, tranne
quando non si dispone di una buona connessione a Internet. Se la versione
attuale di un pacchetto è disponibile sul supporto per l'installazione,
l'installatore usa sempre questo supporto. L'ammontare dei dati da scaricare
quando si seleziona un mirror dipende da

 1. quali task saranno scelti nel prossimo passo dell'installazione,

 2. quali pacchetti fanno parte di quei task,

 3. quali di questi pacchetti sono presenti sui supporti per l'installazione
    analizzati e

 4. se da un mirror (sia un normale mirror per i pacchetti che un mirror con
    gli aggiornamenti per la sicurezza o stable-updates) sono disponibili
    versioni dei pacchetti aggiornate rispetto a quelle sui supporti per
    l'installazione.

Notare l'ultimo punto significa che anche quando si sceglie di non usare un
mirror di rete, alcuni pacchetti potrebbero essere comunque scaricati da
Internet se sono disponibili aggiornamenti di sicurezza o da stable-updates e
se questi servizi sono stati configurati.

6.3.6.1.3. Scelta di un mirror

A meno di aver scelto di non usare un mirror, viene presentato un elenco dei
mirror in base alla precedente scelta della nazione nel processo di
installazione. La voce preselezionata è solitamente corretta.

Il valore predefinito è deb.debian.org, non si tratta di un mirror bensì
reindirizzerà verso un mirror che dovrebbere essere aggiornato e veloce. Questi
mirror supportano TLS (protocollo https) e IPv6. Questo servizio è gestito dal
gruppo Debian System Administration (DSA).

È possibile anche specificare manualmente un mirror scegliendo «inserire le
informazioni manualmente». Sarà richiesto di specificare il nome host del
mirror e opzionalmente il numero della porta. In realtà questo deve essere un
URL di base quindi è possibile specificare un indirizzo IPv6, quello che deve
essere racchiuso tra parentesi quadre, per esempio «[2001:db8::1]».

Se il proprio computer è su una rete solo-IPv6 (questo non sarà vero per la
maggior parte degli utenti), l'uso del mirror predefinito per la nazione
potrebbe non funzionare. Tutti i mirror nell'elenco sono raggiungibili via IPv4
ma solo alcuni possono essere usati via IPv6. Poiché la connettività di ciascun
mirror può cambiare nel tempo, questa informazione non è disponibile
nell'installatore. Se la connettività IPv6 non è disponibile per il mirror
predefinito della nazione, è possibile provare uno degli altri mirror
nell'elenco oppure scegliere di «inserire manualmente l'informazione»; poi
specificare «ftp.ipv6.debian.org» come nome del mirror, che è un alias per un
mirror disponibile via IPv6 anche se probabilmente non sarà quello più veloce.

6.3.6.2. Selezione e installazione dei pacchetti

Durante il processo d'installazione viene data l'opportunità di scegliere e
installare altri programmi. Anziché scegliere i singoli pacchetti fra gli oltre
93245 disponibili, in questa fase del processo d'installazione si possono
installare solo delle raccolte predefinite di programmi che permettono di
preparare rapidamente il proprio computer per diverse attività.

Questi task rappresentano con semplicità molti diversi lavori o cose che si
intendano fare con il computer, come «l'ambiente desktop», «il server web», o «
il server SSH»^[11]. Sezione D.2, «Spazio su disco necessario per i task»
mostra lo spazio necessario per ogni task disponibile.

Alcuni task possono essere preselezionati dal sistema d'installazione in base
alle caratteristiche del computer su cui si sta facendo l'installazione, se i
task preselezionati non fossero di proprio gradimento è possibile
deselezionarli. A questo punto dell'installazione è possibile anche non
installare alcun task.

Suggerimento

Con la normale interfaccia utente del programma d'installazione si può usare la
barra spaziatrice per selezionare e deselezionare un task.

Nota

Il task «Ambiente Desktop» installa un ambiente desktop grafico.

L'ambiente desktop predefinito è . Durante l'installazione interattiva è
possibile scegliere un ambiente desktop diverso; è anche possibile installare
più di un ambiente desktop però alcune combinazioni di desktop potrebbero non
essere co-installabili.

Notare che questo sistema funziona solo se i pacchetti necessari all'ambiente
desktop scelto sono disponibili; se l'installazione avviene con l'immagine
completa di un solo CD, potrebbe essere necessario scaricare da un mirror in
rete una parte dei pacchetti necessari dato che potrebbero non essere inclusi
nell'immagine del CD a causa del limitato spazio a disposizione. Se per
l'installazione si usa l'immagine di un DVD oppure un altro metodo,
l'installazione di qualsiasi ambiente desktop tra quelli disponibili dovrebbe
avvenire correttamente.

Con i diversi task di tipo server sono installati i seguenti programmi. Server
web: apache2; Server SSH: openssh.

Il task «Sistema standard» installa tutti i pacchetti con priorità «standard».
Questi includono molte delle utilità che comunemente sono disponibili su tutti
i sistemi Linux o Unix. Questo task dovrebbe rimanere selezionato a meno che
non si sappia esattamente cosa si sta facendo e si voglia un sistema realmente
minimale.

Se durante la selezione della lingua è stato scelto anche un locale diverso da 
«C», tasksel verifica se per quel locale esistono dei task di localizzazione e
automaticamente cerca di installare i pacchetti ad essi collegati, per esempio
i pacchetti che contengono gli elenchi di parole oppure i tipi di carattere
speciali per la propria lingua. Qualora sia stato selezionato anche un ambiente
desktop, vengono installati anche i pacchetti relativi alla localizzazione
dell'ambiente desktop (se disponibili).

Dopo aver scelto i task da installare, premere Continua; apt si occuperà
dell'installazione dei pacchetti che fanno parte dei task prescelti. Se un
programma ha bisogno di ulteriori informazioni dall'utente, queste informazioni
sono richieste durante l'installazione.

Attenzione, il task Desktop può essere molto grosso. In particolare se
l'installazione avviene da un normale CD-ROM e in combinazione con un mirror
per i pacchetti che non sono sul CD-ROM, l'installatore potrebbe voler
recuperare parecchi pacchetti dalla rete. Se si dispone di una connessione a
Internet lenta, questa operazione potrebbe richiedere molto tempo. Non c'è modo
di arrestare l'installazione dei pacchetti una volta che è stata avviata.

Anche quando i pacchetti sono presenti sul CD-ROM, l'installatore potrebbe
comunque recuperare i pacchetti da un mirror se la versione del pacchetto
disponibile sul mirror è più recente di quella del pacchetto sul CD-ROM. Se si
installa la distribuzione stable, questo può accadere dopo un rilascio
intermedio (un aggiornamento del rilascio stable originale); se si installa la
distribuzione testing, questo accade se si usa un'immagine datata.

6.3.7. Rendere avviabile il sistema

Se si sta installando un terminale di lavoro senza disco, ovviamente, l'avvio
dal disco locale non è un'opzione valida e questo passo sarà saltato.

6.3.7.1. Rilevamento di altri sistemi operativi

Prima di installare un boot loader, l'installatore cerca di rilevare se sulla
macchina sono installati altri sistemi operativi. Se riconosce uno dei sistemi
operativi supportati, viene mostrato un avviso durante il passo d'installazione
del boot loader e il computer viene configurato in modo da avviare anche
l'altro sistema operativo oltre a Debian.

Si noti che l'avvio di più sistemi operativi su una singola macchina è ancora
materia oscura. Il supporto automatico per riconoscimento e configurazione del
boot loader per altri sistemi operativi varia con l'architettura e addirittura
con la sottoarchitettura. Nel caso non funzioni si deve consultare la
documentazione del boot manager per avere ulteriori informazioni.

6.3.7.2. Impostazione dell'avvio del sistema con flash-kernel

Poiché non esiste un'interfaccia firmware comune per tutte le architetture ARM,
i passi necessari per rendere il sistema avviabile su dispositivi ARM sono
fortemente dipendenti dal dispositivo. Debian utilizza uno strumento chiamato 
flash-kernel per questa operazione. Flash-kernel dispone di un database che
contiene le specifiche operazioni da effettuare per rendere avviabile su
diversi sistemi. Flash-kernel rivela se il dispositivo è supportato e, se lo è,
esegue le operazioni necessarie.

Su i dispositivi che si avviano dalla memoria flash interna (NOR-flash oppure
NAND-flash), flash-kernel scrive il kernel e il ramdisk iniziale nella memoria
interna. Questo metodo è molto comune su i dispositivi armel più vecchi. Notare
che questi dispositivi non permettono di avere più kernel né più ramdisk nella
memoria interna, quindi flash-kernel può solo sovrascrive il contenuto della
memoria flash!

Su i sistemi ARM con U-Boot come firmware di sistema è possibile avviare il
kernel e il ramdisk iniziale da supporti esterni (come schedine MMC o SD,
dispositivi di memorizzazione di massa USB oppure dischi IDE/SATA),
flash-kernel crea gli script di avvio che permettono di avere l'avvio
automatico senza interazione dell'utente.

6.3.7.3. Continua senza un boot loader

Questa opzione può essere usata per completare l'installazione senza che sia
necessariamente installato un boot loader, perché non ne esiste uno per
l'architettura/sottoarchitettura in uso oppure perché non lo si vuole
installare (per esempio si vuole usare il boot loader già esistente).

Se si pensa di configurare manualmente il proprio boot loader si deve
verificare in /target/boot il nome del kernel, sempre nella stessa directory si
deve vedere se c'è un initrd; se è presente probabilmente si dovrà configurare
il boot loader in modo che lo usi. Altre informazioni di cui si ha bisogno sono
il disco e la partizione scelta per il file system / e, se /boot è stata
installata su una partizione diversa, delle stesse informazioni anche per il
file system di /boot.

6.3.8. Completamento dell'installazione

Questo è l'ultimo passo del processo d'installazione di Debian durante il quale
l'installatore compie le ultime operazioni che consistono principalmente nel
mettere in ordine dopo il installatore Debian.

6.3.8.1. Impostazione dell'orologio di sistema

Il programma d'installazione potrebbe chiedere se l'orologio del proprio
computer è impostato su UTC. Se possibile questa domanda non viene posta,
infatti il programma d'installazione determina se il sistema è impostato su UTC
analizzando quali altri sistemi operativi sono installati.

Nella modalità esperto è possibile scegliere se l'orologio del proprio computer
è impostato con UTC o no.

A questo punto installatore Debian cerca di salvare l'ora corrente
nell'orologio hardware del sistema. In base alla scelta appena fatta l'ora può
essere UTC o locale.

6.3.8.2. Riavvio del sistema

Viene richiesto di rimuovere il supporto (CD, chiavetta USB, ecc.) usato per
avviare il programma d'installazione. Poi il sistema viene riavviato con il
nuovo sistema Debian.

6.3.9. Risoluzione dei problemi

I componenti elencati in questa sezione non sono normalmente coinvolti nel
processo d'installazione ma restano in attesa in background per aiutare
l'utente nel caso che qualcosa vada storto.

6.3.9.1. Salvataggio dei log d'installazione

Se l'installazione ha successo i file di log creati durante il processo
d'installazione sono automaticamente salvati in /var/log/installer/ sul nuovo
sistema Debian.

Scegliendo Salvare i log per il debug nel menu principale è possibile salvare i
file di log su una chiavetta USB, in rete, su un disco fisso o su altri
supporti. Questo può essere utile se si verificano dei problemi durante
l'installazione e si desidera studiare i log su un altro sistema oppure
allegarli a un resoconto d'installazione.

6.3.9.2. Uso della shell e consultazione dei log

Esistono molti modi per poter usare una shell durante l'installazione. Su molti
sistemi, se l'installazione non avviene tramite una console seriale, il modo
più semplice per passare alla seconda console virtuale è premere Alt+F2^[12]
(oppure su una tastiera Mac Option+F2). Per ritornare al sistema
d'installazione premere Alt+F1.

Se il cambio di console non funziona si può provare ad avviare una shell usando
la voce Avviare una shell del menu principale. Dalla maggior parte delle
finestre di dialogo si può tornare al menu principale usando una o più volte il
pulsante Indietro. Per chiudere la shell e tornare al sistema d'installazione
si deve usare il comando exit.

A questo punto l'avvio è stato fatto da un RAM disk ed è disponibile un insieme
limitato delle utility Unix. Si può sapere quali programmi sono disponibili
usando il comando ls /bin /sbin /usr/bin /usr/sbin oppure digitando help. La
shell è un clone della Bourne shell chiamato ash che dispone di alcune funzioni
molto comode come il completamento automatico e lo storico dei comandi.

Per visualizzare o modificare dei file, utilizzare l'editor di testi nano. I
file con il log scritto dal sistema d'installazione si trovano all'interno
della directory /var/log.

Nota

Nonostante che dalla shell sia possibile effettuare qualsiasi operazione
fattibile con i comandi disponibili, l'uso della shell deve essere il più
possibile limitato solo nel caso qualcosa non funzioni e per il debug.

Le operazioni effettuate manualmente dalla shell potrebbero interferire con il
processo d'installazione e potrebbero comportare degli errori o
un'installazione incompleta. In particolare si deve usare sempre il menu, non
la shell, per attivare la partizione di swap.

6.3.10. Installazione tramite network-console

Uno dei componenti più interessanti è la network-console. Permette di
effettuare la gran parte dell'installazione tramite la rete via SSH, il fatto
che sia usata la rete implica che è necessario eseguire i primi passi
dell'installazione dalla console, almeno fino al punto in cui viene configurata
la rete (è comunque possibile preconfigurare questa parte seguendo Sezione 4.4,
«Installazione automatizzata»).

Normalmente questo componente non è caricato nel menu d'installazione
principale e quindi deve essere esplicitamente richiesto. Se l'installazione
avviene da un supporto ottico è necessario avviare l'installatore con priorità
media o più bassa altrimenti si può scegliere Caricare i componenti
dell'installatore dal supporto per l'installazione dal menu d'installazione
principale e nell'elenco dei componenti addizionali scegliere network-console:
Proseguire l'installazione in remoto usando SSH. Se il caricamento ha successo
nel menu principale appare una nuova voce Proseguire l'installazione in remoto
usando SSH.

Dopo la selezione della nuova voce, viene richiesta la password per connettersi
al sistema d'installazione; è tutto. Dovrebbe essere visibile una schermata con
le indicazioni per effettuare il login da remoto con l'utente installer e con
la stessa password appena inserita. Un altro importante dettaglio presente
nella schermata è il fingerprint del sistema. È necessario che il fingerprint
sia trasmesso in modo sicuro alla persona che continuerà l'installazione da
remoto.

Se si desidera continuare con l'installazione locale si può premere Invio, in
questo modo si ritorna al menu principale dal quale poi è possibile selezionare
un altro componente.

Passando sull'altro sistema. È necessario configurare il proprio terminale in
modo che usi la codifica UTF-8, dato che è quella usata dal sistema
d'installazione. Senza questa configurazione l'installazione da remoto rimane
comunque possibile ma si possono verificare dei problemi di visualizzazione dei
bordi dei dialoghi e dei caratteri non-ascii. La connessione al sistema
d'installazione avviene semplicemente eseguendo il seguente comando:

$ ssh -l installer install_host

Dove install_host è il nome o l'indirizzo IP del computer che si sta
installando. Prima di effettuare il login viene mostrato il fingerprint del
sistema remoto e viene chiesto di confermare la sua correttezza.

Nota

Il server ssh nell'installatore usa una configurazione predefinita che non
prevede l'invio di pacchetti keep-alive. In linea di principio una connessione
verso un sistema in fase di installazione dovrebbe essere tenuta aperta
indefinitamente. Purtroppo, in alcune situazioni che dipendono dalla
configurazione della propria rete locale, la connessione potrebbe essere
interrotta dopo un certo periodo di inattività. Uno dei casi più comuni in cui
si può verificare questo problema è quando fra il client e il sistema che si
sta installando è presente una qualche forma di NAT (Network Address
Translation). La possibilità di riprendere l'installazione dopo che la
connessione è stata interrotta dipende dal punto a cui era l'installazione al
momento dell'interruzione.

È possibile evitare che la connessione sia interrotta aggiungendo l'opzione
-o ServerAliveInterval=valore all'apertura della connessione ssh oppure
aggiungendo la stessa opzione nel file di configurazione di ssh. Si noti che in
alcuni casi l'aggiunta di questa opzione potrebbe addirittura causare
l'interruzione della connessione (per esempio se i pacchetti keep-alive sono
spediti durante una breve indisponibilità della rete, dalla quale ssh poteva
recuperare) quindi deve essere usata solo quando necessario.

Nota

Se si esegue l'installazione su più computer, uno di seguito all'altro, può
capitare che abbiano lo stesso indirizzo IP o lo stesso nomehost e che ssh si
rifiuti di fare connessione. Il motivo è che hanno dei fingerprint diversi, e
questo è solitamente il segnale di un attacco spoofing. Se si è sicuri di non
essere vittime di un attacco allora si deve cancellare dal file ~/.ssh/
known_hosts la riga relativa al computer^[13] e poi provare nuovamente la
connessione.

Dopo il login viene presentata una schermata iniziale dalla quale si ha la
possibilità di Avviare il menu o di Aprire una shell. Scegliendo il menu viene
attivano il menu principale dal quale si può continuare l'installazione, con la
shell si può esaminare e forse anche correggere il sistema remoto.
Probabilmente servirà solo una connessione con il menu d'installazione,
comunque è possibile avviare altre sessioni per la shell.

Avvertimento

Dopo aver avviato l'installazione da remoto tramite SSH non si deve ritornare
alla sessione d'installazione che è attiva nella console locale. Questa
operazione potrebbe corrompere il database che contiene la configurazione del
nuovo sistema e quindi provocare il blocco dell'installazione oppure dei
problemi nel sistema una volta conclusa l'installazione.

6.4. Caricare i firmware mancanti

Come descritto in Sezione 2.2, «Dispositivi che richiedono firmware specifico»,
alcuni dispositivi possono richiedere il caricamento di un firmware. Nella
maggior parte dei casi questi dispositivi non funzionano senza; qualche volta
sono attive solo alcune funzioni di base e il firmware è necessario per
attivare le funzionalità aggiuntive.

A partire da Debian GNU/Linux 12.0, a seguito della 2022 General Resolution
about non-free firmware, le immagini di installazione ufficiali (come netinst)
possono includere pacchetti di firmware non liberi. Anche con questi pacchetti
firmware disponibili, alcuni file firmware potrebbero essere ancora mancanti.
Oppure si potrebbero usare i file netboot, che non includono pacchetti
firmware.

Quando un dispositivo richiede un firmware non disponibile, installatore Debian
mostra una finestra di dialogo dando la possibilità di caricare il firmware
mancante. Se si utilizza questa opzione, installatore Debian cerca all'interno
dei dispositivi disponibili i singoli file col firmware oppure i pacchetti
contenenti il firmware. Se la ricerca ha successo, il firmware verrà copiato
nella directory corretta (/lib/firmware) e il modulo con il driver verrà
ricaricato.

Nota

In quali dispositivi viene effettuata la ricerca e quali sono i filesystem
supportati dipendono dall'architettura, dal metodo d'installazione e dalla fase
dell'installazione. In particolare è molto probabile che durante le prime fasi
dell'installazione funzioni il caricamento dei firmware da chiavette USB con un
filesystem FAT.

Notare che è possibile saltare il caricamento del firmware se il dispositivo
può funzionare senza oppure se il dispositivo non è necessario durante
l'installazione.

6.4.1. Preparazione del supporto

Il metodo più comune per caricare il firmware non-free è da un supporto
removibile come una chiavetta USB. Per preparare una chiavetta USB (o un
qualsiasi altro supporto come una partizione del disco fisso) occorre copiare i
file o i pacchetti con il firmware nella directory principale o in una
directory con nome /firmware del filesystem sul supporto. Si raccomanda l'uso
di un filesystem FAT dato che è quello supportato sino dalle prime fasi
dell'installazione.

Dei tarball e dei file zip contenenti i pacchetti con i firmware più comuni,
insieme ai loro metadati che ne garantiscono un corretto rilevamento da parte
dell'installatore (nella directory dep11), sono disponibili da:

  • https://cdimage.debian.org/cdimage/firmware/bookworm/

È sufficiente scaricare il tarball o il file zip adatto al proprio rilascio e
scompattarlo nel filesystem del supporto.

È anche possibile copiare i singoli file con il firmware nel supporto. I
singoli firmware possono essere recuperati, per esempio, da altri sistemi già
installati oppure dal produttore dell'hardware.

6.4.2. Firmware sul sistema installato

Tutti i firmware caricati durante l'installazione verranno copiati sul sistema
installato; nella maggior parte dei casi questo assicura che il dispositivo che
ha bisogno del firmware funzioni correttamente anche dopo aver riavviato il
sistema. Tuttavia, se il sistema installato utilizza una versione del kernel
diversa da quella usata per l'installazione, c'è la possibilità che il firmware
non possa essere caricato a causa della differenza fra le versioni.

Se il firmware è stato caricato da un pacchetto, installatore Debian installa
il pacchetto sul sistema finale e aggiunge automaticamente la sezione
non-free-firmware dell'archivio nel sources.list di APT. Questo ha il vantaggio
che quando è disponibile una nuova versione del firmware questo verrà
aggiornato automaticamente.

Se il caricamento del firmware è stato saltato durante l'installazione, i
dispositivi che hanno bisogno del firmware non funzioneranno fino a quando il
firmware (o il pacchetto) non verrà installato manualmente.

Nota

Se i firmware sono stati caricati da file singoli, i firmware verranno copiati
nel sistema installato ma non saranno aggiornati automaticamente a meno che,
una volta completata l'installazione, non venga installato (se disponibile) il
relativo pacchetto.

6.4.3. Conclusione sul sistema installato

A seconda di come è condotta l'installazione, potrebbe accadere che dei
firmware necessari per il funzionamento non siano stati rivelati durante
l'installazione, che il firmware pertinente non fosse disponibile oppure che si
sia scelto di non installare il firmware. In alcuni casi, nonostante
l'installazione si concluda con successo, può capitare che lo schermo resti
nero o con dei disturbi dopo il riavvio del sistema installato. In tal caso è
possibile applicare i seguenti espedienti:

  • Passare l'opzione nomodeset sulla riga di comando del kernel in modo da
    avviare nella «modalità grafica di servizio».

  • Usare la combinazione di tasti Ctrl+Alt+F2 per passare al VT2, che dovrebbe
    offrire un prompt di login funzionante.

6.5. Personalizzazione

Usando la shell (consultare Sezione 6.3.9.2, «Uso della shell e consultazione
dei log»), il processo d'installazione può essere personalizzato con precisione
per adattarlo ai casi eccezionali:

6.5.1. Installazione di un sistema init alternativo

Il sistema di init predefinito in Debian è systemd. In qualsiasi modo, sono
disponibili altri sistemi di init (quali a esempio sysvinit e OpenRC) e il
momento in cui è più semplice passare a un sistema di init alternativo è
durante il processo d'installazione; le istruzioni dettagliate per cambiarlo
sono disponibili nella pagina su Init del wiki Debian.


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^[3] In termini tecnici: per quella lingua esistono più locale che si
differenziano in base al codice della nazione.

^[4] Con le priorità media e bassa è sempre possibile scegliere il locale
preferito tra quelli disponibili per la lingua selezionata (se ne esistono più
di uno).

^[5] I locale legacy sono quei locale che non usano UTF-8 per la codifica dei
caratteri, bensì uno degli standard più vecchi come ISO 8859-1 (usato per le
lingue dell'Europa occidentale) o EUC-JP (usato per il giapponese).

^[6] Il sistema di installazione cifra il gruppo di volumi LVM con una chiave
AES a 256 bit tramite il supporto «dm-crypt» del kernel.

^[7] In verità si può creare un device MD anche usando delle partizioni che
risiedono sullo stesso disco, ma in questo modo non si ottiene alcun beneficio.

^[8] Usare una passphrase come chiave vuol dire che la partizione viene
configurata usando LUKS.

^[9] È comune ritenere che i tipi delle agenzie governative di tre lettere
siano in grado di ripristinare i dati anche dopo parecchie scritture del
supporto magneto-ottico.

^[10] Notare che il programma che installa effettivamente i pacchetti si chiama
dpkg. Comunque questo programma è qualcosa di più di uno strumento di basso
livello. apt è uno strumento di livello più elevato che richiamerà dpkg nel
modo più appropriato. È capace di recuperare i pacchetti dal supporto per
l'installazione, dalla rete o da qualsiasi altra sorgente; inoltre è in grado
di installare altri pacchetti che potrebbero essere necessari al corretto
funzionamento del pacchetto che si sta tentando di installare.

^[11] Si deve sapere che nel visualizzare quest'elenco, l'installatore sta
soltanto richiamando il programma tasksel; questo programma può essere eseguito
in qualunque momento dopo l'installazione per aggiungere (o rimuovere) più
pacchetti. Per la selezione manuale dei pacchetti si può usare il programma 
aptitude. Se si cerca un singolo pacchetto specifico, dopo che l'installazione
è stata compiuta, semplicemente si deve avviare aptitude install pacchetto,
dove pacchetto è il nome del pacchetto che si sta cercando.

^[12] Il tasto Alt a sinistra della barra spaziatrice e il tasto funzione F2
devono essere premuti contemporaneamente.

^[13] Il seguente comando rimuove la riga esistente per un host: ssh-keygen -R
<nomehost|indirizzo IP>.

Capitolo 7. Avvio del nuovo sistema Debian

Indice

7.1. Il momento della verità
7.2. Montare volumi cifrati

    7.2.1. Risoluzione dei problemi

7.3. Accesso

7.1. Il momento della verità

Il primo avvio del sistema a piena potenza è ciò che gli ingegneri elettronici
chiamano la «prova del fumo».

Non ci si deve preoccupare se il sistema non si avvia correttamente. Infatti,
se l'installazione si è conclusa con successo, ci sono ottime probabilità che
ciò che blocca l'avvio del sistema con Debian sia solo un piccolo problema. In
molti casi questi problemi possono essere risolti senza ripetere
l'installazione; un modo per trovare una soluzione ai problemi di avvio è usare
la modalità di ripristino compresa nel sistema d'installazione (si veda
Sezione 8.6, «Recupero di un sistema danneggiato»).

Gli utenti che non conoscono Debian e Linux potrebbero aver bisogno di aiuto da
parte degli utenti più esperti. Per le architetture meno comuni, come 
ARM 32 bit , si consiglia di contattare la mailing list debian-arm. Inoltre si
può inviare un resoconto dell'installazione seguendo le indicazioni in
Sezione 5.4.5, «Invio dei rapporti di installazione», si raccomanda di
descrivere il problema in modo chiaro e di riportare qualsiasi messaggio
visualizzato poiché potrebbe essere utile per la diagnosi del problema.

7.2. Montare volumi cifrati

Se durante l'installazione si creano dei volumi cifrati e si assegnano a dei
punti di mount allora, durante l'avvio, viene richiesto l'inserimento della
passphrase per ognuno di questi volumi.

Le partizioni cifrate con dm-crypt sono mostrate durante l'avvio con un prompt
simile a questo:

Starting early crypto disks... part_crypt(starting)
Enter LUKS passphrase:

Nella prima riga la part è il nome della partizione sottostante, per esempio
sda2 o md0. Probabilmente adesso si vorrebbe conosce per quale volume si sta
inserendo la passphrase. Si tratta di /home? Oppure di /var? Certamente se nel
sistema esiste un solo volume cifrato la risposta è semplice, si deve inserire
la stessa passphrase usata durante la configurazione. Invece, se durante
l'installazione sono stati preparati più volumi cifrati, gli appunti presi
durante l'ultimo passo descritto in Sezione 6.3.4.6, «Configurazione di volumi
cifrati» risultano molto utili. Se non si hanno appunti su come sono mappati i
diversi part_crypt sui vari punti di mount allora si possono trovare nei file /
etc/crypttab e /etc/fstab del nuovo sistema.

Il prompt potrebbe essere leggermente diverso quando viene montato il file
system di root. Dipende da quale strumento è stato usato per la creazione
dell'initramfs per l'avvio del sistema. Il prossimo esempio si riferisce a un
initrd creato con initramfs-tools:

Begin: Mounting root file system... ...
Begin: Running /scripts/local-top ...
Enter LUKS passphrase:

Durante l'inserimento della passphrase non sono mostrati dei caratteri, nemmeno
degli asterischi. Se la passphrase inserita è sbagliata si hanno a disposizione
altri due tentativi, dopo il terzo tentativo il processo di avvio salta il
montaggio del volume e prosegue con il filesystem successivo. Si veda
Sezione 7.2.1, «Risoluzione dei problemi» per maggiori informazioni.

L'avvio prosegue normalmente dopo l'inserimento di tutte le passphrase.

7.2.1. Risoluzione dei problemi

Se alcuni dei volumi cifrati non sono stati montati perché è stata inserita una
passphrase sbagliata, è comunque possibile montarli manualmente al termine
dell'avvio. Si possono verificare diversi casi:

  • Il primo caso riguarda la partizione root. Quando non è correttamente
    montata il processo di avvio si arresta ed è necessario riavviare la
    macchina per fare un nuovo tentativo.

  • Il caso più semplice riguarda i volumi che contengono dati, come /home o /
    srv. Si possono montare manualmente al termine dell'avvio.

    Purtroppo con dm-crypt è leggermente più complesso. Prima si devono
    registrare i volumi con device mapper eseguendo:

    # /etc/init.d/cryptdisks start

    Questo esegue la scansione di tutti i volumi elencati in /etc/crypttab e
    dopo aver richiesto la passphrase crea i rispettivi file di device nella
    directory /dev. I volumi già registrati sono saltati, quindi è possibile
    ripetere più volte questo comando senza preoccupazioni. Se la registrazione
    avviene con successo è possibile montare i volumi nel modo consueto:

    # mount /mount_point

  • Se alcuni dei volumi che contengono file non critici per il sistema non
    possono essere montati (/usr o /var) l'avvio dovrebbe continuare e dovrebbe
    essere possibile montare i volumi manualmente con la stessa procedura
    descritta al punto precedente. Inoltre è necessario anche (ri)avviare tutti
    i servizi che sono normalmente in esecuzione nel runlevel predefinito dato
    che, molto probabilmente, non sono partiti. Il modo più semplice per fare
    questa operazione è riavviare il computer.

7.3. Accesso

Dopo il riavvio del sistema verrà mostrato il prompt di login. Accedere usando
il nome utente e la password che è stata scelti durante il processo
d'installazione. Il sistema è ora pronto per essere adoperato.

Se si fosse un nuovo utente si potrebbe voler esaminare la documentazione che è
già stata installata nel proprio sistema al momento in cui si inizia ad
adoperarlo. Attualmente ci sono diversi sistemi di documentazione, il lavoro
consiste nell'integrazione dei diversi tipi di documentazione. Ecco qualche
punto di partenza.

La documentazione allegata ai programmi che sono stati installati può essere
trova in /usr/share/doc/, all'interno di una sottodirectory chiamata come il
programma (oppure, più precisamente, come il pacchetto Debian che contiene il
programma). In alcuni casi, della documentazione molto più dettagliata è
contenuta in pacchetti separati e specializzati per la documentazione che non
vengono normalmente installati. Ad esempio, la documentazione sullo strumento
di gestione dei pacchetti apt può essere trova nei pacchetti apt-doc e
apt-howto.

Inoltre ci sono alcune cartelle speciali nella gerarchia di /usr/share/doc/.
Gli HOWTO di Linux sono installati nel formato .gz (compresso), in /usr/share/
doc/HOWTO/en-txt/. Dopo avere installato dhelp si troverà un indice adatto alla
navigazione della documentazione in /usr/share/doc/HTML/index.html.

Un modo semplice per consultare questi documenti tramite un browser testuale è
quello di eseguire i seguenti comandi:

$ cd /usr/share/doc/
$ w3m .

Il punto dopo il comando w3m indica di mostrare il contenuto della directory
corrente.

Se è installato un ambiente desktop grafico allora è anche possibile usare il
browser web di tale ambiente. Avviare il browser web dal menu applicazioni e
poi inserire /usr/share/doc/ nella barra degli indirizzi.

Si può anche usare info comando o man comando per consultare la documentazione
della maggior parte dei comandi disponibili dalla riga di comando. Digitando
help mostrerà un aiuto sui comandi della shell, scrivendo un comando seguito da
--help farà comparire un breve riassunto sull'uso del comando. Se il risultato
di un comando risultasse di essere passato oltre l'inizio dello schermo,
digitare | more dopo il comando affinché i risultati si fermino prima di
scorrere oltre la parte alta dello schermo. Per vedere un elenco di tutti i
comandi disponibili che cominciano con una data lettera, scrivere la lettera
seguita da due tabulatori.

Capitolo 8. Passi successivi e cosa fare adesso

Indice

8.1. Arresto del sistema
8.2. Orientarsi in Debian

    8.2.1. Sistema di gestione dei pacchetti Debian
    8.2.2. Gestione delle versioni alternative di una applicazione
    8.2.3. Altri programmi disponibili per Debian
    8.2.4. Gestione dei job di cron

8.3. Ulteriori letture e informazioni
8.4. Configurazione del sistema per la posta elettronica

    8.4.1. Configurazione predefinita della posta elettronica
    8.4.2. Invio di email all'esterno del sistema
    8.4.3. Configurazione del MTA (Mail Transport Agent) Exim4

8.5. Compilazione di un nuovo kernel
8.6. Recupero di un sistema danneggiato

8.1. Arresto del sistema

Per arrestare un sistema Debian GNU/Linux non si deve riavviare la macchina con
il pulsante reset sul computer né spengere il computer. Debian GNU/Linux
dovrebbe essere spento in modo controllato altrimenti si potrebbero perdere dei
file e/o si rischia di danneggiare il disco. In un ambiente desktop solitamente
è disponibile nel menu delle applicazioni l'opzione per il «log out» che
permette anche di spengere (o riavviare) il sistema.

In alternativa è possibile premere la combinazione di tasti Ctrl+Alt+Canc. Se
le combinazioni di tasti non funzionano, è possibile fare il login come root ed
eseguire uno dei seguenti comandi: reboot per riavviare il sistema, halt per
arrrestare il sistema senza spegnerlo^[14]. Per spegnere la macchina usare 
poweroff oppure shutdown -h now. Il sistema init systemd fornisce anche altri
comandi per la effettuare la stessa operazione; per esempio systemctl reboot
oppure systemctl poweroff.

8.2. Orientarsi in Debian

Debian è leggermente diversa dalle altre distribuzioni. Anche se si ha
familiarità con altre distribuzioni Linux, ci sono degli aspetti di Debian che
è necessario conoscere per mantenere il proprio sistema in ordine. Questo
capitolo contiene informazioni per orientarsi, non vuole essere un manuale su
come usare Debian ma solo una breve panoramica del sistema per i frettolosi.

8.2.1. Sistema di gestione dei pacchetti Debian

Il concetto più importante da apprendere è il sistema di pacchetti Debian.
Essenzialmente le principali parti del proprio sistema si devono considerare
sotto il controllo del sistema di pacchetti. Queste includono:

  • /usr (a esclusione di /usr/local)

  • /var (si può creare /var/local ed essere al sicuro)

  • /bin

  • /sbin

  • /lib

Per esempio, se si sostituisce /usr/bin/perl con un altro funzionante, e poi si
aggiorna il pacchetto perl, il file che si è cambiato viene sovrascritto. Gli
esperti aggirano questo problema bloccando («hold») i pacchetti tramite 
aptitude.

Uno dei migliori metodi di installazione è apt. Si può usare la versione a riga
di comando di apt oppure strumenti come aptitude o synaptic (che sono delle
interfacce grafiche per apt). Notare che apt permette anche di unire main,
contrib, non-free e non-free-firmware in modo da avere sia i pacchetti con
restrizioni (che per rigore non appartengono a Debian) che i pacchetti di
Debian GNU/Linux allo stesso tempo.

8.2.2. Gestione delle versioni alternative di una applicazione

Le versioni alternative delle applicazioni sono gestite da update-alternatives.
Se si gestiscono più versioni delle applicazioni si consulti la pagina man di
update-alternatives.

8.2.3. Altri programmi disponibili per Debian

Ci sono dei repository ufficiali e non-ufficiali che non sono attivati nella
normale installazione di Debian. Tali repository contengono programmi che molti
utenti ritengono importanti e che si aspettano di avere. Le informazioni su
questi repository addizionali possono essere trovate nella pagina del Wiki
Debian intitolata The Software Available for Debian's Stable Release.

8.2.4. Gestione dei job di cron

Qualsiasi job sotto la supervisione dell'amministrazione di sistema dovrebbe
essere all'interno di /etc dato che sono dei file di configurazione. Se si ha
un job di cron da eseguire quotidianamente, settimanalmente o mensilmente lo si
deve inserire in /etc/cron.{daily,weekly,monthly}, poi gli script in queste
directory sono richiamati da /etc/crontab ed eseguiti in ordine alfabetico in
modo da serializzarli.

Invece se si ha un job di cron che (a) deve essere eseguito da un utente
speciale oppure (b) deve essere eseguito a orari o con una frequenza
particolari si può usare /etc/crontab oppure (consigliato) /etc/cron.d/
whatever. Questi particolari file hanno anche una un campo aggiuntivo che
permette di stabilire l'account utente con cui viene eseguito il job di cron.

In entrambi i casi si deve semplicemente modificare i file e cron si accorgerà
automaticamente dei cambiamenti, non c'è bisogno di eseguire un comando
speciale. Per maggiori informazioni si consulti cron(8), crontab(5) e /usr/
share/doc/cron/README.Debian.

8.3. Ulteriori letture e informazioni

Il sito web Debian contiene una gran quantità di documentazione su Debian. In
particolare si consultino le FAQ di Debian GNU/Linux e la Debian Reference. Un
elenco della documentazione disponibile per Debian è disponibile nella pagina
del progetto di documentazione Debian. È la comunità Debian a supportare se
stessa, per iscriversi a una o più delle mailing list Debian si consulti la
pagina d'iscrizione alle mailing list. Infine gli archivi delle mailing list
Debian contengono una quantità enorme di informazioni su Debian.

Se sono necessarie delle informazioni su un particolare programma si dovrebbe
prima provare con man programma oppure con info programma.

Molta documentazione è disponibile in /usr/share/doc. In particolare /usr/share
/doc/HOWTO e /usr/share/doc/FAQ contengono molte informazioni interessanti. Per
segnalare dei bug si consulti /usr/share/doc/debian/bug*. Per conoscere le
peculiarità di un programma specifiche per Debian si consulti /usr/share/doc/
(nome pacchetto)/README.Debian.

Una fonte di informazioni su GNU/Linux è il Linux Documentation Project. Vi si
possono trovare gli HOWTO e i riferimenti ad altre informazioni molto preziose
sulle parti di un sistema GNU/Linux.

Linux è una realizzazione di Unix. Il Linux Documentation Project (LDP)
raccoglie parecchi HOWTO e libri online tutti riguardanti Linux.

Se non si ha familiarità con Unix probabilmente si dovrà uscire per comprare e
leggere qualche libro. Questo elenco di FAQ su Unix contiene parecchi documenti
UseNet di valore storico.

8.4. Configurazione del sistema per la posta elettronica

Oggi l'email è una parte molto importante nella vita di molte persone. Ci sono
molte opzioni da impostare; è molto importante che la posta sia configurata
correttamente per alcuni programmi di utilità Debian; in questa sezione sono
spiegati i concetti di base.

Un sistema di posta elettronica è composto da tre funzioni principali. La prima
è il Mail User Agent (MUA), cioè il programma usato dagli utenti per scrivere e
leggere la posta. Poi c'è un Mail Transfer Agent (MTA) che si occupa del
trasferimento dei messaggi da un computer a un altro. Infine c'è un Mail
Delivery Agent (MDA) che si occupa della consegna della posta in arrivo nelle
caselle degli utenti.

Queste tre funzioni possono essere svolte da programmi diversi ma possono
essere anche concentrate in uno o due programmi. È anche possibile che ognuna
di queste funzioni sia svolta da programmi diversi a seconda della tipologia di
posta.

Storicamente sui sistemi Linux e Unix un MUA molto popolare è mutt che, come la
maggioranza dei programmi Linux tradizionali, è testuale. Spesso viene usato in
combinazione con exim o sendmail come MTA e con procmail come MDA.

Con la crescente popolarità dei sistemi desktop grafici, l'uso di programmi di
posta elettronica grafici come evolution per GNOME, kmail per KDE o thunderbird
di Mozilla sta diventando molto comune. Questi programmi combinano le funzioni
di MUA, MTA e MDA, ma possono essere, e spesso sono, usati in combinazione con
i tradizionali strumenti Linux.

8.4.1. Configurazione predefinita della posta elettronica

Anche se si vuole usare un programma di posta grafico è utile che sul proprio
sistema Debian GNU/Linux sia installato e configurato correttamente anche un
MTA/MDA tradizionale. Il motivo è che molte utilità in esecuzione sul sistema^
[15] usano la posta elettronica per inviare degli avvisi all'amministratore di
sistema su (potenziali) problemi o modifiche.

Per questa ragione è possibile installare exim4 e mutt con apt install exim4
mutt. exim4 combina MTA e MDA, inoltre è relativamente piccolo e molto
flessibile. Con la configurazione predefinita gestisce soltanto la posta locale
al sistema e le email indirizzate all'amministratore (l'account root) sono
consegnate all'utente normale creato durante l'installazione^[16].

Alla consegna, le email di sistema vengono aggiunte a un file in /var/mail/
nome_account e possono essere lette con mutt.

8.4.2. Invio di email all'esterno del sistema

Come detto in precedenza, dopo l'installazione, il sistema Debian è configurato
solo per gestire la posta locale, non per l'invio e la ricezione della posta
verso e da altri sistemi.

Se si vuole che exim4 gestisca la posta esterna, si consulti la prossima
sezione nella quale sono illustrate le opzioni di configurazione disponibili.
Si consiglia di fare delle prove per essere sicuri che la posta sia inviata e
ricevuta correttamente.

Se si vuole usare un programma di posta grafico e un server di posta fornito
dal proprio ISP (Internet Service Provider) o dalla propria azienda, non è
necessario configurare exim4 per la gestione della posta esterna. È sufficiente
configurare il proprio programma grafico di posta preferito in modo che usi i
server corretti per inviare e ricevere le email (questa configurazione non
rientra nello scopo di questa guida).

Purtroppo, in questo caso, potrebbe essere necessario configurare i singoli
programmi di utilità per l'invio delle email. Una di queste utilità è reportbug
, un programma che semplifica l'invio di una segnalazione di bug nei pacchetti
Debian, infatti la sua configurazione predefinita si aspetta di poter usare
exim4 per la spedizione della segnalazione.

Per configurare reportbug in modo che usi un server di posta esterno usare il
comando reportbug --configure e rispondere «no» alla domanda se è disponibile
un MTA. Così facendo viene chiesto di specificare il server SMTP da usare per
inviare le segnalazioni di bug.

8.4.3. Configurazione del MTA (Mail Transport Agent) Exim4

Se si vuole che il proprio sistema gestisca anche posta elettronica esterna, è
necessario configurare il pacchetto exim4^[17]:

# dpkg-reconfigure exim4-config

Con questo comando (da root), viene chiesto se si vuole spezzare la
configurazione in più file. In caso di dubbi usare la risposta predefinita.

Poi vengono mostrati diversi scenari di posta molto comuni. Selezionare il tipo
di configurazione che meglio rispecchia le proprie esigenze.

sito internet

    Il sistema è connesso a una rete e la posta viene spedita e ricevuta
    direttamente con SMTP. Nelle schermate successive verranno poste altre
    domande per la configurazione, quali il nome di posta della macchina o un
    elenco di domini per i quali possa essere accettata o inoltrata la posta.

posta inviata tramite uno smarthost

    In questo scenario la posta in uscita viene inoltrata ad un'altra macchina
    chiamata «smarthost», che si occupa della reale consegna del messaggio ai
    destinatari. Uno smarthost di solito conserva la posta in arrivo
    indirizzata al computer destinatario, pertanto questo non dovrà essere
    permanentemente connesso alla rete. Ciò significa che bisognerà scaricare
    la posta dallo smarthost tramite programmi come fetchmail.

    In parecchi casi lo smarthost è il server di posta del proprio ISP, questa
    opzione è particolarmente adatta agli utenti dial-up. Lo smarthost può
    anche essere il server di posta aziendale oppure un altro sistema connesso
    alla propria rete.

posta inviata tramite uno smarthost; niente posta locale

    Questo scenario è simile al precedente ma con una eccezione: il sistema non
    è configurato per gestire posta per il dominio locale. La posta di sistema
    (cioè quella per l'amministratore) viene comunque gestita.

solo consegna locale

    Questa è la configurazione predefinita del proprio sistema.

nessuna configurazione per il momento

    Questa opzione può essere selezionata soltanto se si è assolutamente sicuri
    di ciò che si sta facendo. Fino a quando non viene configurato, il sistema
    di posta non funziona e non può spedire né ricevere messaggi inoltre
    potrebbero andare perse delle importanti segnalazioni da parte delle
    utilità di sistema.

Se nessuno di questi scenari rispecchiasse le proprie necessità, oppure se
servisse una configurazione più accurata, è necessario modificare, al termine
dell'installazione, i file di configurazione posti nella directory /etc/exim4.
Ulteriori informazioni su exim4 sono reperibili in /usr/share/doc/exim4; nel
file README.Debian.gz sono contenuti dei dettagli riguardo la configurazione di
exim4 e indica dove trovare altra documentazione.

Si noti che se non si dispone di un dominio ufficiale e si invia la propria
posta direttamente su Internet, può accadere che la propria posta sia rifiutata
dal server destinatario come misura anti-spam; si deve preferire l'uso del
server di posta del proprio ISP. Invece, se si invia direttamente la posta,
potrebbe interessare come usare un indirizzo email diverso da quello generato
automaticamente. Se si usa exim4 come MTA, è possibile aggiungere una voce in /
etc/email-addresses.

8.5. Compilazione di un nuovo kernel

Perché qualcuno dovrebbe compilarsi un nuovo kernel? Spesso non è necessario
dato che il kernel inserito in Debian gestisce la maggior parte delle
configurazioni.

Ovviamente chi vuole compilare il proprio kernel può comunque farlo, si
raccomanda l'uso di «make deb-pkg». Per ulteriori informazioni consultare il
Debian Linux Kernel Handbook.

8.6. Recupero di un sistema danneggiato

Purtroppo può capitare che qualcosa vada storto e il sistema che è stato
accuratamente installato non sia più avviabile. È possibile che si sia
danneggiata la configurazione del boot loader durante un aggiornamento oppure
che un nuovo kernel non si avvii oppure che dei raggi cosmici abbiano colpito
il disco fisso e alcuni bit in /sbin/init siano impazziti. A prescindere dalla
causa è necessario avere un sistema funzionante per riparare il sistema
originale, in questo caso può essere utile la modalità di ripristino.

Per attivare la modalità di ripristino scegliere rescue dal menu oppure
inserire rescue al prompt boot: oppure avviare usando il parametro rescue/
enable=true. Verranno mostrate le prime schermate dell'installatore con una
nota in un angolo che indica si sta usando la modalità di ripristino e non
quella d'installazione. Il sistema non verrà sovrascritto! La modalità di
ripristino si avvale delle funzionalità per il riconoscimento dell'hardware
presenti nell'installatore in modo da permettere l'uso dei dischi, dei
dispositivi di rete, ecc. mentre si cerca di riparare il sistema.

Al posto del programma di partizionamento viene mostrato un elenco delle
partizioni sul sistema e viene chiesto di sceglierne una. Normalmente si
sceglie la partizione che contiene il filesystem di root che si vuole riparare.
Si possono scegliere le partizioni su device RAID e LVM ma anche quelle create
direttamente sui dischi.

Se possibile l'installatore fornisce una shell sul filesystem che si è scelto,
questa shell può essere usata per effettuare qualsiasi operazione necessaria al
ripristino.

Se l'installatore non è in grado di fornire una shell usabile nel file system
che si è scelto come root forse il file system è corrotto e dopo aver dato un
avviso viene invece fornita una shell nell'ambiente dell'installatore. In
questo ambiente non sono disponibili molti strumenti ma dovrebbero essere
comunque sufficienti per ripristinare il sistema. Il file system che era stato
scelto come quello di root viene invece montato sulla directory /target.

In entrambi i casi una volta chiusa la shell il sistema si riavvia
automaticamente.

Si noti che riparare dei sistemi danneggiati può essere molto complicato e
questo manuale non analizza tutti i particolari che si possono danneggiare e
come ripristinarli. Se non si sa cosa fare si consulti un esperto.


━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━

^[14] Con il sistema init SysV i comandi halt e poweroff avevano lo stesso
effetto, invece con il sistema init systemd (predefinito da jessie in poi)
danno un risultato diverso.

^[15] Per esempio: cron, quota, logcheck, aide, ...

^[16] L'inoltro della posta indirizzata a root verso un utente normale si
configura in /etc/aliases. Se non è stato creato un utente normale, la posta
viene consegnata direttamente all'account root.

^[17] Ovviamente si può anche rimuovere exim4 e installare al suo posto altri
MTA/MDA.

Appendice A. Installation Howto

Indice

A.1. Preliminari
A.2. Avvio del programma d'installazione

    A.2.1. Disco ottico
    A.2.2. Avvio da rete
    A.2.3. Avvio da disco fisso

A.3. Installazione
A.4. Invio di un resoconto d'installazione
A.5. E per finire...

Questo documento descrive come installare Debian GNU/Linux bookworm su 
ARM 32 bit («armel») con il nuovo installatore Debian. È una guida rapida al
processo d'installazione che dovrebbe contenere tutte le informazioni
necessarie per la maggioranza delle installazioni. Quando possono essere utili
maggiori informazioni, è disponibile un collegamento alla spiegazione più
dettagliata nelle altri parti di questo documento.

A.1. Preliminari

Se durante l'installazione si scopre qualche bug, per favore si veda
Sezione 5.4.5, «Invio dei rapporti di installazione» per le istruzioni su come
segnalarlo. Se si hanno domande che non trovano risposta in questo documento,
chiedere sulla mailing-list debian-boot (debian-boot@lists.debian.org) o su IRC
(#debian-boot sulla rete OFTC).

A.2. Avvio del programma d'installazione

Il team debian-cd si occupa della creazione delle immagini per l'installazione
con installatore Debian e le distribuisce sulla pagina Debian CD/DVD. Per
ulteriori informazioni su dove procurarsi le immagini per l'installazione
consultare Sezione 4.1, «Immagini per l'installazione Debian GNU/Linux
ufficiali».

Alcuni metodi d'installazione richiedono altre immagini oltre a quelle dei
supporti ottici. In Sezione 4.2.1, «Dove trovare i file per l'installazione» è
spiegato come trovare le immagini sui mirror Debian.

Nei prossimi paragrafi ci sono informazioni dettagliate su quali immagini usare
per ogni supporto d'installazione possibile.

A.2.1. Disco ottico

L'immagine di CD per l'installazione da rete (netinst) può essere usata per
installare bookworm con il installatore Debian. Questo metodo d'installazione è
stato creato per fare l'avvio dall'immagine per poi installare i pacchetti
aggiuntivi dalla rete, da qui il nome «installazione da rete». L'immagine
contiene le componenti software necessarie per eseguire l'installatore e i
pacchetti di base per creare un sistema bookworm minimale. Se si preferisce è
possibile procurarsi l'immagine di un CD/DVD completo che non necessita della
rete per effettuare l'installazione, serve solo la prima immagine del set.

Scaricare l'immagine che si preferisce e masterizzarla su un disco ottico.

A.2.2. Avvio da rete

È anche possibile avviare installatore Debian usando solamente la rete. I
metodi per l'avvio da rete dipendono dall'architettura e dalla configurazione.
I file in netboot/ possono essere usati per l'avvio dalla rete del installatore
Debian.

A.2.3. Avvio da disco fisso

È possibile far partire l'installatore senza usare un supporto rimovibile, ma
solo un disco fisso esistente che può anche ospitare un SO diverso. Scaricare
hd-media/initrd.gz, hd-media/vmlinuz e una immagine dei CD/DVD Debian nella
directory principale del disco fisso, assicurarsi che il nome del file con
l'immagine abbia estensione .iso. Adesso si deve solamente avviare Linux con
initrd.

A.3. Installazione

Una volta avviato l'installatore viene mostrata una schermata iniziale. Premere
Invio per proseguire con l'installazione oppure leggere le istruzioni sugli
altri metodi e i parametri di avvio (si consulti Sezione 5.3, «Parametri di
avvio»).

Dopo un po' viene richiesto di scegliere la lingua, usare i tasti cursore per
selezionare una lingua e poi premere Invio per proseguire. Poi viene richiesto
di scegliere la nazione, potendo scegliere fra le nazioni in cui è parlata la
lingua scelta in precedenza. Se l'elenco non comprende la propria nazione, è
disponibile anche un elenco con tutti i paesi del mondo.

Potrebbe essere richiesta la conferma della disposizione della tastiera, se non
si sa cosa scegliere accettare il valore predefinito.

Adesso si deve aspettare che il debian-installer rilevi l'hardware e che
carichi i componenti e se stesso dall'immagine per l'installazione.

L'installatore cerca di rilevare automaticamente l'hardware per l'accesso alla
rete e di configurarlo con DHCP. Se non si è connessi a una rete o non si ha
DHCP, è possibile configurare la rete manualmente.

La configurazione della rete è seguita dalla creazione degli account per gli
utenti; di solito è necessario inserire la password dell'account «root»
(l'utente d'amministrazione) e le informazioni per creare l'account di un
utente normale. Se la password per «root» non viene specificata, tale account
viene disabilitato e in seguito verrà installato pacchetto sudo che permetterà
di effettuare operazioni amministrative sul nuovo sistema. Al primo utente
creato sul sistema sarà consentito l'uso del comando sudo per impersonare root.

Il passo successivo consiste nella configurazione dell'orologio e del fuso
orario. L'installatore prova a contattare un time server su Internet per
assicurarsi che l'orologio sia impostato con l'ora esatta. Il fuso orario è
impostato in base alla nazione scelta in precedenza, l'installatore chiede di
sceglierne uno solo se nella nazione ci sono più fusi orari.

Ora è il momento di partizionare i dischi. Per prima cosa viene proposto di
partizionare in automatico l'intero disco oppure il solo spazio libero
disponibile (si veda Sezione 6.3.4.2, «Partizionamento guidato»). Questa
procedura è quella più adatta per gli utenti meno esperti e per coloro che
hanno fretta, se non si desidera usare il partizionamento automatico si deve
scegliere manuale dal menu.

Nella schermata successiva è mostrata la tabella delle partizioni, come
verranno formattare e dove verranno montate, selezionare una partizione per
modificarla o rimuoverla. Se è stato fatto un partizionamento automatico allora
nel menu è possibile scegliere Terminare il partizionamento e scrivere i
cambiamenti sul disco per confermare la configurazione proposta. Ricordarsi di
assegnare almeno una partizione come spazio per lo swap e di montare una
partizione su /. Per avere informazioni più dettagliate su come utilizzare il
programma per creare le partizioni, si veda Sezione 6.3.4, «Partizionamento e
selezione del punto di mount»; l'appendice Appendice C, Partizionare per Debian
contiene altre informazioni relative al partizionamento.

Adesso il installatore Debian formatta le partizioni e inizia l'installazione
del sistema di base, questa operazione richiede un po' di tempo. Al termine
viene installato il kernel.

Il sistema di base, installato in precedenza, è un sistema funzionante ma
minimale. Per rendere il sistema più funzionale il prossimo passo consiste
nell'installazione di altri pacchetti tramite la scelta di task. Prima di poter
installare i pacchetti è però necessario configurare apt specificando da dove
devono essere recuperati i pacchetti. Il task «Sistema standard» è già
selezionato e solitamente deve essere installato; il task «Ambiente desktop»
mette a disposizione un desktop grafico al termine dell'installazione. Si veda
Sezione 6.3.6.2, «Selezione e installazione dei pacchetti» per altri dettagli
su questa fase.

L'ultimo passo è installare un boot loader. Se l'installatore rileva la
presenza di altri sistemi operativi sul computer è in grado di aggiungerli nel
menu di avvio.

Infine installatore Debian comunica il termine dell'installazione, rimuovere il
CDROM o qualsiasi altro supporto sia stato usato per l'avvio e premere Invio
per riavviare la macchina. Dovrebbe ripartire il sistema appena installato con
la richiesta di login, questa fase è descritta in Capitolo 7, Avvio del nuovo
sistema Debian.

Se sono necessarie altre informazioni sul processo d'installazione si consulti
Capitolo 6, Uso dell'Installatore Debian.

A.4. Invio di un resoconto d'installazione

Se è stato possibile eseguire con successo un'installazione con il installatore
Debian, si spenda un minuto del proprio tempo per inviarci un resoconto. Il
modo più semplice per inviare un rapporto d'installazione è installare il
pacchetto reportbug (apt install reportbug), configurarlo come spiegato in
Sezione 8.4.2, «Invio di email all'esterno del sistema» ed eseguire il comando 
reportbug installation-reports.

Se non si riesce a completare l'installazione probabilmente si è trovato un bug
nel debian-installer. Per migliorare l'installatore è necessario farci
conoscere questo problema e quindi si spenda un po' del proprio tempo per
inviarci una segnalazione. Si può usare il modello per il resoconto
dell'installazione anche per la segnalazione di bug; se l'installazione è
completamente fallita si consulti Sezione 5.4.4, «Segnalazione di problemi con
l'installazione».

A.5. E per finire...

Ci auguriamo che l'installazione sia piacevole e che Debian sia utile. Si
consiglia la lettura di Capitolo 8, Passi successivi e cosa fare adesso.

Appendice B. Installazione automatica tramite preconfigurazione

Indice

B.1. Introduzione

    B.1.1. Metodi di preconfigurazione
    B.1.2. Limitazioni

B.2. Uso della preconfigurazione

    B.2.1. Caricamento del file di preconfigurazione
    B.2.2. Uso dei parametri di avvio per la preconfigurazione
    B.2.3. Modalità «auto»
    B.2.4. Alias utilizzati nella preconfigurazione
    B.2.5. Esempi di preconfigurazione del prompt di avvio
    B.2.6. Uso di un server DHCP per specificare un file di preconfigurazione

B.3. Creazione di un file di preconfigurazione
B.4. Contenuto del file di preconfigurazione (per bookworm)

    B.4.1. Localizzazione
    B.4.2. Configurazione della rete
    B.4.3. Network console
    B.4.4. Impostazioni del mirror
    B.4.5. Impostazione dell'account
    B.4.6. Impostazione dell'orologio e del fuso orario
    B.4.7. Partizionamento
    B.4.8. Installazione del sistema di base
    B.4.9. Impostazione di APT
    B.4.10. Selezione dei pacchetti
    B.4.11. Termine dell'installazione
    B.4.12. Preconfigurazione di altri pacchetti

B.5. Opzioni avanzate

    B.5.1. Uso di comandi personalizzati durante l'installazione
    B.5.2. Uso della preconfigurazione per modificare i valori predefiniti
    B.5.3. Caricamento in cascata di più file di preconfigurazione

Questa appendice spiega come preconfigurare le risposte alle domande poste dal
installatore Debian per automatizzare la propria installazione.

I vari frammenti utilizzati in questa appendice sono disponibili anche nel file
di preconfigurazione di esempio https://www.debian.org/releases/bookworm/
example-preseed.txt.

B.1. Introduzione

La preconfigurazione offre un modo per impostare le risposte alle domande poste
durante l'installazione senza doverle inserire manualmente. Questo permette di
automatizzare completamente la maggior parte dei tipi d'installazione e offre
persino alcune funzionalità che non sono disponibili durante l'installazione
tradizionale.

La preconfigurazione non è obbligatoria. Con un file di preconfigurazione
vuoto, il programma d'installazione si comporta allo stesso modo di una normale
installazione manuale. Ogni domanda preconfigurata (se la preconfigurazione è
corretta) modifica l'installazione rispetto a quella di base.

B.1.1. Metodi di preconfigurazione

Per la preconfigurazione si possono usare tre metodi: initrd, file e network.
La preconfigurazione initrd funziona con tutti i metodi d'installazione e
consente la preconfigurazione di parecchie domande ma richiede la preparazione
più lunga. Le preconfigurazioni file e network si possono usare con metodi
d'installazione diversi.

La tabella seguente mostra quali metodi di preconfigurazione possono essere
usati con i vari metodi d'installazione.

┌──────────────────────────────────────────┬────────────┬───────┬─────────────┐
│          Metodo d'installazione          │   initrd   │ file  │   network   │
├──────────────────────────────────────────┼────────────┼───────┼─────────────┤
│CD/DVD/USB                                │sì          │sì     │sì^[a]       │
├──────────────────────────────────────────┼────────────┼───────┼─────────────┤
│netboot                                   │sì          │no     │sì           │
├──────────────────────────────────────────┼────────────┼───────┼─────────────┤
│hd-media                                  │sì          │sì     │sì^[a]       │
├──────────────────────────────────────────┴────────────┴───────┴─────────────┤
│^[a] Solo se si dispone di un collegamento in rete e se preseed/url è        │
│correttamente impostato.                                                     │
└─────────────────────────────────────────────────────────────────────────────┘

Una differenza importante fra i vari metodi di preconfigurazione è il momento
in cui viene caricato e processato il file di preconfigurazione. Nel caso della
preconfigurazione con initrd avviene all'avvio dell'installazione, prima che
sia posta la prima domanda. L'effetto della preconfigurazione da riga di
comando del kernel è immediato, quindi è possibile sovrascrive le impostazioni
di configurazione fatte nell'initrd modificando la riga di comando del kernel
(nella configurazione del bootloader oppure manualmente al momento dell'avvio
se il bootloader lo permette). Con la preconfigurazione tramite file avviene
dopo che è stata caricata l'immagine per l'installazione. Infine la
preconfigurazione da rete ha effetti solo dopo la configurazione della rete.

Importante

Ovviamente qualsiasi domanda elaborata prima che venga caricato il file di
preconfigurazione non può essere preconfigurata (tra cui quelle mostrate solo
quando la priorità è media o bassa, per esempio il primo riconoscimento
dell'hardware). Un modo non molto conveniente per evitare che queste domande
siano poste è preconfigurarle tramite i parametri di avvio, come descritto in
Sezione B.2.2, «Uso dei parametri di avvio per la preconfigurazione».

Per evitare facilmente le domande che sarebbero normalmente poste prima che
avvenga la preconfigurazione, è possibile avviare l'installatore in modalità «
auto». Infatti, in questa modalità le domande che sarebbero poste troppo presto
per la preconfigurazione (cioè la scelta di lingua, nazione e tastiera) sono
rimandate fino a quando la rete è funzionante, in modo da consentirne la
preconfigurazione; inoltre la priorità dell'installazione viene forzata ad
alta, evitando parecchie domande trascurabili. Si veda Sezione B.2.3, «Modalità
«auto»» per i dettagli.

B.1.2. Limitazioni

Nonostante che la maggior parte delle domande poste da installatore Debian
possa essere preconfigurata, esistono delle eccezioni notevoli. Si deve
partizionare l'intero disco oppure usare solo lo spazio libero sul disco; non è
possibile usare delle partizioni esistenti.

B.2. Uso della preconfigurazione

Le prime cose da fare sono creare un file di preconfigurazione e metterlo nella
posizione da cui lo si vuole usare. La creazione del file di preconfigurazione
è trattata in seguito, invece lo spostamento del file è molto semplice per la
preconfigurazione network o quando si vuole leggere il file da una chiavetta
USB. Invece per inserire il file in un'immagine ISO per l'installazione è
necessario masterizzare una nuova immagine. Come preparare il file di
preconfigurazione per initrd è fuori dagli scopi di questo documento, si
consulti la documentazione del installatore Debian per gli sviluppatori.

Un file di preconfigurazione di esempio, che può essere usato come base per il
proprio file di preconfigurazione è disponibile in https://www.debian.org/
releases/bookworm/example-preseed.txt. Questo file è creato partendo dai
frammenti utilizzati in questa appendice.

B.2.1. Caricamento del file di preconfigurazione

Se si utilizza la preconfigurazione initrd, bisogna assicurarsi solo che il
file preseed.cfg si trovi nella directory principale del initrd. L'installatore
automaticamente verifica se questo file è presente e lo carica.

Per gli altri metodi di preconfigurazione è necessario specificare durante
l'avvio dell'installatore quale file usare. Normalmente questo può essere fatto
passando al kernel un determinato parametro d'avvio, manualmente durante
l'avvio oppure tramite il file di configurazione del boot loader (p.e.
syslinux.cfg) aggiungendo il parametro alla fine delle righe «append» per il
kernel.

Se si specifica un file di preconfigurazione nella configurazione del boot
loader, è possibile modificare la configurazione in modo che non sia necessario
premere Invio per avviare l'installazione. Con syslinux si può ottenere questo
risultato impostando il timeout a 1 in syslinux.cfg.

Per essere sicuri che l'installatore usi il file di preconfigurazione corretto
si può, opzionalmente, specificare una checksum per il file. Attualmente la
checksum deve essere di tipo md5sum e, se viene specificata, il file di
preconfigurazione la deve verificare altrimenti l'installatore non userà quel
file.

Parametri di avvio da specificare:
- con avvio da rete:
  preseed/url=http://host/percorso/di/preseed.cfg
  preseed/url/checksum=5da499872becccfeda2c4872f9171c3d
- oppure
  preseed/url=tftp://host/path/to/preseed.cfg
  preseed/url/checksum=5da499872becccfeda2c4872f9171c3d

- con avvio da un'immagine per l'installazione masterizzata:
  preseed/file=/cdrom/preseed.cfg
  preseed/file/checksum=5da499872becccfeda2c4872f9171c3d

- con installazione da un supporto USB (mettere il file di preconfigurazione
  nella directory principale della chiavetta USB):
  preseed/file=/hd-media/preseed.cfg
  preseed/file/checksum=5da499872becccfeda2c4872f9171c3d

Notare che quando preseed/url, preseed/file e preseed/file/checksum sono
passati come parametri di avvio possono essere abbreviati rispettivamente con
url, file e preseed-md5.

B.2.2. Uso dei parametri di avvio per la preconfigurazione

Anche se un file di preconfigurazione non può essere usato per preconfigurare
alcuni passi, l'installazione può avvenire ugualmente in modo completamente
automatico dato che è possibile passare i valori di preconfigurazione tramite
la riga di comando all'avvio dell'installatore.

I parametri di avvio possono essere usati anche per impostare le risposte ad
alcune domande senza usare la preconfigurazione. In questo manuale ci sono
esempi in cui questa funzionalità è particolarmente utile.

Per impostare un valore da usare all'interno di installatore Debian è
sufficiente passare percorso/alla/variabile=valore per qualsiasi variabile di
preconfigurazione mostrata negli esempi di questa appendice. Se un valore deve
essere usato per configurare dei pacchetti sul sistema installato è necessario
inserire come prefisso il proprietario^[18] della variabile in questo modo
proprietario:percorso/alla/variabile=valore. Se non si specifica il
proprietario, il valore della variabile non viene copiato nel database di
debconf sul sistema installato e quindi non può essere usato durante la
successiva configurazione del relativo pacchetto.

Normalmente una domanda preconfigurata non viene posta. Per impostare la
risposta predefinita a una domanda e far in modo che la domanda sia comunque
posta, usare l'operatore «?=» al posto di «=». Si veda Sezione B.5.2, «Uso
della preconfigurazione per modificare i valori predefiniti».

Alcune delle variabili che più frequentemente sono impostate dal prompt boot
dispongono di un'abbreviazione. Negli esempi contenuti in questa appendice è
usata, quando disponibile, l'abbreviazione al posto della variabile completa.
Per esempio alla variabile preseed/url è stato assegnato l'alias url. Un altro
esempio è l'alias tasks che viene tradotto in tasksel:tasksel/first.

L'uso di «---» nelle opzioni d'avvio ha un significato speciale, i parametri
del kernel che seguono l'ultimo «---» potrebbero essere copiati nella
configurazione del bootloader nel sistema installato (solo se il boot loader è
supportato dall'installatore). L'installatore filtra qualsiasi opzione (come le
opzioni di preconfigurazione) che riesce a riconoscere.

Nota

Gli attuali kernel linux (2.6.9 e successivi) accettano al massimo 32 opzioni
sulla riga di comando e 32 opzioni d'ambiente, comprese quelle aggiunte dal
sistema d'installazione. Nel caso si superino questi limiti il kernel si
blocca. Le versioni precedenti del kernel accettano un numero inferiore di
opzioni.

Nella maggior parte dei casi alcune delle opzioni predefinite nel file di
configurazione del boot loader, come vga=normal possono essere tranquillamente
rimosse per permettere l'aggiunta di ulteriori opzioni di preconfigurazione.

Nota

Non sempre potrebbe essere possibile specificare valori con spazi come
parametro d'avvio, persino se si delimitano con delle virgolette.

B.2.3. Modalità «auto»

Ci sono alcune funzionalità di Debian Installer che combinate insieme
permettono di ottenere installazioni automatiche e personalizzate (anche molto
complesse) semplicemente passando delle righe di comando al prompt boot.

Per attivare queste funzionalità si deve scegliere Automated install dal menu
di avvio, su alcune architetture e in alcuni metodi di avvio è chiamato auto.
Quindi, in questa sezione, auto non è un parametro ma si riferisce alla voce
nel menu di avvio che poi deve essere seguita dai parametri di avvio.

Per illustrare queste funzionalità sono riportati alcuni esempi su come possono
essere usate dal prompt boot:

auto url=autoserver

Questa funzionalità assume la presenza di un server DHCP che indichi alla
macchina un server DNS per risolvere autoserver, eventualmente aggiungendo il
dominio locale se fornito dal DHCP. Se questa funzione è usata su una macchina
del dominio esempio.com e se il DHCP è configurato correttamente allora il file
di preconfigurazione viene recuperato da http://autoserver.esempio.com/d-i/
bookworm/./preseed.cfg.

L'ultima parte dell'URL (d-i/bookworm/./preseed.cfg) è impostata in
auto-install/defaultroot, il cui valore predefinito contiene la directory
bookworm per permettere alle versioni successive di specificare il proprio nome
in codice e quindi permettere migrazioni future in modo controllato. Il /./
viene usato per indicare la directory principale relativamente a cui le
restanti parti del percorso possono essere ancorate (da usarsi in preseed/
include e preseed/run); questo permette di specificare file sia come URL
completi, come percorsi inizianti con / e quindi ancorati oppure come percorsi
relativi dalla posizione in cui è stato trovato l'ultimo file di
preconfigurazione. Questo può essere usato per costruire script più portabili,
dove l'intera gerarchia di script può essere spostata in una nuova posizione
senza comprometterne il funzionamento, per esempio copiando i file in una
chiavetta USB quando in precedenza erano ospitati da server web. In questo
esempio, se il file di preconfigurazione imposta preseed/run al valore /scripts
/late_command.sh, il file viene prelevato da http://autoserver.esempio.com/d-i/
bookworm/./scripts/late_command.sh.

Se non esiste un'infrastruttura DHCP o DNS locale oppure se non si vuole usare
il percorso predefinito per il file preseed.cfg, è comunque possibile usare un
URL esplicita oppure, quando non si usa l'elemento /./, viene ancorata al punto
di partenza del percorso (cioè al terzo / nella URL). Segue un esempio che
richiede un minimo supporto da parte della rete locale:

auto url=http://192.168.1.2/percorso/di/mypreseed.file

Il modo in cui funziona è questo:

  • quando manca il protocollo nella URL, viene assunto http;

  • se la sezione per il nome host non contiene dei punti, viene aggiunto il
    dominio indicato da DHCP;

  • se dopo il nome host non ci sono /, viene usato il percorso predefinito.

Oltre l'URL è possibile specificare anche altre impostazioni che non
influenzano direttamente il comportamento del installatore Debian ma che
possono essere passate a un qualsiasi script specificato con preseed/run
all'interno del file di preconfigurazione. Al momento l'unico esempio di questa
caratteristica è auto-install/classes (che dispone dell'alias classes) e può
essere usato in questo modo:

auto url=esempio.com classes=classe_A;classe_B

Le classi possono, per esempio, indicare il tipo di sistema da installare
oppure la localizzazione da usare.

Ovviamente è possibile estendere questo concetto e, nel caso, è ragionevole
usare il namespace auto-install, usando nei propri script qualcosa di simile a
auto-install/style. Se si necessitasse questa possibilità si consiglia di
inviare una segnalazione alla mailing list <debian-boot@lists.debian.org> in
modo da evitare conflitti nel namespace ed eventualmente aggiungere un alias
per i nuovi parametri.

La possibilità di scegliere all'avvio auto non è ancora disponibile su tutte le
architetture. È possibile ottenere lo stesso effetto semplicemente aggiungendo
i parametri auto=true priority=critical nella riga di comando per il kernel. Il
parametro del kernel auto è un alias di auto-install/enable e se impostato a
true ritarda le domande su localizzazione e tastiera fino a quando non è data
la possibilità di preconfigurarle, mentre l'impostazione priority è un alias di
debconf/priority e impostarla a critical blocca la richiesta di qualsiasi
domanda con priorità inferiore.

Altre opzioni che possono risultare utili quando si cerca di automatizzare
un'installazione con DHCP sono: interface=auto netcfg/dhcp_timeout=60 che
indica alla macchina di usare il primo dispositivo di rete attivo e di essere
un po' più paziente durante l'attesa della risposta all'interrogazione DHCP.

Suggerimento

Un esempio esaustivo su come utilizzare questa infrastruttura, compresi degli
script e delle classi d'esempio, può essere trovato sul sito web dello
sviluppatore. Sono disponibili anche altri esempi che mostrano come, usando in
modo creativo la preconfigurazione, si possono ottenere molti altri interessati
effetti.

B.2.4. Alias utilizzati nella preconfigurazione

I seguenti alias possono risultare utili quando si usa la preconfigurazione (in
modalità auto). Notare che questi sono semplicemente degli alias più brevi per
i nomi delle domande e che è sempre necessario specificare anche un valore, per
esempio auto=true o interface=eth0.

priority    debconf/priority
fb          debian-installer/framebuffer
auto        auto-install/enable
classes     auto-install/classes
file        preseed/file
url         preseed/url
theme       debian-installer/theme
language    debian-installer/language
country     debian-installer/country
locale      debian-installer/locale
keymap      keyboard-configuration/xkb-keymap
modules     anna/choose_modules
firmware    hw-detect/firmware-lookup
interface   netcfg/choose_interface
domain      netcfg/get_domain
hostname    netcfg/get_hostname
protocol    mirror/protocol
suite       mirror/suite
recommends  base-installer/install-recommends
tasks       tasksel:tasksel/first
desktop     tasksel:tasksel/desktop
preseed-md5 preseed/file/checksum

B.2.5. Esempi di preconfigurazione del prompt di avvio

Seguono alcuni esempi su come potrebbe cambiare l'aspetto del prompt di avvio
(è necessario adattare gli esempi alle proprie esigenze).

# Per impostare Francese come lingua e Francia come paese:
/install.amd/vmlinuz vga=788 initrd=/install.amd/gtk/initrd.gz language=fr country=FR --- quiet
# Per impostare Inglese come lingua, Germania come paese e Tedesco come
# disposizione della tastiera:
/install.amd/vmlinuz vga=788 initrd=/install.amd/gtk/initrd.gz language=en country=DE locale=en_US.UTF-8 keymap=de --- quiet
# Per installare il desktop MATE:
/install.amd/vmlinuz vga=788 initrd=/install.amd/gtk/initrd.gz desktop=mate-desktop --- quiet
# Per installare il task web-server:
/install.amd/vmlinuz initrd=/install.amd/initrd.gz tasksel:tasksel/first=web-server ---

B.2.6. Uso di un server DHCP per specificare un file di preconfigurazione

È possibile usare anche DHCP per indicare un file di preconfigurazione da
scaricare dalla rete, questo è possibile perché DHCP consente il passaggio del
nome di un file fra server e client. Normalmente il file specificato è quello
per l'avvio dalla rete, però se al suo posto è inserito un URL allora il
programma d'installazione scarica il file dall'URL e lo usa come un file di
preconfigurazione. Segue un esempio di come deve essere impostato il file
dhcpd.conf per la versione 3 del server DHCP di ISC (il pacchetto Debian
isc-dhcp-server).

if substring (option vendor-class-identifier, 0, 3) = "d-i" {
    filename "http://host/preseed.cfg";
}

Notare che l'esempio precedente limita la specifica del nome del file ai soli
client DHCP che si identificano come «d-i», quindi ha effetto solo sul
programma d'installazione e non influenza i normali client DHCP. Si può anche
mettere il testo in una sezione del file di configurazione in modo che sia
usata da un solo host per impedire la preconfigurazione di tutte le macchine
che si installano sulla propria rete.

Un modo corretto per usare la preconfigurazione tramite DHCP è preconfigurare i
soli valori specifici della propria rete, per esempio quale mirror Debian
usare. In questo modo tutte le installazioni fatte sulla propria rete hanno già
attivo un buon mirror, ma il resto della configurazione deve essere fatto
interattivamente. L'uso della preconfigurazione tramite DHCP per fare la
completa configurazione delle installazioni Debian deve essere fatto con molta
cautela.

B.3. Creazione di un file di preconfigurazione

Il file di preconfigurazione ha lo stesso formato utilizzato dal comando 
debconf-set-selections. Il formato generico di una riga del file di
preconfigurazione è:

<proprietario> <nome domanda> <tipo domanda> <valore>

Il file deve iniziare con #_preseed_V1

Ci sono alcune regole da rispettare quando si scrive un file di
preconfigurazione.

  • Inserire un singolo spazio o un solo tab fra tipo e valore: ogni ulteriore
    spazio viene interpretato come appartenente al valore.

  • Una riga può essere spezzata su più righe aggiungendo un backslash («\»)
    come carattere di continuazione della riga. Un buon punto in cui spezzare
    una riga è dopo il nome della domanda; invece un punto pessimo è fra il
    tipo e il valore. Le righe spezzate sono ricomposte in un'unica riga nella
    quale tutti gli spazi bianchi in testa e in coda sono condensati in un solo
    spazio.

  • Le variabili debconf (modelli) usate solo nell'installatore stesso devono
    avere come proprietario «d-i»; per preconfigurare le variabili usate nel
    sistema installato, si deve usare il nome del pacchetto che contiene il
    corrispondente modello debconf. Solo le variabili che hanno un proprietario
    diverso da «d-i» saranno propagate al database debconf del sistema
    installato.

  • La maggior parte delle domande deve essere preconfigurata usando i valori
    validi per la lingua inglese e non usando i valori tradotti. Comunque,
    esistono delle domande (per esempio in partman) in cui è necessario usare i
    valori tradotti.

  • Alcune domande accettano come valore un codice anziché il testo in inglese
    mostrato durante l'installazione.

  • Iniziare con #_preseed_V1

  • Un commento consiste di una riga che inizia con il carattere cancelletto («
    #») e si estende per tutta la lughezza della riga.

Il modo più semplice per creare un file di preconfigurazione è usare il file di
preconfigurazione d'esempio in Sezione B.4, «Contenuto del file di
preconfigurazione (per bookworm)» come base per il proprio lavoro.

Un metodo alternativo è effettuare un'installazione manuale e poi, dopo il
riavvio, usare il comando debconf-get-selections, contenuto nel pacchetto
debconf-utils, per riversare in un unico file il contenuto del database di
debconf e del database di cdebconf:

$ echo "#_preseed_V1" > file
$ debconf-get-selections --installer >> file
$ debconf-get-selections >> file

Comunque un file generato in questa maniera ha delle voci che potrebbero non
essere preconfigurate; il file d'esempio è decisamente un punto di partenza
migliore per la maggior parte degli utenti.

Nota

Questo metodo si basa sul fatto che, al termine dell'installazione, il database
di cdebconf è salvato nel sistema appena installato in /var/log/installer/
cdebconf. Poiché questo database può contenere delle informazioni sensibili i
file sono leggibili solo da root.

La directory /var/log/installer e tutti i file in essa contenuti sono
cancellati dal sistema quando di elimina il pacchetto installation-report.

Per verificare quali sono i valori validi per una domanda si può usare nano per
esaminare, quando l'installazione è in corso, i file in /var/lib/cdebconf. In
templates.dat ci sono i modelli e in questions.dat ci sono gli attuali valori e
i valori assegnati alle variabili.

Per verificare se il formato del proprio file di preconfigurazione è valido
prima di effettuare un'installazione si può usare il comando 
debconf-set-selections -c preseed.cfg.

B.4. Contenuto del file di preconfigurazione (per bookworm)

I vari frammenti utilizzati in questa appendice sono disponibili anche nel file
di preconfigurazione di esempio https://www.debian.org/releases/bookworm/
example-preseed.txt.

Si noti che l'esempio è valido per l'installazione sull'architettura Intel x86.
Se si vuole fare l'installazione su un'architettura diversa alcuni degli esempi
(come la scelta della tastiera e l'installazione del boot loader) potrebbero
non essere corretti e devono essere sostituiti con le impostazioni per debconf
adatte alla propria architettura.

I dettagli su come effettivamente funzionano i componenti dell'installatore
possono essere trovati in Sezione 6.3, «Uso dei singoli componenti».

B.4.1. Localizzazione

L'impostazione dei valori legati alla localizzazione funziona solo se si usa la
preconfigurazione initrd. Con tutti gli altri metodi il file di
preconfigurazione viene caricato solo dopo che queste domande sono state poste.
Le primissime domande poste durante la normale installazione riguardano la
localizzazione quindi tali valori possono essere preconfigurati solo tramite i
metodi di preconfigurazione initrd oppure tramite i parametri d'avvio del
kernel. La modalità auto (Sezione B.2.3, «Modalità «auto»») implica
l'impostazione di auto-install/enable=true (normalmente tramite l'alias di
preconfigurazione auto). Ciò rimanda il momento in cui sono poste le domande
sulla localizzazione che quindi possono essere preconfigurate usando qualsiasi
metodo.

Con «locale» si possono specificare lingua e nazione, può essere una qualsiasi
combinazione fra una delle lingue supportate da installatore Debian e uno dei
paesi riconosciuti. Se la combinazione non forma un locale valido,
l'installatore sceglie automaticamente un altro locale valido per la lingua
prescelta. Per specificare «locale» fra i parametri di avvio utilizzare locale=
it_IT.

Questo metodo è molto semplice da usare, però non permette di preconfigurare
tutte le possibili combinazioni di lingua, nazione e locale^[19]. In
alternativa è possibile preconfigurare individualmente ciascun valore. Lingua e
nazione possono anche essere specificati tra i parametri d'avvio.

# Con la sola preconfigurazione di locale si impostano lingua, nazione
# e locale.
d-i debian-installer/locale string it_IT

# Per una maggiore flessibilità è possibile preconfigurare singolarmente
# ciascun valore.
#d-i debian-installer/language string en
#d-i debian-installer/country string NL
#d-i debian-installer/locale string en_GB.UTF-8
# Opzionalmente è possibile specificare ulteriori locale da generare.
#d-i localechooser/supported-locales multiselect en_US.UTF-8, nl_NL.UTF-8

La configurazione della tastiera consiste nella scelta di una mappa di tastiera
e (per le mappe non-latine) di un tasto per passare dalla mappa di tastiera
non-latina alla mappa US e vice versa. Durante l'installazione sono disponibili
solo le varianti basiche delle mappe di tastiera; le varianti più avanzate sono
disponibili solo nel sistema dopo l'installazione tramite dpkg-reconfigure
keyboard-configuration.

# Selezione della tastiera.
d-i keyboard-configuration/xkb-keymap select it
# d-i keyboard-configuration/toggle select No toggling

Per saltare la configurazione della tastiera si deve preconfigurare keymap con
skip-config. Questo comporta che la mappa di tastiera del kernel rimane attiva.

B.4.2. Configurazione della rete

Naturalmente, la preconfigurazione della configurazione delle rete non può
funzionare se si sta caricando il file di preconfigurazione dalla rete! Invece
funziona se si sta avviando da disco ottico o da chiavetta USB. È anche
possibile passare i parametri di configurazione della rete sui parametri del
kernel, se si stanno caricando file di preconfigurazione dalla rete.

Se necessario è possibile scegliere una particolare interfaccia prima di
caricare il file di preconfigurazione dalla rete usando il parametro d'avvio
interface=eth1.

Nonostante la preconfigurazione della rete non sia normalmente disponibile
quando la preconfigurazione avviene tramite la rete (usando «preseed/url»), può
essere fatta comunque ricorrendo a un trucco; per esempio se si vuole forzare
un indirizzo statico per l'interfaccia di rete. Il trucco consiste nel forzare
la ripetizione della configurazione della rete dopo che il file di
preconfigurazione è stato caricato creando uno script da eseguire tramite «
preseed/run» contenente i seguenti comandi:

kill-all-dhcp; netcfg

Le seguenti variabili debconf sono legate alla configurazione della rete.

# Disattiva completamente la configurazione della rete. Questa opzione
# è utile durante le installazioni da cdrom su dispositivi che non sono
# in rete; in questo caso le domande riguardo la rete, gli avvertimenti
# e le attese dei timeout sono solo una seccatura.
#d-i netcfg/enable boolean false

# netcfg sceglierà, se possibile, un'interfaccia che abbia un collegamento.
# Questo evita la visualizzazione di una lista se è presente più di
# un'interfaccia.
d-i netcfg/choose_interface select auto

# Oppure scegliere un'interfaccia ben precisa:
#d-i netcfg/choose_interface select eth1

# Per impostare il tempo di attesa della rilevazione del collegamento
# (il valore predefinito è 3 secondi). Valore espresso in secondi.
#d-i netcfg/link_wait_timeout string 10

# Se si ha un server dhcp lento e l'installatore va in timeout in attesa
# di esso, questo potrebbe essere utile.
#d-i netcfg/dhcp_timeout string 60
#d-i netcfg/dhcpv6_timeout string 60

# Solitamente la configurazione della rete è automatica.
# Se si preferisce configurare manualmente la rete, togliere il commento
# alla prossima riga e alle righe con la configurazione statica della rete.
#d-i netcfg/disable_autoconfig boolean true

# Se si desidera che il file di preconfigurazione funzioni su qualsiasi
# sistema, a prescindere dalla presenza di un server DHCP in rete, si può
# togliere il commento alle righe seguenti e alle righe con la configurazione
# statica della rete.
#d-i netcfg/dhcp_failed note
#d-i netcfg/dhcp_options select Configure network manually

# Configurazione statica della rete.
#
# Esempio IPv4
#d-i netcfg/get_ipaddress string 192.168.1.42
#d-i netcfg/get_netmask string 255.255.255.0
#d-i netcfg/get_gateway string 192.168.1.1
#d-i netcfg/get_nameservers string 192.168.1.1
#d-i netcfg/confirm_static boolean true
#
# Esempio IPv6
#d-i netcfg/get_ipaddress string fc00::2
#d-i netcfg/get_netmask string ffff:ffff:ffff:ffff::
#d-i netcfg/get_gateway string fc00::1
#d-i netcfg/get_nameservers string fc00::1
#d-i netcfg/confirm_static boolean true

# Si noti che gli eventuali nomi di host e dominio assegnati da dhcp hanno
# la precedenza sui valori qui impostati. Naturalmente, l'impostazione dei
# valori previene ancora che le domande siano visualizzate anche se i
# valori arrivano da dhcp.
d-i netcfg/get_hostname string unassigned-hostname
d-i netcfg/get_domain string unassigned-domain

# Per forzare il nome host, senza tener conto di cosa restituisce il
# server DHCP o cosa dice il reverse DNS per l'IP, togliere il commento
# e modificare la riga seguente.
#d-i netcfg/hostname string somehost

# Disabilita la noiosa finestra di dialogo della chiave WEP.
d-i netcfg/wireless_wep string
# Lo stupido nome host dhcp che alcuni ISP usano come una sorta
# di password.
#d-i netcfg/dhcp_hostname string radish

# Per disabilitare completamente la ricerca del firmware (cioè non
# utilizzare i file o i pacchetti del firmware che potrebbero essere
# disponibili nelle immagini di installazione):
#d-i hw-detect/firmware-lookup string never

# Se per la scheda di rete o per altro hardware è necessario caricare un
# firmware non-libero, è possibile configurare l'installatore in modo
# che lo carichi senza chiedere conferma. Altrimenti cambiare in false
# per disabilitare la richiesta.
#d-i hw-detect/load_firmware boolean true

Notare che netcfg determina automaticamente la maschera di rete se netcfg/
get_netmask non è preconfigurato; in caso di installazioni automatiche questa
variabile deve essere marcata come seen. In modo similare, netcfg sceglie un
indirizzo opportuno quando non è impostato netcfg/get_gateway. È possibile
impostare netcfg/get_gateway a «none» per indicare che non deve essere usato
alcun gateway.

B.4.3. Network console

# Per effettuare un'installazione da remoto tramite SSH con il componente
# network-console, usare le seguenti impostazioni. Questo ha senso se si
# intende effettuare il resto dell'installazione manualmente.
#d-i anna/choose_modules string network-console
#d-i network-console/authorized_keys_url string http://10.0.0.1/openssh-key
#d-i network-console/password password r00tme
#d-i network-console/password-again password r00tme

Maggiori informazioni su network-console possono essere trovate in
Sezione 6.3.10, «Installazione tramite network-console».

B.4.4. Impostazioni del mirror

A seconda del metodo d'installazione usato è possibile che venga usato un
mirror per scaricare i componenti aggiuntivi dell'installatore, per installare
il sistema di base e per impostare il file /etc/apt/sources.list sul sistema
installato.

Il parametro mirror/suite determina quale sarà la versione del sistema
installato.

Il parametro mirror/udeb/suite determina la versione dei componenti addizionali
dell'installatore. L'impostazione di questa variabile è utile solo se i
componenti sono scaricati dalla rete dato che la loro versione deve essere
uguale a quella usata per creare lo initrd per il metodo d'installazione
scelto. Normalmente l'installatore usa automaticamente il valore corretto,
quindi non dovrebbe essere necessario impostare questo parametro.

# Protocollo del mirror:
# Quando si seleziona ftp non è necessario impostare mirror/country.
# Valore predefinito per protocollo del mirror: http.
#d-i mirror/protocol string ftp
d-i mirror/country string manual
d-i mirror/http/hostname string ftp.it.debian.org
d-i mirror/http/directory string /debian
d-i mirror/http/proxy string

# Versione da installare.
#d-i mirror/suite string testing
# Versione dei componenti dell'installatore da caricare (facoltativo).
#d-i mirror/udeb/suite string testing

B.4.5. Impostazione dell'account

È possibile preconfigurare la password per l'account di root e il nome e la
password per il primo utente normale. Per le password possono essere inserite
in chiaro o con un hash crypt(3).

Avvertimento

Attenzione, la preconfigurazione delle password non è sicura dato che chiunque
può accedere al file di preconfigurazione ha la possibilità di leggerle. La
memorizzazione dell'hash di una password è considerata una pratica sicura a
meno di usare un algoritmo di hash come DES o MD5 deboli ad attacchi di tipo
brute force. Si raccomanda di usare funzioni di hash tipo SHA-256 e SHA512.

# Saltare la creazione dell'account di root (l'account per l'utente
# normale potrà usare sudo).
#d-i passwd/root-login boolean false
# In alternativa, è possibile saltare la creazione dell'account per
# l'utente normale.
#d-i passwd/make-user boolean false

# Password di root, in chiaro entrambe le volte
#d-i passwd/root-password password r00tme
#d-i passwd/root-password-again password r00tme
# oppure criptata in un hash crypt(3).
#d-i passwd/root-password-crypted password [crypt(3) hash]

# Per creare l'account per l'utente normale.
#d-i passwd/user-fullname string Debian User
#d-i passwd/username string debian
# La password dell'utente, in chiaro entrambe le volte
#d-i passwd/user-password password insecure
#d-i passwd/user-password-again password insecure
# oppure criptata in un hash crypt(3).
#d-i passwd/user-password-crypted password [crypt(3) hash]
# Per creare il primo utente con un UID specifico al posto di quello
# predefinito.
#d-i passwd/user-uid string 1010

# L'account utente viene automaticamente inserito in alcuni gruppi.
# Per modificare questo comportamento usare la seguente preconfigurazione.
#d-i passwd/user-default-groups string audio cdrom video

Le variabili passwd/root-password-crypted e passwd/user-password-crypted
possono anche essere preconfigurate con il valore «!», l'effetto è quello di
disabilitare l'account corrispondente. Questo è comodo per l'account di root,
ovviamente a patto di aver configurato un modo alternativo per svolgere le
attività d'amministrazione (per esempio l'uso dell'autenticazione con chiave
SSH oppure con sudo).

Per creare l'hash SHA-512 tramite crypt(3) di una password è possibile usare il
seguente comando (disponibile dal pacchetto whois):

mkpasswd -m sha-512

B.4.6. Impostazione dell'orologio e del fuso orario

# Controlla se l'orologio hardware deve essere impostato o meno su UTC.
d-i clock-setup/utc boolean true

# Questo può essere impostato con qualsiasi valore valido per $TZ; si
# consulti /usr/share/zoneinfo/ per i valori validi.
d-i time/zone string US/Eastern

# Determina se usare NTP per impostare l'orologio durante l'installazione
d-i clock-setup/ntp boolean true
# Server NTP da usare. Quasi sempre è possibile usare quello predefito.
#d-i clock-setup/ntp-server string ntp.example.com

B.4.7. Partizionamento

Il supporto della preconfigurazione per il partizionamento è limitato a quanto
permette partman-auto. Si può scegliere di partizionare lo spazio libero
esistente sul disco oppure l'intero disco. La struttura delle partizioni sul
disco può essere determinata usando una ricetta predefinita oppure una ricetta
personalizzata su file o inclusa nel file di preconfigurazione.

È supportata anche la preconfigurazione di configurazioni complesse quali RAID,
LVM e cifratura, ma non con la stessa flessibilità di quando il partizionamento
avviene durante un'installazione non-preconfigurata.

Gli esempi sottostanti forniscono solo delle informazioni di base sull'uso
delle ricette. Per delle informazioni più dettagliate vedere i file
partman-auto-recipe.txt e partman-auto-raid-recipe.txt inclusi nel pacchetto
debian-installer. Entrambi i file sono disponibili anche nel repository dei
sorgenti del installatore Debian. Notare che le funzioni supportate potrebbero
cambiare da un rilascio all'altro.

Avvertimento

L'identificazione dei dischi dipende dall'ordine in cui sono caricati i driver,
se nel sistema ci sono più dischi si deve essere assolutamente sicuri che venga
selezionato quello corretto prima di usare la preconfigurazione.

B.4.7.1. Esempio di partizionamento

# Se il sistema ha spazio libero è possibile scegliere di partizionare
# soltanto quello spazio. Questa impostazione viene rispettata solo se
# partman-auto/method (vedi sotto) non è valorizzato.
#d-i partman-auto/init_automatically_partition select biggest_free

# In alternativa è possibile specificare un disco da partizionare.
# Se il sistema dispone di un solo disco, l'installatore userà quello
# altrimenti è necessario specificare il nome del device usando il
# formato tradizionale, non-devfs (quindi, per esempio /dev/sda ma
# non /dev/discs/disc0/disc).
#d-i partman-auto/disk string /dev/sda
# Inoltre è necessario specificare il metodo da usare. Quelli
# disponibili sono:
# - regular: usa i tipi di partizione più comuni per la propria
#            architettura
# - lvm:     usa LVM per partizionare il disco
# - crypto:  usa LVM con all'interno una partizione cifrata
d-i partman-auto/method string lvm

# È possibile definire l'ammontare di spazio da utilizzare per il gruppo
# di volumi LVM. Può essere una dimensione con la sua unità di misura
# (per esempio 20 GB), una percentuale dello spazio libero oppure la parola
# speciale 'max'.
d-i partman-auto-lvm/guided_size string max

# L'utente riceve un avviso se uno dei dischi che stanno per essere
# partizionati automaticamente contiene già una precedente configurazione
# LVM. Comunque anche questo può essere preconfigurato...
d-i partman-lvm/device_remove_lvm boolean true
# La stessa cosa avviene se già esiste un array in RAID software:
d-i partman-md/device_remove_md boolean true
# E può essere preconfigurata anche la conferma alla scrittura delle
# partizioni lvm.
d-i partman-lvm/confirm boolean true
d-i partman-lvm/confirm_nooverwrite boolean true

# È possibile scegliere una qualsiasi delle ricette di partizionamento
# predefinite:
# - atomic: tutti i file in una partizione
# - home:   partizione separata per /home
# - multi:  partizioni separate per /home, /var e /tmp
d-i partman-auto/choose_recipe select atomic

# Oppure creare una ricetta personalizzata...
# Se si ha modo di importare un file ricetta dentro l'ambiente
# dell'installatore, è possibile semplicemente puntare a questo.
#d-i partman-auto/expert_recipe_file string /hd-media/recipe

# Altrimenti, è possibile mettere un'intera ricetta in una riga. Questo
# esempio crea una piccola partizione /boot, un'area swap appropriata e
# usa il resto dello spazio per la partizione root:
#d-i partman-auto/expert_recipe string                         \
#      boot-root ::                                            \
#              40 50 100 ext3                                  \
#                      $primary{ } $bootable{ }                \
#                      method{ format } format{ }              \
#                      use_filesystem{ } filesystem{ ext3 }    \
#                      mountpoint{ /boot }                     \
#              .                                               \
#              500 10000 1000000000 ext3                       \
#                      method{ format } format{ }              \
#                      use_filesystem{ } filesystem{ ext3 }    \
#                      mountpoint{ / }                         \
#              .                                               \
#              64 512 300% linux-swap                          \
#                      method{ swap } format{ }                \
#              .

# Il formato della ricetta è documentato nel file partman-auto-recipe.txt
# incluso nel pacchetto "debian-installer" o disponibile nel repository
# dei sorgenti del D-I. Nel file è anche spiegato come impostare le
# etichette dei file system, i nomi dei gruppi di volumi e quali
# dispositivi fisici inserire in un gruppo di volumi.

## Partizionamento per EFI
# Se il sistema ha bisogno di una partizone EFI, è possibile aggiungere
# questo frammento come primo elemento alla ricetta di sopra:
#               538 538 1075 free                              \
#                      $iflabel{ gpt }                         \
#                      $reusemethod{ }                         \
#                      method{ efi }                           \
#                      format{ }                               \
#               .                                              \
#
# Il frammento sopra è adatto per l'architetture amd64; i dettagli
# potrebbero essere diversi per altre architetture. Il pacchetto
# "partman-auto" nel repository dei sorgenti del D-I potrebbe contenere
# un esempio da usare come modello.

# Questo fa eseguire a partman il partizionamento automatico in base a
# quanto indicato con uno dei metodi precedenti, senza chidere conferma.
d-i partman-partitioning/confirm_write_new_label boolean true
d-i partman/choose_partition select finish
d-i partman/confirm boolean true
d-i partman/confirm_nooverwrite boolean true

# Forzare l'avvio con UEFI ("BIOS compatibility" verrà tolto). Valore
# predefinito: false.
#d-i partman-efi/non_efi_system boolean true
# Assicura che la tabella delle partizioni è GPT - requisito per EFI
#d-i partman-partitioning/choose_label select gpt
#d-i partman-partitioning/default_label string gpt

# Quando è attivata la crittografia del disco, saltare le cancellazione
# delle partizioni.
#d-i partman-auto-crypto/erase_disks boolean false

B.4.7.2. Partizionamento con RAID

È possibile usare la preconfigurazione anche per impostare le partizioni su
array in RAID software. È supportato il RAID di livello 0, 1, 5, 6 e 10 la
creazione di array degradati e la scelta di dischi di scorta.

Avvertimento

È probabile che questo tipo di partizionamento automatico fallisca. Infatti
questa funzionalità ha ricevuto relativamente pochi test da parte degli
sviluppatori del installatore Debian. La responsabilità di recuperare delle
ricette corrette (cioè che abbiano senso e che non siano in conflitto) è
lasciata all'utente. In caso di problemi si controlli in /var/log/syslog.

# Il metodo deve essere impostato come "raid".
#d-i partman-auto/method string raid
# Specificare quali sono i dischi da partizionare. Questi dischi avranno
# tutti la stessa configurazione quindi è necessario che abbiano la stessa
# dimensione.
#d-i partman-auto/disk string /dev/sda /dev/sdb

# Poi si devono specificare le partizioni fisiche da usare.
#d-i partman-auto/expert_recipe string \
#      multiraid ::                                         \
#              1000 5000 4000 raid                          \
#                      $primary{ } method{ raid }           \
#              .                                            \
#              64 512 300% raid                             \
#                      method{ raid }                       \
#              .                                            \
#              500 10000 1000000000 raid                    \
#                      method{ raid }                       \
#              .

# Infine si deve specificare come devono essere utilizzate le partizioni
# definite in precedenza all'interno del RAID. Attenzione a usare i
# numeri di partizione corretti per le partizioni logiche. Sono
# supportati i livelli di RAID 0, 1, 5, 6 e 10; i dispositivi devono
# essere separati usando il carattere "#".
# I parametri sono:
# <raidtype> <devcount> <sparecount> <fstype> <mountpoint> \
#          <devices> <sparedevices>

#d-i partman-auto-raid/recipe string \
#    1 2 0 ext3 /                    \
#          /dev/sda1#/dev/sdb1       \
#    .                               \
#    1 2 0 swap -                    \
#          /dev/sda5#/dev/sdb5       \
#    .                               \
#    0 2 0 ext3 /home                \
#          /dev/sda6#/dev/sdb6       \
#    .

# Per ulteriori informazioni vedere il file partman-auto-raid-recipe.txt
# incluso nel pacchetto "debian-installer" o disponibile nel repository
# dei sorgenti del D-I.

# Questo fa in modo che partman partizioni automaticamente senza conferma.
d-i partman-md/confirm boolean true
d-i partman-partitioning/confirm_write_new_label boolean true
d-i partman/choose_partition select finish
d-i partman/confirm boolean true
d-i partman/confirm_nooverwrite boolean true

B.4.7.3. Controllo del montaggio delle partizioni

Normalmente i filesystem vengono montati usando come chiave un UUID
(identificatore universalmente univoco); questo permette di montarli
correttamente anche quando cambia il nome del device. Gli UUID sono lunghi e
difficili da leggere, quindi, se si preferisce, l'installatore può montare i
filesystem usando il nome del device o in base a un'etichetta assegnata
dall'utente. Qualora si chieda all'installatore di usare le etichette per
montare i filesystem, qualsiasi filesystem senza un'etichetta verrà montato
usando l'UUID.

I device con nomi stabili, come i volumi logici LVM, continueranno a usare i
loro nomi tradizionali anziché gli UUID.

Avvertimento

I tradizionali nomi dei device possono cambiare in base all'ordine con cui il
kernel riconosce i device durante l'avvio, questo può comportare che venga
montato il filesystem sbagliato. In modo simile, le etichette possono
facilmente collidere quando si inserisce un nuovo disco o un dispositivo USB e,
quando questo accade, il comportamento del sistema diventa imprevedibile.

# Il comportamento predefinito è eseguire il mount usando l'UUID, è
# anche possibile scegliere "traditional" per utilizzare i tradizionali
# nomi dei device oppure "label" per provare con le etichette del
# filesystem prima di usare gli UUID.
#d-i partman/mount_style select uuid

B.4.8. Installazione del sistema di base

Al momento non c'è molto da preconfigurare per questo passo dell'installazione.
Le uniche domande riguardano l'installazione del kernel.

# Configura APT in modo che non installi i pacchetti raccomandati. L'uso
# di questa opzione può implicare un sistema incompleto e dovrebbe essere
# usata solo dagli utenti molto esperti.
#d-i base-installer/install-recommends boolean false

# Il (meta)pacchetto con l'immagine del kernel da installare; per non
# installare un kernel inserire "none".
#d-i base-installer/kernel/image string linux-image-686

B.4.9. Impostazione di APT

L'impostazione di /etc/apt/sources.list e la configurazione delle opzioni di
base è completamente automatizzata in base al metodo d'installazione e alle
risposte date in precedenza. È possibile aggiungere altri repository (anche
locali).

# Per analizzare altri supporti con pacchetti aggiuntivi
# (valore predefinito: false).
d-i apt-setup/cdrom/set-first boolean false
# Per consentire l'installazione firmware non-libero.
#d-i apt-setup/non-free-firmware boolean true
# È possibile scegliere di installare software non-free e contrib.
#d-i apt-setup/non-free boolean true
#d-i apt-setup/contrib boolean true
# Togliere il commento alla prossima riga se non si vuole in sources.list
# del sistema installato una voce attiva per l'immagine del DVD/BD di
# installazione (le voci per le immagini netinst o di CD sono sempre
# disattivate indipendentemente da questa impostazione).
#d-i apt-setup/disable-cdrom-entries boolean true
# Togliere il commento alla prossima riga se non si vuole usare
# un mirror.
#d-i apt-setup/use_mirror boolean false
# Scegliere i servizi di aggiornamento da utilizzare; definire quali
# mirror devono essere usati. I valori riportati in seguito sono quelli
# predefiniti.
#d-i apt-setup/services-select multiselect security, updates
#d-i apt-setup/security_host string security.debian.org

# Altri repository, sono disponibili local[0-9]
#d-i apt-setup/local0/repository string \
#       http://local.server/debian stable main
#d-i apt-setup/local0/comment string local server
# Abilita le righe deb-src
#d-i apt-setup/local0/source boolean true
# URL alla chiave pubblica del repository locale; è necessario fornire
# una chiave altrimenti apt si lamenta che il repository non è
# autenticato e quindi lo commenta in sources.list.
#d-i apt-setup/local0/key string http://local.server/key
# è anche possibile passare la chiave in-linea codificando in base 64
# il contenuto del file con la chiave (con `base64 -w0`) e
# specificandola in questo modo:
#d-i apt-setup/local0/key string base64://LS0tLS1CRUdJTiBQR1AgUFVCTElDIEtFWSBCTE9DSy0tLS0tCi4uLgo=
# Il contenuto del file con la chiave viene controllato per vedere se
# è ASCII-armoured.
# In quel caso il file avrà estensione ".asc" altrimenti avrà
# estensione ".pgp".
# Al momento non è possibile usare il formato "database keybox" non
# è gestito (consultare generators/60local nei sorgenti di apt-setup).

# Normalmente l'installatore richiede che i repository siano autenticati
# con una chiave gpg conosciuta. Per disabilitare questa autenticazione si
# può usare questa impostazione. Attenzione: insicuro, non raccomandato.
#d-i debian-installer/allow_unauthenticated boolean true

# Togliere il commento per aggiungere la configurazione multiarch
# per i386
#d-i apt-setup/multiarch string i386


B.4.10. Selezione dei pacchetti

È possibile scegliere di installare qualsiasi combinazione di task che siano
disponibili. I task attualmente disponibili includono:

  • standard (programmi standard)

  • desktop (desktop grafico)

  • gnome-desktop (desktop GNOME)

  • xfce-desktop (desktop XFCE)

  • kde-desktop (desktop KDE Plasma)

  • cinnamon-desktop (desktop cinnamon)

  • mate-desktop (desktop MATE)

  • lxde-desktop (desktop LXDE)

  • web-server (server web)

  • ssh-server (server SSH)

Si può anche scegliere di non installare alcun task e forzare l'installazione
di un insieme di pacchetti in qualche altro modo. Raccomandiamo di includere
sempre il task standard.

Per nascondere completamente la finestra di dialogo di tasksel, preconfigurare
pkgsel/run_tasksel (in questo modo alcun pacchetto verrà installato tramite
tasksel).

Se oltre ai task si vuole installare anche qualche altro pacchetto allora è
possibile usare il parametro pkgsel/include; il valore di questo parametro può
essere un elenco di pacchetti separati con virgole o con spazi, in questo modo
può essere comodamente usato anche sulla riga di comando del kernel.

#tasksel tasksel/first multiselect standard, web-server, kde-desktop

# Oppure nascondere completamente la finestra di dialogo di tasksel
# (in questo modo alcun pacchetto verrà installato):
#d-i pkgsel/run_tasksel boolean false

# Ulteriori pacchetti da installare
#d-i pkgsel/include string openssh-server build-essential
# Se aggiornare i pacchetti dopo l'avvio. I valori ammessi
# sono: none, safe-upgrade, full-upgrade
#d-i pkgsel/upgrade select none

# È possibile scegliere se il proprio sistema deve inviare un resoconto
# di quali programmi sono stati installati e quali sono usati. Questo
# resoconto, la cui ricezione aiuta il progetto a determinare quali sono
# i programmi più popolari e che dovrebbero essere inseriti nel primo
# CD/DVD, normalmente non viene inviato.
#popularity-contest popularity-contest/participate boolean false

B.4.11. Termine dell'installazione

# Durante le installazioni da console seriale o di gestione, normalmente
# le console virtuali (da VT1 a VT6) vengono disabilitate in /etc/inittab.
# Togliere il commento dalla prossima riga per evitare che questo accada.
#d-i finish-install/keep-consoles boolean true

# Evita l'ultimo messaggio riguardo il completamento dell'installazione.
d-i finish-install/reboot_in_progress note

# Impedisce che il programma d'installazione espelli il CD prima del riavvio,
# in alcuni casi può essere utile.
#d-i cdrom-detect/eject boolean false

# Indica come spegnere quando l'installatore ha finito, senza riavviare
# il sistema appena installato.
#d-i debian-installer/exit/halt boolean true
# Questo spegne la macchina anziché semplicemente arrestarla.
#d-i debian-installer/exit/poweroff boolean true

B.4.12. Preconfigurazione di altri pacchetti

# A seconda del software che si sceglie di installare, o se le cose vanno
# storte durante il processo di installazione, è possibile che altre domande
# possano essere poste. Si possono preconfigurare anche quelle,
# naturalmente. Per ottenere una lista di ogni possibile domanda che possa
# essere posta durante un'installazione, fare un'installazione, quindi
# eseguire questi comandi:
#   debconf-get-selections --installer > file
#   debconf-get-selections >> file

B.5. Opzioni avanzate

B.5.1. Uso di comandi personalizzati durante l'installazione

Una funzionalità molto potente e flessibile offerta dagli strumenti di
preconfigurazione è la possibilità si eseguire dei comandi o degli script in
determinati momenti dell'installazione.

Il filesystem su cui verrà installato il sistema, una volta montato, è
disponibile in /target. Se l'installazione avviene da CD, una volta montato, è
disponibile in /cdrom.

# La preconfigurazione del d-i è intrinsecamente non sicura. Niente
# nell'installatore verifica i tentativi di buffer overflow o di altri
# exploit attraverso i valori presenti in un file di preconfigurazione
# come questo. Usare solo file di preconfigurazione provenienti da fonti
# fidate! Per comprendere il rischio, e poiché è generalmente utile,
# ecco un modo per eseguire automaticamente qualsiasi comando della shell
# all'interno dell'installatore.

# Questo è primo comando, è eseguito il prima possibile, appena dopo la
# lettura della preconfigurazione.
#d-i preseed/early_command string anna-install some-udeb
# Questo comando viene eseguito immediatamente prima di avviare il
# partizionatore. Può essere utile per applicare una preconfigurazione
# dinamica del partizionatore in funzione dello stato dei dischi (che
# potrebbe non essere visibile nel momento in cui viene eseguito
# preseed/early_command).
#d-i partman/early_command \
#       string debconf-set partman-auto/disk "$(list-devices disk | head -n1)"
# Questo è l'ultimo comando, è eseguito appena prima che l'installatore
# termini, ma quando la directory /target è ancora usabile. È possibile
# fare un chroot su /target e usarlo direttamente oppure usare i comandi
# apt-install e in-target per installare dei pacchetti ed eseguire comandi
# nel file system target.
#d-i preseed/late_command string apt-install zsh; in-target chsh -s /bin/zsh

B.5.2. Uso della preconfigurazione per modificare i valori predefiniti

È possibile usare la preconfigurazione per modificare la risposta predefinita a
una domanda ma fare in modo che la domanda venga comunque posta. Per farlo si
deve impostare il flag seen a «false» dopo aver impostato il valore della
domanda.

d-i foo/bar string valore
d-i foo/bar seen false

Si può estendere questo effetto a tutte le domande inserendo il parametro
preseed/interactive=true al prompt boot. Questo può essere utile per effettuare
delle prove o il debug del proprio file di preconfigurazione.

Notare che «d-i» deve essere usato come proprietario delle sole variabili
dell'installatore. Le variabili appartenenti ai pacchetti da installare sul
sistema finale devono avere come proprietario il nome del pacchetto. Si veda la
nota a piè di pagina in Sezione B.2.2, «Uso dei parametri di avvio per la
preconfigurazione».

Quando si usa la preconfigurazione tramite i parametri d'avvio si può
richiedere all'installatore di chiedere comunque le domande preconfigurate
usando l'operatore «?=» in questo modo foo/bar?=valore (oppure proprietario:foo
/bar?=valore). Ovviamente questo ha effetto solo sui parametri che
corrispondono alle domande che sono effettivamente visualizzate durante
l'installazione e non sui parametri «interni».

Per avere ulteriori informazioni di debug, usare il parametro di avvio
DEBCONF_DEBUG=5; ciò provoca la stampa da parte di debconf di molti più
dettagli sulle attuali impostazioni di ciascuna variabile e sulla loro
evoluzione durante l'esecuzione degli script di installazione del pacchetto.

B.5.3. Caricamento in cascata di più file di preconfigurazione

Da un file di preconfigurazione è anche possibile includere anche altri file di
preconfigurazione. Qualsiasi impostazione fatta in questi file sovrascrive
l'eventuale configurazione fatta dai file caricati in precedenza. Questo
permette di inserire, per esempio, una configurazione di rete generica in un
file e di mettere alcune configurazioni particolari in altri file.

# Si possono elencare più file separandoli con degli spazi; verranno
# caricati tutti. Anche i file inclusi possono avere al loro interno delle
# direttive preseed/include. Si noti che se i nomi dei file sono relativi,
# sono prelevati dalla stessa directory del file di preconfigurazione che
# li include.
#d-i preseed/include string x.cfg

# Facoltativamente il programma d'installazione può verificare le checksum
# dei file prima di processarli. Attualmente sono supportati solo le checksum
# md5sum che vanno elencate nello stesso ordine con cui sono inclusi i file.
#d-i preseed/include/checksum string 5da499872becccfeda2c4872f9171c3d

# Ancora più flessibile, questo esegue un comando di shell e se restituisce
# i nomi dei file di preconfigurazione allora include questi file.
#d-i preseed/include_command \
#      string if [ "`hostname`" = bob ]; then echo bob.cfg; fi

# Il massimo della flessibilità, questo scarica ed esegue un programma.
# Il programma può usare debconf-set per manipolare il database di
# debconf; è possibile elencare più di uno script separandoli con degli
# spazi. Si noti che se i nomi dei file sono relativi, sono prelevati
# dalla stessa directory del file di preconfigurazione che li esegue.
#d-i preseed/run string foo.sh

Con la preconfigurazione di tipo initrd e file è possibile anche caricare in
cascata una preconfigurazione di tipo network, impostando preseed/url nei file
precedenti. Ciò avvia la preconfigurazione via rete appena questa diviene
disponibile. Nell'effettuare questa operazione si deve porre particolare
attenzione, dato che la preconfigurazione viene eseguita in due occasioni
distinte, aprendo la possibilità che il comando preseed/early venga eseguito
nuovamente, con la seconda esecuzione che avviene dopo l'attivazione della
rete.


━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━

^[18] Il proprietario di una variabile debconf (o modello) è normalmente il
nome del pacchetto che contiene il corrispondente modello. Le variabili usate
all'interno dell'installatore hanno come proprietario «d-i». I modelli e le
variabili possono avere più di un proprietario, questo aiuta a determinare in
quali casi possono essere eliminati dal database di debconf quando il pacchetto
viene rimosso.

^[19] La preconfigurazione di locale a en_NL comporta che il locale predefinito
sul sistema installato sarà en_US.UTF-8. Se, per esempio, si volesse usare
en_GB.UTF-8, sarà necessario preconfigurare individualmente ciascun valore.

Appendice C. Partizionare per Debian

Indice

C.1. Decidere il numero e la dimensione delle partizioni per Debian
C.2. L'albero delle directory
C.3. Schema di partizionamento raccomandato
C.4. Nomi dei dispositivi in Linux
C.5. Programmi Debian per il partizionamento

C.1. Decidere il numero e la dimensione delle partizioni per Debian

Come minimo, GNU/Linux ha bisogno di una partizione: è possibile avere una sola
partizione che contiene il sistema operativo, le applicazioni e i file
personali dell'utente. Molti ritengono necessaria una partizione di swap
separata, ma non è obbligatorio averla. Lo «swap» è uno spazio a disposizione
del sistema operativo, da usare come «memoria virtuale»; usare una partizione
separata per lo swap, permette a Linux di usarlo in modo molto più efficiente.
È comunque possibile forzare Linux a usare un file regolare come swap, ma non è
raccomandato.

La maggior parte degli utenti sceglie di avere più partizioni per GNU/Linux: ci
sono un paio di motivi validi per suddividere il file system su più partizioni.
Il primo è la sicurezza: se si verifica un guasto che corrompe il file system,
di solito viene colpita solo una partizione; quindi per ripristinare il
funzionamento, basterà sostituire solo una porzione del proprio sistema
(utilizzando la copia di backup conservata con cura). Come minimo è
consigliabile creare quella che si chiama in gergo «partizione root», che
contiene le componenti fondamentali del sistema. Se qualche altra partizione
viene corrotta, sarà ancora possibile avviare GNU/Linux per riparare il
sistema, evitando di dover reinstallare il sistema da capo.

Il secondo motivo di solito è più rilevante in un contesto di lavoro, ma in
generale dipende dall'uso che si fa del computer. Ad esempio, un server di
posta intasato da messaggi non sollecitati può ritrovarsi con una partizione
piena: se si è creata una partizione separata per /var/mail, il resto del
sistema continuerà a funzionare.

L'unico vero difetto nell'uso di più partizioni consiste nel fatto che spesso è
difficile conoscere in anticipo le proprie necessità. Se si crea una partizione
troppo piccola, occorrerà reinstallare il sistema, oppure ci si troverà a dover
continuamente spostare dati per far posto nella partizione troppo piccola.
D'altro canto, se si crea una partizione troppo grande, si sprecherà spazio che
potrebbe essere usato in altri modi: oggi lo spazio su disco non costa molto,
ma perché sprecare il proprio denaro?

C.2. L'albero delle directory

Debian GNU/Linux è conforme al Filesystem Hierarchy Standard per la
denominazione dei file e delle directory. Questo standard consente agli utenti
e ai programmi di predire la posizione di file e directory sul sistema. La
directory «root» (principale) del sistema è rappresentata semplicemente dal
carattere «slash»: /. A questo livello, tutti i sistemi Debian contengono le
seguenti directory:

┌─────────┬─────────────────────────────────────────────────────────────┐
│Directory│                          Contenuto                          │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│bin      │File binari dei comandi essenziali                           │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│boot     │File statici del boot loader                                 │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│dev      │File di device                                               │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│etc      │Configurazioni di sistema specifiche per l'host              │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│home     │Directory home degli utenti                                  │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│lib      │Librerie condivise essenziali e moduli del kernel            │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│media    │Punti di montaggio per dispositivi rimovibili                │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│mnt      │Punti di montaggio per montare un file system temporaneamente│
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│proc     │Directory virtuale per le informazioni di sistema            │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│root     │Directory home dell'utente root                              │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│run      │Dati variabili dei programmi in esecuzione                   │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│sbin     │File binari essenziali per il sistema                        │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│sys      │Directory virtuale per le informazioni di sistema            │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│tmp      │File temporanei                                              │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│usr      │Gerarchia secondaria                                         │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│var      │Dati variabili                                               │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│srv      │Dati dei servizi forniti dal sistema                         │
├─────────┼─────────────────────────────────────────────────────────────┤
│opt      │Pacchetti software applicativi opzionali                     │
└─────────┴─────────────────────────────────────────────────────────────┘

Quelle che seguono sono alcune considerazioni importanti a proposito delle
directory e delle partizioni. Si noti che i requisiti di spazio su disco
variano molto a seconda della configurazione del sistema e del tipo di utilizzo
specifico. Le raccomandazioni che seguono sono delle linee guida generali e
costituiscono un punto di partenza per le decisioni di partizionamento.

  • La partizione «root» / deve sempre contenere fisicamente /etc, /bin, /sbin,
    /lib, /dev e /usr, altrimenti non sarà possibile avviare il sistema. Ciò
    vuol dire che occorrono circa 600-750MB di spazio disco per la partizione
    root quando contiene /usr oppure 5-6GB per una installazione workstation o
    server.

  • /var: dati variabili, come code di posta e di messaggi news, siti web,
    database, la cache del sistema di gestione dei pacchetti, ecc. verranno
    conservati in questa directory. La dimensione da scegliere dipende
    fortemente dal tipo di uso che si farà del sistema, ma per la maggior parte
    degli utenti il fattore principale di cui tenere conto è il funzionamento
    del sistema di gestione dei pacchetti: se si intende installare in una sola
    sessione tutto il software fornito da Debian, dovrebbero bastare 2 o 3 GB
    di spazio per /var. Se invece si intende installare il sistema a più
    riprese (ad esempio, installare le utilità di sistema, poi quelle per la
    gestione dei documenti, poi il sistema X, ecc), è sufficiente riservare da
    300 a 500 MB. Se si intende risparmiare al massimo lo spazio su disco e non
    si hanno in programma massicci aggiornamenti del sistema, è possibile
    riservare anche solo 30 o 40 MB.

  • /tmp: i dati temporanei creati dai programmi vengono scritti
    prevalentemente in questa directory. Di solito è sufficiente riservare da
    40 a 100 MB. Alcune applicazioni (tra cui gestori di archivi, strumenti per
    la creazione di CD e DVD, e software multimediale) utilizzano /tmp per
    scrivere file di immagine temporanei; se si intende utilizzare questo tipo
    di applicazioni, occorrerà scegliere una dimensione adeguata per la
    directory /tmp.

  • /home: ogni utente conserverà i propri dati personali in una
    sotto-directory di questa directory. La sua dimensione dipende dal numero
    di utenti che utilizzeranno il sistema e dal tipo di file che saranno
    conservati nelle loro directory. A seconda dell'uso che si intende fare del
    sistema, il valore indicativo di 100 MB per ogni utente andrà aumentato,
    soprattutto se le directory home conterranno molti file multimediali
    (immagini, MP3, filmati).

C.3. Schema di partizionamento raccomandato

Per i nuovi utenti, i sistemi Debian personali, per l'uso casalingo, o per
altre situazioni mono-utente, probabilmente la soluzione più semplice è
costituita da una sola partizione / (più lo swap). Il tipo di partizione
raccomandato è ext4.

Per i sistemi multi-utente, o i sistemi con molto spazio su disco, la soluzione
migliore consiste nel mettere /var, /tmp e /home ognuna sulla propria
partizione separata dalla partizione /.

Potrebbe essere necessario avere una partizione /usr/local separata, se si ha
intenzione di installare molti programmi che non sono compresi nella
distribuzione Debian. Se il computer sarà un server di posta, può essere
consigliabile avere una partizione separata per /var/mail. Se il sistema sarà
un server con molti account utente, è consigliabile avere una grande partizione
/home separata. In generale, lo schema di partizionamento ottimale varia da
computer a computer, a seconda dell'uso che si farà.

Per sistemi molto complessi, può essere utile consultare il Multi Disk HOWTO,
che contiene informazioni dettagliate, utili soprattutto agli ISP e a chi
installa server.

A proposito della dimensione della partizione di swap, esistono molti punti di
vista. Una regola veloce che di solito funziona consiste nell'usare tanto swap
quanta è la memoria disponibile sul sistema. Inoltre, nella maggior parte dei
casi non si dovrebbe andare sotto i 512 MB. Ovviamente ci sono eccezioni a
queste regole.

Come esempio, si consideri un vecchio computer per uso casalingo, con 512 MB di
RAM e un disco SATA da 20 GB su /dev/sda. Una soluzione potrebbe essere avere
una partizione da 8 GB per un altro sistema operativo su /dev/sda1, una
partizione di swap da 512 MB su /dev/sda3 e circa 11,4 GB su /dev/sda2 come
partizione Linux.

Per avere un'idea dello spazio richiesto da varie applicazioni che si intende
utilizzare dopo aver installato il sistema, si consulti la Sezione D.2, «Spazio
su disco necessario per i task».

C.4. Nomi dei dispositivi in Linux

Poiché Linux chiama i dischi e le partizioni in modo diverso dagli altri
sistemi operativi, per creare o montare partizioni occorre conoscere i nomi
usati da Linux per riferirsi ai dispositivi. Ecco uno schema di base:

  • Il primo disco rilevato è chiamato /dev/sda.

  • Il secondo disco rilevato è chiamato /dev/sdb, e così via.

  • Il primo CD-ROM SCSI è chiamato /dev/scd0, o anche /dev/sr0.

Le partizioni su ciascun disco sono identificate aggiungendo un numero decimale
al nome del disco: sda1 e sda2 rappresentano la prima e la seconda partizione
del primo disco SCSI sul sistema.

Ecco un esempio realistico. Ipotizzando di avere un sistema con 2 dischi SCSI,
uno con indirizzo SCSI 2 e l'altro con indirizzo SCSI 4. Il primo disco (con
indirizzo 2) si chiamerà sda, il secondo sdb. Se il disco sda ha 3 partizioni,
queste si chiameranno sda1, sda2 e sda3. Le stesse regole valgono per il disco
sdb e per le sue partizioni.

Si noti che se si possiedono due «SCSI host bus adapter» (ossia due
controller), l'ordine dei dischi può non essere immediatamente chiaro. In
questo caso, la soluzione migliore consiste nell'osservare i messaggi di boot,
a patto di saper distinguere i due dischi dal nome del modello e/o dalla
capacità.

C.5. Programmi Debian per il partizionamento

Gli sviluppatori Debian hanno adattato vari programmi per il partizionamento in
modo che funzionino su vari tipi di hard disk e su varie architetture di
sistema. Quello che segue è un elenco dei programmi disponibili a seconda
dell'architettura.

partman

    Lo strumento di partizionamento raccomandato da Debian. Questo «coltellino
    svizzero» dai mille usi, può anche ridimensionare le partizioni, creare
    file system e assegnarli ai punti di montaggio.

fdisk

    Il partizionatore originale di Linux, riservato ai guru.

    Occorre fare attenzione se si hanno partizioni FreeBSD sulla propria
    macchina: i kernel del sistema d'installazione comprendono il supporto per
    queste partizioni, ma all'interno di fdisk esse potrebbero avere dei nomi
    di device diversi. Si veda il Linux+FreeBSD HOWTO.

cfdisk

    Un partizionatore semplice, con interfaccia a schermo intero, adatto a
    tutti.

    Si noti che cfdisk non riconosce le partizioni FreeBSD, quindi anche in
    questo caso i nomi dei dispositivi potrebbero risultare diversi da quanto
    ci si aspetta.

Uno di questi programmi verrà eseguito in modo predefinito quando si seleziona 
Partiziona un disco. Si potrebbe anche usare un programma di partizionamento
diverso tramite la riga di comando sulla seconda console, questa operazione non
è raccomandata.

Appendice D. Miscellanea

Indice

D.1. I device linux

    D.1.1. Configurazione del mouse

D.2. Spazio su disco necessario per i task
D.3. Installazione di Debian GNU/Linux da un sistema Unix/Linux esistente

    D.3.1. Primi passi
    D.3.2. Installazione di debootstrap
    D.3.3. Esecuzione di debootstrap
    D.3.4. Configurazione del sistema di base
    D.3.5. Installazione di un kernel
    D.3.6. Configurazione del boot loader
    D.3.7. Accesso remoto: installazione di SSH e impostazione dell'accesso
    D.3.8. Ritocchi finali

D.4. Installazione di Debian GNU/Linux utilizzando «PPP over Ethernet» (PPPoE)

D.1. I device linux

In Linux, all'interno della directory /dev, sono presenti diversi file
speciali, chiamati file di device, che si comportano in modo diverso dai file
normali. I tipi più comuni di file di device sono per i device a blocchi e per
i device a caratteri. Questo tipo di file sono un'interfaccia per i driver (che
fanno parte del kernel Linux) che si occupano del reale accesso all'hardware.
Un altro tipo di device, meno comune, sono i file pipe. I file di device più
significativi sono elencati nella seguente tabella.

┌────┬──────────────────────────────────────────┐
│sda │Il primo disco fisso                      │
├────┼──────────────────────────────────────────┤
│sdb │Il secondo disco fisso                    │
├────┼──────────────────────────────────────────┤
│sda1│Prima partizione del primo disco fisso    │
├────┼──────────────────────────────────────────┤
│sdb7│Settima partizione del secondo disco fisso│
└────┴──────────────────────────────────────────┘

┌───┬──────────────────────────┐
│sr0│Il primo lettore CD-ROM   │
├───┼──────────────────────────┤
│sr1│Il secondo lettore CD-ROM │
└───┴──────────────────────────┘

┌───────┬─────────────────────────────────────────────────────────────────────┐
│ttyS0  │Porta seriale 0, COM1 sotto MS-DOS                                   │
├───────┼─────────────────────────────────────────────────────────────────────┤
│ttyS1  │Porta seriale 1, COM2 sotto MS-DOS                                   │
├───────┼─────────────────────────────────────────────────────────────────────┤
│psaux  │Device del mouse PS/2                                                │
├───────┼─────────────────────────────────────────────────────────────────────┤
│gpmdata│Pseudo device, usato dal demone GPM per ritrasmettere i dati del     │
│       │mouse                                                                │
└───────┴─────────────────────────────────────────────────────────────────────┘

┌─────┬──────────────────────────────────────────┐
│cdrom│Link simbolico al lettore CD              │
├─────┼──────────────────────────────────────────┤
│mouse│Link simbolico al file di device del mouse│
└─────┴──────────────────────────────────────────┘

┌────┬──────────────────────────────────────────────────┐
│null│Qualunque cosa scritta su questo device scomparirà│
├────┼──────────────────────────────────────────────────┤
│zero│Vi si possono leggere infiniti zero               │
└────┴──────────────────────────────────────────────────┘

D.1.1. Configurazione del mouse

Il mouse può essere utilizzato sia in console (con gpm) che in ambiente X
Window. Normalmente si tratta solo di installare gpm e il server X. Entrambi
devono essere configurati per usare come device per il mouse /dev/input/mice,
il protocollo corretto è chiamato exps2 in gpm e ExplorerPS/2 sotto X. I file
di configurazione sono rispettivamente /etc/gpm.conf e /etc/X11/xorg.conf.

Potrebbe essere necessario caricare alcuni moduli del kernel per far funzionare
il mouse. Nella maggior parte dei casi questi moduli vengono caricati
automaticamente, ma per i vecchi mouse seriali e per i bus mouse^[20] non
sempre avviene. Questi mouse sono abbastanza rari tranne su computer molto
vecchi. Segue un riepilogo dei moduli per il kernel Linux necessari all'uso dei
diversi tipi di mouse:

┌────────┬─────────────────────────────────────────────────────────┐
│ Modulo │                       Descrizione                       │
├────────┼─────────────────────────────────────────────────────────┤
│psmouse │Mouse PS/2 (dovrebbe essere riconosciuto automaticamente)│
├────────┼─────────────────────────────────────────────────────────┤
│usbhid  │Mouse USB (dovrebbe essere riconosciuto automaticamente) │
├────────┼─────────────────────────────────────────────────────────┤
│sermouse│La maggior parte dei mouse seriali                       │
├────────┼─────────────────────────────────────────────────────────┤
│logibm  │Bus mouse connesso a una scheda Logitech                 │
├────────┼─────────────────────────────────────────────────────────┤
│inport  │Bus mouse connesso a una scheda ATI o Microsoft InPort   │
└────────┴─────────────────────────────────────────────────────────┘

Per caricare un modulo con il driver per un mouse si può usare il comando 
modconf (contenuto nell'omonimo pacchetto) e controllare nella categoria kernel
/drivers/input/mouse.

D.2. Spazio su disco necessario per i task

L'installazione standard sull'architettura amd64, compresi tutti i pacchetti
standard e il kernel predefinito, richiede 1242 MB di spazio su disco.
L'installazione di base minimale, senza il task «Sistema standard», richiede
1012 MB.

Importante

In entrambi i casi è lo spazio su disco effettivamente usato dopo aver finito
l'installazione e aver rimosso qualsiasi file temporaneo. Inoltre non tiene
conto del carico dovuto ai file di sistema, per esempio i file di giornale.
Questo vuol dire che è necessaria una quantità di spazio su disco
significativamente superiore durante l'installazione e il normale uso del
sistema.

La tabella seguente elenca le dimensioni dei task proposti in tasksel, secondo
quanto riportato da aptitude. Si noti che alcuni task hanno dei componenti in
comune, per cui lo spazio realmente occupato da due task installati assieme
potrebbe essere minore della somma teorica.

L'ambiente desktop predefinito è GNOME, però è possibile utilizzare anche altri
ambienti desktop alternativi usando una delle immagini per l'installazione
speciali oppure specificando l'ambiente desktop desiderato all'avvio
dell'installazione (si veda Sezione 6.3.6.2, «Selezione e installazione dei
pacchetti»).

Si noti che è necessario aggiungere dello spazio rispetto a quanto indicato
nella tabella come spazio minimo nel momento in cui si definisce la dimensione
delle partizioni. La maggior parte delle dimensioni elencate come «Dimensione
installazione» va a finire all'interno di /usr e di /lib; le dimensioni
elencate come «Dimensione download» devono essere (temporaneamente) disponibili
in /var.

┌───────────────┬──────────────────┬───────────────┬──────────────────────────┐
│     Task      │    Dimensione    │  Dimensione   │    Spazio necessario     │
│               │installazione (MB)│ download (MB) │  all'installazione (MB)  │
├───────────────┼──────────────────┼───────────────┼──────────────────────────┤
│Ambiente       │                  │               │                          │
│desktop        │                  │               │                          │
├───────────────┼──────────────────┼───────────────┼──────────────────────────┤
│  • GNOME      │3216              │859            │4075                      │
│(predefinito)  │                  │               │                          │
├───────────────┼──────────────────┼───────────────┼──────────────────────────┤
│  • KDE Plasma │4584              │1316           │5900                      │
├───────────────┼──────────────────┼───────────────┼──────────────────────────┤
│  • Xfce       │2509              │683            │3192                      │
├───────────────┼──────────────────┼───────────────┼──────────────────────────┤
│  • LXDE       │2539              │693            │3232                      │
├───────────────┼──────────────────┼───────────────┼──────────────────────────┤
│  • MATE       │2851              │762            │3613                      │
├───────────────┼──────────────────┼───────────────┼──────────────────────────┤
│  • Cinnamon   │4676              │1324           │6000                      │
├───────────────┼──────────────────┼───────────────┼──────────────────────────┤
│Server web     │85                │19             │104                       │
├───────────────┼──────────────────┼───────────────┼──────────────────────────┤
│Server SSH     │2                 │1              │3                         │
└───────────────┴──────────────────┴───────────────┴──────────────────────────┘

Se l'installazione avviene in una lingua diversa dall'inglese, tasksel potrebbe
installare automaticamente un localization task se disponibile per la lingua in
uso. Lo spazio richiesto varia a seconda della lingua; potrebbero essere
necessari altri 350 MB per il download e l'installazione di questo task.

D.3. Installazione di Debian GNU/Linux da un sistema Unix/Linux esistente

In questa sezione viene spiegato come installare Debian GNU/Linux a partire da
un sistema Unix o Linux esistente, senza utilizzare l'installatore a menu come
illustrato nel resto del manuale. Questo HOWTO sul «cross-install» è stato
richiesto da utenti di altre distribuzioni, come Red Hat, Mandriva e SUSE, che
vogliono provare Debian GNU/Linux. Viene data per acquisita da parte
dell'utente una minima familiarità con i comandi *nix e con la navigazione del
file system. In questa sezione, $ indica un comando da inserire nel sistema
attualmente in uso all'utente, mentre # si riferisce a un comando da inserire
nell'ambiente chroot di Debian.

Una volta che il nuovo sistema Debian è stato configurato a proprio piacimento,
si può procedere alla migrazione dei dati esistenti e poi all'uso quotidiano.
Si tratta quindi di un'installazione di Debian GNU/Linux che non blocca,
nemmeno momentaneamente, l'uso del sistema, inoltre è un modo ingegnoso per
gestire hardware che potrebbe avere problemi con i normali metodi di avvio o
installazione.

Nota

Questa è per lo più una procedura manuale, si deve tenere in mente che è
necessario fare da soli molte configurazioni di base del sistema che richiedono
una conoscenza più approfondita di Debian e di Linux in generale rispetto a una
normale installazione. Non ci si deve aspettare che seguendo questa procedura
si ottenga un sistema identico a quello che si otterrebbe con una normale
installazione. Si deve anche tenere in mente che questa procedura contiene solo
i passi basilari per la configurazione di un sistema; potrebbero essere
necessarie altre operazioni di installazione e/o configurazione.

D.3.1. Primi passi

Usando gli strumenti per il partizionamento disponibili, ripartizionare,
secondo le proprie necessità, il disco fisso creando almeno un file system e
una partizione di swap. Per un ambiente puramente testuale sono necessari
1012 MB, 2539 MB se si intende installare X (ancora di più se si installa un
ambiente desktop come GNOME o KDE Plasma).

Poi creare dei file system sulle partizioni appena realizzate. In questo
esempio si crea un file system ext3 sulla partizione /dev/sda6 (in seguito
questa partizione è usata come root):

# mke2fs -j /dev/sda6

Per creare un file system ext2, basta omettere l'opzione -j.

Inizializzare e attivare lo swap (sostituire il numero della partizione con
quello della partizione destinata allo swap per Debian):

# mkswap /dev/sda5
# sync
# swapon /dev/sda5

Montare una partizione come /mnt/debinst (il punto di installazione, diventerà
il file system di root / del nuovo sistema). Il nome del mount point è
arbitrario, quello scelto è utilizzato da qui in avanti.

# mkdir /mnt/debinst
# mount /dev/sda6 /mnt/debinst

Nota

Nel caso si voglia avere delle parti del filesystem (p.e. /usr) montate da
delle partizioni separate è necessario creare e montare manualmente queste
directory prima di procedere con la prossima fase.

D.3.2. Installazione di debootstrap

Lo strumento usato dall'installatore Debian, e che è considerato il mezzo
ufficiale per installare un sistema Debian di base, è debootstrap. Utilizza 
wget e ar, ma a parte questi programmi ha bisogno solo di /bin/sh e degli
strumenti Unix/Linux di base^[21]. Installare, se non sono già presenti sul
sistema in uso, wget e ar poi scaricare e installare debootstrap.

Un'ulteriore possibilità è installare debootstrap manualmente seguendo questa
procedura. Creare una directory di lavoro in cui estrarre il .deb:

# mkdir work
# cd work

Il binario di debootstrap si trova nell'archivio Debian (si faccia attenzione a
scegliere il file adatto alla propria architettura). Scaricare il pacchetto
.deb di debootstrap dal pool, poi copiarlo nella cartella di lavoro ed estrarre
i file. Servono i privilegi di root per installarli.

# ar -x debootstrap_0.X.X_all.deb
# cd /
# zcat /full-path-to-work/work/data.tar.gz | tar xv

D.3.3. Esecuzione di debootstrap

Quando viene lanciato, debootstrap è in grado di scaricare i file necessari
direttamente dall'archivio. Si può sostituire ftp.it.debian.org/debian,
utilizzato nell'esempio sottostante, con un qualsiasi mirror dell'archivio
Debian, meglio se geograficamente vicino. Un elenco dei mirror è disponibile
presso: http://www.debian.org/mirror/list.

Se su /cdrom è stata montata un'immagine per l'installazione Debian GNU/Linux
bookworm, è possibile sostituire l'URL http con l'URL file:/cdrom/debian/.

Nel comando debootstrap sostituire ARCH con uno dei seguenti: amd64, arm64,
armel, armhf, i386, mips64el, mipsel, ppc64el, s390x.

# /usr/sbin/debootstrap --arch ARCH bookworm \
     /mnt/debinst http://ftp.us.debian.org/debian

Nel caso che l'architrettura del nuovo sistema sia diversa da quella del
sistema in uso, occorre aggiungere l'opzione --foreign.

D.3.4. Configurazione del sistema di base

Ora sul disco c'è un vero sistema Debian, seppur minimale. Eseguire chroot:

# LANG=C.UTF-8 chroot /mnt/debinst /bin/bash

Nel caso che l'architrettura del nuovo sistema sia diversa da quella del
sistema in uso, è necessario prima copiare qemu-user-static sul nuovo sistema:

# cp /usr/bin/qemu-ARCH-static /mnt/debinst/usr/bin
# LANG=C.UTF-8 chroot /mnt/debinst qemu-ARCH-static /bin/bash

Dopo l'operazione di chroot potrebbe essere necessario impostare il terminale
con uno compatibile con il sistema Debian di base, per esempio:

# export TERM=xterm-color

In base al valore di TERM, potrebbe essere necessario installare il pacchetto
ncurses-term.

Nel caso che l'architrettura del nuovo sistema sia diversa da quella del
sistema in uso, è necessario completare l'avvio a più fasi:

/debootstrap/debootstrap --second-stage

D.3.4.1. Creazione dei file di device

A questo punto /dev/ contiene solo i file di device più basilari, però i
prossimi passi dell'installazione potrebbero aver bisogno di altri file di
device. Ci sono più modi per proseguire, la scelta dipende dal sistema che sta
ospitando l'installazione, dall'intenzione di usare un kernel modulare oppure
no, e dall'intenzione di usare file di device dinamici (per esempio usando
udev) o statici.

Alcune delle possibili soluzioni sono:

  • installare il pacchetto makedev e, dopo aver fatto il chroot, creare il set
    predefinito di file di device statici usando

    # apt install makedev
    # mount none /proc -t proc
    # cd /dev
    # MAKEDEV generic

  • creare manualmente solo dei file di device specifici usando MAKEDEV

  • collegare con mount la /dev del sistema che ospita l'installazione sopra la
    /dev del sistema che si sta installando; notare che gli script di
    post-installazione di alcuni pacchetti potrebbero provare a creare file di
    device quindi questo metodo deve essere usato con molta cautela.

D.3.4.2. Montare le partizioni

Adesso è necessario creare /etc/fstab.

# editor /etc/fstab

Segue un esempio che si può adattare secondo le proprie necessità:

# /etc/fstab: static file system information.
#
# file system    mount point   type    options                  dump pass
/dev/XXX         /             ext3    defaults                 0    1
/dev/XXX         /boot         ext3    ro,nosuid,nodev          0    2

/dev/XXX         none          swap    sw                       0    0
proc             /proc         proc    defaults                 0    0

/dev/cdrom       /media/cdrom  iso9660 noauto,ro,user,exec      0    0

/dev/XXX         /tmp          ext3    rw,nosuid,nodev          0    2
/dev/XXX         /var          ext3    rw,nosuid,nodev          0    2
/dev/XXX         /usr          ext3    rw,nodev                 0    2
/dev/XXX         /home         ext3    rw,nosuid,nodev          0    2

Per montare tutti i file system specificati nel proprio /etc/fstab, si esegua
mount -a, mentre per montarli singolarmente si usi:

# mount /path   # per esempio:  mount /usr

Nei sistemi Debian più recenti i punti di mount per i supporti rimovibili sono
in /media, per compatibilità si possono tenere dei link simbolici in /. Creare
i link in base alle proprie necessità, per esempio:

# cd /media
# mkdir cdrom0
# ln -s cdrom0 cdrom
# cd /
# ln -s media/cdrom

È possibile montare il file system proc più volte e in posizioni arbitrarie, ma
è consuetudine farlo su /proc. Se non si esegue mount -a, prima di continuare
assicurarsi di montare proc:

# mount -t proc proc /proc

Adesso il comando ls /proc dovrebbe mostrare una directory con dei file. Se non
funziona, si dovrebbe essere in grado di montare proc da fuori della chroot:

# mount -t proc proc /mnt/debinst/proc

D.3.4.3. Configurazione del fuso orario

L'impostazione alla terza riga del file /etc/adjtime a «UTC» o «LOCAL»
determina se il sistema deve interpretare l'orologio hardware come impostato su
UTC oppure sull'ora locale. Il comando seguente permette di impostare questa
opzione.

# editor /etc/adjtime

Questo è un esempio:

0.0 0 0.0
0
UTC

Il comando seguente permette di impostare il proprio fuso orario.

# dpkg-reconfigure tzdata

D.3.4.4. Configurazione della rete

Per configurare la rete, si deve modificare /etc/network/interfaces, /etc/
resolv.conf, /etc/hostname e /etc/hosts.

# editor /etc/network/interfaces

Alcuni esempi banali da /usr/share/doc/ifupdown/examples:

######################################################################
# /etc/network/interfaces -- configuration file for ifup(8), ifdown(8)
# See the interfaces(5) manpage for information on what options are
# available.
######################################################################

# The loopback interface isn't really required any longer, but can be used
# if needed.
#
# auto lo
# iface lo inet loopback

# To use dhcp:
#
# auto eth0
# iface eth0 inet dhcp

# An example static IP setup: (network, broadcast and gateway are optional)
#
# auto eth0
# iface eth0 inet static
#     address 192.168.0.42
#     network 192.168.0.0
#     netmask 255.255.255.0
#     broadcast 192.168.0.255
#     gateway 192.168.0.1

Gli indirizzi dei name server e le direttive search vanno inseriti in /etc/
resolv.conf:

# editor /etc/resolv.conf

Un semplice esempio di /etc/resolv.conf:

search example.com
nameserver 10.1.1.36
nameserver 192.168.9.100

Inserire l'hostname del proprio sistema (da 2 a 63 caratteri):

# echo DebianHostName > /etc/hostname

E un semplice /etc/hosts con supporto IPv6:

127.0.0.1 localhost
127.0.1.1 DebianHostName

# The following lines are desirable for IPv6 capable hosts
::1     ip6-localhost ip6-loopback
fe00::0 ip6-localnet
ff00::0 ip6-mcastprefix
ff02::1 ip6-allnodes
ff02::2 ip6-allrouters
ff02::3 ip6-allhosts

In presenza di più schede di rete, si dovrebbero disporre i nomi dei driver nel
file /etc/modules nell'ordine desiderato. In tal modo, durante l'avvio ad ogni
scheda verrà associato il nome di interfaccia che ci si aspetta (eth0, eth1,
etc.).

D.3.4.5. Configurazione di Apt

Debootstrap crea un file /etc/apt/sources.list molto semplice che permette
l'installazione di altri pacchetti. Comunque si possono anche aggiungere
ulteriori sorgenti, per esempio per i pacchetti sorgente e gli aggiornamenti
alla sicurezza:

deb-src http://ftp.us.debian.org/debian bookworm main

deb http://security.debian.org/ bookworm-security main
deb-src http://security.debian.org/ bookworm-security main

Ricordarsi di eseguire apt update dopo aver modificato il file sources.list.

D.3.4.6. Configurazione del pacchetto locales e della tastiera

Per utilizzare una localizzazione diversa da quella inglese, installare e
configurare il pacchetto locales. Si raccomanda l'uso di un locale UTF-8.

# apt install locales
# dpkg-reconfigure locales

Per configurare la tastiera (se necessario):

# apt install console-setup
# dpkg-reconfigure keyboard-configuration

Notare che la tastiera non può essere impostata quando si è all'interno della
chroot, sarà possibile configurarla al riavvio successivo.

D.3.5. Installazione di un kernel

Nel caso si intenda avviare il nuovo sistema, servono un kernel Linux e un boot
loader. I kernel pacchettizzati disponibili si trovano con:

# apt search linux-image

Si può quindi installare il pacchetto con il kernel prescelto usando il nome
del pacchetto.

# apt install linux-image-arch-etc

D.3.6. Configurazione del boot loader

Per avviare il sistema Debian GNU/Linux, è necessario configurare il proprio
boot loader in modo da caricare il kernel installato con la nuova partizione di
root. Notare che debootstrap non installa un boot loader, è possibile
installare un boot loader tramite apt dall'interno della chroot Debian.

Notare che si suppone che il device /dev/sda sia già stato creato. Esistono
anche altri metodi per installare grub2, ma questi non rientrano fra gli scopi
di questa appendice.

D.3.7. Accesso remoto: installazione di SSH e impostazione dell'accesso

Chi può accedere al sistema dalla console, può saltare questa sezione. Se il
sistema deve essere accessibile da remoto, è necessario installare SSH e
impostare l'accesso.

# apt install ssh

Con la configurazione predefinita non è possibile accedere come root tramite
password, quindi è necessario prima impostare una password e poi riattivare
l'accesso come root tramite password:

# passwd
# editor /etc/ssh/sshd_config

Questa è l'opzione da attivare:

PermitRootLogin yes

È possibile anche configurare l'accesso aggiungendo una chiave ssh all'utente
root:

# mkdir /root/.ssh
# cat << EOF > /root/.ssh/authorized_keys
ssh-rsa ....
EOF

Infine, configurare l'accesso per un utente non-root e impostare la password
per questo utente:

# adduser joe
# passwd joe

D.3.8. Ritocchi finali

Come già detto in precedenza, al termine dell'installazione si dispone di un
sistema decisamente basilare. Per rendere il proprio sistema più completo c'è
un metodo molto semplice per installare tutti i pacchetti con priorità «
standard»:

# tasksel install standard

Ovviamente è possibile usare apt per installare individualmente i pacchetti.

Al termine dell'installazione in /var/cache/apt/archives/ sono presenti i
pacchetti scaricati. Si possono cancellare e quindi liberare un po' di spazio
usando:

# apt clean

D.4. Installazione di Debian GNU/Linux utilizzando «PPP over Ethernet» (PPPoE)

In alcuni paesi è molto comune l'uso del protocollo «PPP over Ethernet» (PPPoE)
per le connessioni a banda larga (ADSL o via cavo) a un Internet Service
Provider. L'impostazione di una connessione PPPoE non è normalmente supportata
dall'installatore però può essere preparata molto semplicemente. In questa
sezione viene spiegato come.

La connessione PPPoE configurata durante l'installazione rimane disponibile
anche dopo il riavvio del sistema installato (si veda Capitolo 7, Avvio del
nuovo sistema Debian).

È possibile configurare e utilizzare la connessione PPPoE durante
l'installazione solo se si utilizza una delle immagini CD-ROM/DVD disponibili.
La connessione PPPoE non è supportata con altri metodi d'installazione (per
esempio l'avvio da rete).

L'installazione con PPPoE è molto simile a qualsiasi altra installazione. I
seguenti passi spiegano le differenze.

  • Avviare l'installatore con il parametro d'avvio modules=ppp-udeb. Questo
    garantisce che il componente responsabile della configurazione di PPPoE
    (ppp-udeb) sia caricato ed eseguito automaticamente.

  • Continuare con i normali passi iniziali dell'installazione (selezione di
    lingua, nazione e tastiera e caricamento dei componenti aggiuntivi
    dell'installatore^[22]).

  • Il passo successivo consiste nel riconoscimento dell'hardware di rete per
    identificare tutte le schede Ethernet presenti sul sistema.

  • Dopo aver effettuato questo passo PPPoE è attivo. L'installatore cerca su
    ogni interfaccia Ethernet la presenza di un concentratore per PPPoE (cioè
    un tipo di server che gestisce connessioni PPPoE).

    È possibile che il concentratore non sia trovato al primo tentativo, questo
    può accadere occasionalmente in reti particolarmente lente o con molto
    traffico o con server mal funzionanti. In molti casi un secondo tentativo
    ha successo; per riprovare, selezionare Configura e attiva una connessione
    PPPoE dal menu dell'installatore.

  • Dopo aver trovato un concentratore viene chiesto all'utente di inserire le
    informazioni di login (nome utente e password per PPPoE).

  • Infine l'installatore usa le informazioni appena inserite per stabilire la
    connessione PPPoE. Se le informazioni sono corrette, la connessione è
    pronta e l'installatore può connettersi a Internet per recuperare i
    pacchetti (se necessario). Se le informazioni per l'accesso sono sbagliate
    oppure se si verificano degli errori, l'installatore si ferma ed è
    possibile ripetere nuovamente la configurazione selezionando Configura e
    attiva una connessione PPPoE dal menu.


━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━━

^[20] Solitamente i mouse seriali hanno un connettore a forma di una «D» con 9
poli; i bus mouse hanno un connettore rotondo a 8 poli che non deve essere
confuso con il connettore rotondo a 6 poli dei mouse PS/2 o con il connettore
rotondo a 4 poli dei mouse ADB.

^[21] Questi includono le principali utility GNU e comandi come sed, grep, tar
e gzip.

^[22] Il componente ppp-udeb viene caricato in questa fase insieme agli altri
componenti aggiuntivi. Se l'installazione avviene con priorità media oppure
bassa (cioè in modalità esperto), è possibile attivare manualmente ppp-udeb
anziché doverlo specificare al prompt boot tramite il parametro «modules».

Appendice E. Administrivia

Indice

E.1. Informazioni su questo documento
E.2. Come contribuire
E.3. Contributi principali
E.4. Marchi registrati

E.1. Informazioni su questo documento

Questo manuale è stato creato per l'Installatore Debian di Sarge basandosi sul
manuale d'installazione di boot-floppies per Woody, che a sua volta si basava
sui manuali d'installazione delle precedenti versioni di Debian, e sul manuale
della distribuzione Progeny che è stato rilasciato sotto GPL nel 2003.

Questo documento è scritto in DocBook XML. I formati di output sono generati da
diversi programmi che usano informazioni contenute nei pacchetti docbook-xml e
docbook-xsl.

Per facilitare la manutenzione di questo documento vengono usate un gran numero
di caratteristiche dell'XML, quali le entità e gli attributi, che hanno un
ruolo simile a quello delle variabili e dei costrutti condizionali nei
linguaggi di programmazione. Il sorgente XML di questo documento contiene
informazioni per ciascuna diversa architettura: vengono usati degli attributi
per isolare determinate parti di testo che sono specifiche di una certa
architettura.

La traduzione di questo manuale è coordinata da Luca Monducci. Hanno
contribuito alla traduzione Ottavio Campana, Stefano Canepa, Fabio Pani,
Cristian Rigamonti, Giuseppe Sacco e Giuliano.

E.2. Come contribuire

Se si hanno problemi o suggerimenti su questo documento, si dovrebbe inviarli
come segnalazioni di bug per il pacchetto installation-guide; consultare il
pacchetto reportbug o leggere la documentazione in linea del Debian Bug
Tracking System. È preferibile consultare prima l'elenco dei bug aperti per
installation-guide per controllare se il problema riscontrato sia già stato
comunicato. Se è così, si possono fornire delle informazioni aggiuntive
all'email <XXXX@bugs.debian.org>, dove XXXX è il numero del bug già presente.

Meglio ancora, ci si può procurare una copia del sorgente DocBook di questo
documento e creare delle patch; il sorgente DocBook può essere trovato nel
progetto installation-guide su salsa. Non ci si deve preoccupare se non si
conosce DocBook, c'è una semplice introduzione nella directory dei manuali che
permette di iniziare. È molto simile all'HTML, ma è orientato al contenuto
anziché alla presentazione. Le patch devono essere inviate alla mailing list
debian-boot (vedi sotto); per le istruzioni su come recuperare i sorgenti via
git, leggere il file README che si trova nelle directory principale dei
sorgenti.

Si prega di non contattare direttamente gli autori di questo documento; esiste
una lista di discussione per installatore Debian, dedicata anche a questioni
riguardanti questo manuale: <debian-boot@lists.debian.org>. Si possono trovare
informazioni su come iscriversi sulla pagina Iscrizione alle mailing list e un
archivio web della lista negli Archivi delle mailing list.

E.3. Contributi principali

Questo documento è stato originariamente scritto da Bruce Perens, Sven Rudolph,
Igor Grobman, James Treacy e Adam Di Carlo. Sebastian Ley ha scritto
l'Installation Howto.

Miroslav Kuře ha documentato molte delle nuove funzionalità dell'Installatore
Debian per Sarge. Frans Pop è stato il redattore principale e il responsabile
del rilascio per Etch, Lenny e Squeeze.

Sono davvero molti gli utenti e sviluppatori di Debian che hanno contribuito a
questo documento; in particolare vanno ricordati Michael Schmitz (supporto per
m68k), Frank Neumann (l'autore originale dell'Amiga install manual), Arto
Astala, Eric Delaunay/Ben Collins (informazioni sulle SPARC), Tapio Lehtonen e
Stphane Bortzmeyer per le numerose modifiche e il testo fornito. Si deve anche
ringraziare Pascal Le Bail per le informazioni sull'avvio da memorie USB.

Testi e informazioni estremamente utili sono stati trovati nell'HOWTO
sull'avvio via rete di Jim Mintha (non è disponibile un URL), in Debian FAQ,
Linux/m68k FAQ, Linux for SPARC Processors FAQ, Linux/Alpha FAQ, tra l'altro.
Un ringraziamento particolare va ai manutentori di queste ricche fonti di
informazioni, liberamente disponibili.

Una parte della sezione di questo manuale sull'installazione con chroot (
Sezione D.3, «Installazione di Debian GNU/Linux da un sistema Unix/Linux
esistente») è derivata da alcuni documenti sotto il copyright di Karsten M.
Self.

E.4. Marchi registrati

Tutti i marchi registrati sono di proprietà dei rispettivi proprietari.

Appendice F. Licenza Pubblica Generica GNU

Nota

This is an unofficial translation of the GNU General Public License into
Italian. It was not published by the Free Software Foundation, and does not
legally state the distribution terms for software that uses the GNU GPL -- only
the original English text of the GNU GPL does that. However, we hope that this
translation will help Italian speakers to better understand the GNU GPL.

Questa è una traduzione italiana non ufficiale della Licenza Pubblica Generica
GNU. Non è pubblicata dalla Free Software Foundation e non ha valore legale
nell'esprimere i termini di distribuzione del software che usa la licenza GPL.
Solo la versione originale in inglese della licenza ha valore legale. Ad ogni
modo, speriamo che questa traduzione aiuti le persone di lingua italiana a
capire meglio il significato della licenza GPL. Traduzione curata da gruppo
Pluto, da ILS e dal gruppo italiano di traduzione GNU. Ultimo aggiornamento 19
aprile 2000.

Versione 2, Giugno 1991

Copyright (C) 1989, 1991 Free Software Foundation, Inc.
51 Franklin St, Fifth Floor, Boston, MA 02110-1301, USA.

Chiunque può copiare e distribuire copie letterali di questo documento
di licenza, ma non ne è permessa la modifica.

Preambolo

Le licenze della maggior parte dei programmi hanno lo scopo di togliere
all'utente la libertà di condividere e modificare il programma stesso.
Viceversa, la Licenza Pubblica Generica GNU è intesa a garantire la libertà di
condividere e modificare il software libero, al fine di assicurare che i
programmi siano liberi per tutti i loro utenti. Questa Licenza si applica alla
maggioranza dei programmi della Free Software Foundation e ad ogni altro
programma i cui autori hanno deciso di usare questa Licenza. Alcuni altri
programmi della Free Software Foundation sono invece coperti dalla Licenza
Pubblica Generica Minore. Chiunque può usare questa Licenza per i propri
programmi.

Quando si parla di software libero (free software), ci si riferisce alla
libertà, non al prezzo. Le nostre Licenze (la GPL e la LGPL) sono progettate
per assicurarsi che ciascuno abbia la libertà di distribuire copie del software
libero (e farsi pagare per questo, se vuole), che ciascuno riceva il codice
sorgente o che lo possa ottenere se lo desidera, che ciascuno possa modificare
il programma o usarne delle parti in nuovi programmi liberi e che ciascuno
sappia di potere fare queste cose.

Per proteggere i diritti dell'utente, abbiamo bisogno di creare delle
restrizioni che vietino a chiunque di negare questi diritti o di chiedere di
rinunciarvi. Queste restrizioni si traducono in certe responsabilità per chi
distribuisce copie del software e per chi lo modifica.

Per esempio, chi distribuisce copie di un programma coperto da GPL, sia gratis
sia in cambio di un compenso, deve concedere ai destinatari tutti i diritti che
ha ricevuto. Deve anche assicurarsi che i destinatari ricevano o possano
ottenere il codice sorgente. E deve mostrar loro queste condizioni di licenza,
in modo che essi conoscano i propri diritti.

Proteggiamo i diritti dell'utente in due modi: (1) proteggendo il software con
un copyright, e (2) offrendo una licenza che dia il permesso legale di copiare,
distribuire e modificare il Programma.

Inoltre, per proteggere ogni autore e noi stessi, vogliamo assicurarci che
ognuno capisca che non ci sono garanzie per i programmi coperti da GPL. Se il
programma viene modificato da qualcun altro e ridistribuito, vogliamo che gli
acquirenti sappiano che ciò che hanno non è l'originale, in modo che ogni
problema introdotto da altri non si rifletta sulla reputazione degli autori
originari.

Infine, ogni programma libero è costantemente minacciato dai brevetti sui
programmi. Vogliamo evitare il pericolo che chi ridistribuisce un programma
libero ottenga la proprietà di brevetti, rendendo in pratica il programma cosa
di sua proprietà. Per prevenire questa evenienza, abbiamo chiarito che ogni
brevetto debba essere concesso in licenza d'uso a chiunque, o non avere alcuna
restrizione di licenza d'uso.

Seguono i termini e le condizioni precisi per la copia, la distribuzione e la
modifica.

LICENZA PUBBLICA GENERICA GNU

TERMINI E CONDIZIONI PER LA COPIA, LA DISTRIBUZIONE E LA MODIFICA

0. Questa Licenza si applica a ogni programma o altra opera che contenga una
nota da parte del detentore del copyright che dica che tale opera può essere
distribuita sotto i termini di questa Licenza Pubblica Generica. Il termine «
Programma» nel seguito si riferisce ad ogni programma o opera così definita, e
l'espressione «opera basata sul Programma» indica sia il Programma sia ogni
opera considerata «derivata» in base alla legge sul copyright; in altre parole,
un'opera contenente il Programma o una porzione di esso, sia letteralmente sia
modificato o tradotto in un'altra lingua. Da qui in avanti, la traduzione è in
ogni caso considerata una «modifica». Vengono ora elencati i diritti dei
beneficiari della licenza.

Attività diverse dalla copiatura, distribuzione e modifica non sono coperte da
questa Licenza e sono al di fuori della sua influenza. L'atto di eseguire il
Programma non viene limitato, e l'output del programma è coperto da questa
Licenza solo se il suo contenuto costituisce un'opera basata sul Programma
(indipendentemente dal fatto che sia stato creato eseguendo il Programma). In
base alla natura del Programma il suo output può essere o meno coperto da
questa Licenza.

1. È lecito copiare e distribuire copie letterali del codice sorgente del
Programma così come viene ricevuto, con qualsiasi mezzo, a condizione che venga
riprodotta chiaramente su ogni copia una appropriata nota di copyright e di
assenza di garanzia; che si mantengano intatti tutti i riferimenti a questa
Licenza e all'assenza di ogni garanzia; che si dia a ogni altro destinatario
del Programma una copia di questa Licenza insieme al Programma.

È possibile richiedere un pagamento per il trasferimento fisico di una copia
del Programma, è anche possibile a propria discrezione richiedere un pagamento
in cambio di una copertura assicurativa.

2. È lecito modificare la propria copia o copie del Programma, o parte di esso,
creando perciò un'opera basata sul Programma, e copiare o distribuire tali
modifiche o tale opera secondo i termini del precedente comma 1, a patto che
siano soddisfatte tutte le condizioni che seguono:

 a. Bisogna indicare chiaramente nei file che si tratta di copie modificate e
    la data di ogni modifica.

 b. Bisogna fare in modo che ogni opera distribuita o pubblicata, che in parte
    o nella sua totalità derivi dal Programma o da parti di esso, sia concessa
    nella sua interezza in licenza gratuita ad ogni terza parte, secondo i
    termini di questa Licenza.

 c. Se normalmente il programma modificato legge comandi interattivamente
    quando viene eseguito, bisogna fare in modo che all'inizio dell'esecuzione
    interattiva usuale, esso stampi un messaggio contenente una appropriata
    nota di copyright e di assenza di garanzia (oppure che specifichi il tipo
    di garanzia che si offre). Il messaggio deve inoltre specificare che
    chiunque può ridistribuire il programma alle condizioni qui descritte e
    deve indicare come reperire questa Licenza. Se però il programma di
    partenza è interattivo ma normalmente non stampa tale messaggio, non
    occorre che un'opera basata sul Programma lo stampi.

Questi requisiti si applicano all'opera modificata nel suo complesso. Se
sussistono parti identificabili dell'opera modificata che non siano derivate
dal Programma e che possono essere ragionevolmente considerate lavori
indipendenti, allora questa Licenza e i suoi termini non si applicano a queste
parti quando queste vengono distribuite separatamente. Se però queste parti
vengono distribuite all'interno di un prodotto che è un'opera basata sul
Programma, la distribuzione di quest'opera nella sua interezza deve avvenire
nei termini di questa Licenza, le cui norme nei confronti di altri utenti si
estendono all'opera nella sua interezza, e quindi ad ogni sua parte, chiunque
ne sia l'autore.

Quindi, non è nelle intenzioni di questa sezione accampare diritti, né
contestare diritti su opere scritte interamente da altri; l'intento è piuttosto
quello di esercitare il diritto di controllare la distribuzione di opere
derivati dal Programma o che lo contengano.

Inoltre, la semplice aggregazione di un'opera non derivata dal Programma col
Programma o con un'opera da esso derivata su di un mezzo di memorizzazione o di
distribuzione, non è sufficiente a includere l'opera non derivata nell'ambito
di questa Licenza.

3. È lecito copiare e distribuire il Programma (o un'opera basata su di esso,
come espresso al comma 2) sotto forma di codice oggetto o eseguibile secondo i
termini dei precedenti commi 1 e 2, a patto che si applichi una delle seguenti
condizioni:

 a. Il Programma sia corredato del codice sorgente completo, in una forma
    leggibile da calcolatore, e tale sorgente sia fornito secondo le regole dei
    precedenti commi 1 e 2 su di un mezzo comunemente usato per lo scambio di
    programmi.

 b. Il Programma sia accompagnato da un'offerta scritta, valida per almeno tre
    anni, di fornire a chiunque ne faccia richiesta una copia completa del
    codice sorgente, in una forma leggibile da calcolatore, in cambio di un
    compenso non superiore al costo del trasferimento fisico di tale copia, che
    deve essere fornita secondo le regole dei precedenti commi 1 e 2 su di un
    mezzo comunemente usato per lo scambio di programmi.

 c. Il Programma sia accompagnato dalle informazioni che sono state ricevute
    riguardo alla possibilità di ottenere il codice sorgente. Questa
    alternativa è permessa solo in caso di distribuzioni non commerciali e solo
    se il programma è stato ottenuto sotto forma di codice oggetto o eseguibile
    in accordo al precedente comma B.

Per «codice sorgente completo» di un'opera si intende la forma preferenziale
usata per modificare un'opera. Per un programma eseguibile, «codice sorgente
completo» significa tutto il codice sorgente di tutti i moduli in esso
contenuti, più ogni file associato che definisca le interfacce esterne del
programma, più gli script usati per controllare la compilazione e
l'installazione dell'eseguibile. In ogni caso non è necessario che il codice
sorgente fornito includa nulla che sia normalmente distribuito (in forma
sorgente o in formato binario) con i principali componenti del sistema
operativo sotto cui viene eseguito il Programma (compilatore, kernel, e così
via), a meno che tali componenti accompagnino l'eseguibile.

Se la distribuzione dell'eseguibile o del codice oggetto è effettuata indicando
un luogo dal quale sia possibile copiarlo, permettere la copia del codice
sorgente dallo stesso luogo è considerata una valida forma di distribuzione del
codice sorgente, anche se copiare il sorgente è facoltativo per l'acquirente.

4. Non è lecito copiare, modificare, sublicenziare, o distribuire il Programma
in modi diversi da quelli espressamente previsti da questa Licenza. Ogni
tentativo di copiare, modificare, sublicenziare o distribuire il Programma non
è autorizzato, e farà terminare automaticamente i diritti garantiti da questa
Licenza. D'altra parte ogni acquirente che abbia ricevuto copie, o diritti,
coperti da questa Licenza da parte di persone che violano la Licenza come qui
indicato non vedranno invalidata la loro Licenza, purché si comportino
conformemente ad essa.

5. L'acquirente non è tenuto ad accettare questa Licenza, poiché non l'ha
firmata. D'altra parte nessun altro documento garantisce il permesso di
modificare o distribuire il Programma o i lavori derivati da esso. Queste
azioni sono proibite dalla legge per chi non accetta questa Licenza; perciò,
modificando o distribuendo il Programma o un'opera basata sul programma, si
indica nel fare ciò l'accettazione di questa Licenza e quindi di tutti i suoi
termini e le condizioni poste sulla copia, la distribuzione e la modifica del
Programma o di lavori basati su di esso.

6. Ogni volta che il Programma o un'opera basata su di esso vengono
distribuiti, l'acquirente riceve automaticamente una licenza d'uso da parte del
licenziatario originale. Tale licenza regola la copia, la distribuzione e la
modifica del Programma secondo questi termini e queste condizioni. Non è lecito
imporre restrizioni ulteriori all'acquirente nel suo esercizio dei diritti qui
garantiti. Chi distribuisce programmi coperti da questa Licenza non è comunque
tenuto a imporre il rispetto di questa Licenza a terzi.

7. Se, come conseguenza del giudizio di un tribunale, o di una imputazione per
la violazione di un brevetto o per ogni altra ragione (non limitatamente a
questioni di brevetti), vengono imposte condizioni che contraddicono le
condizioni di questa licenza, che queste condizioni siano dettate dalla corte,
da accordi tra le parti o altro, queste condizioni non esimono nessuno
dall'osservazione di questa Licenza. Se non è possibile distribuire un prodotto
in un modo che soddisfi simultaneamente gli obblighi dettati da questa Licenza
e altri obblighi pertinenti, il prodotto non può essere affatto distribuito.
Per esempio, se un brevetto non permettesse a tutti quelli che lo ricevono di
ridistribuire il Programma senza obbligare al pagamento di diritti, allora
l'unico modo per soddisfare contemporaneamente il brevetto e questa Licenza e'
di non distribuire affatto il Programma.

Se una qualunque parte di questo comma è ritenuta non valida o non applicabile
in una qualunque circostanza, deve comunque essere applicata l'idea espressa da
questo comma; in ogni altra circostanza invece deve essere applicato questo
comma nel suo complesso.

Non è nelle finalità di questo comma indurre gli utenti ad infrangere alcun
brevetto né ogni altra rivendicazione di diritti di proprietà, né di contestare
la validità di alcuna di queste rivendicazioni; lo scopo di questo comma è
unicamente quello di proteggere l'integrità del sistema di distribuzione dei
programmi liberi, che viene realizzato tramite l'uso di licenze pubbliche.
Molte persone hanno contribuito generosamente alla vasta gamma di programmi
distribuiti attraverso questo sistema, basandosi sull'applicazione fedele di
tale sistema. L'autore/donatore può decidere di sua volontà se preferisce
distribuire il software avvalendosi di altri sistemi, e l'acquirente non può
imporre la scelta del sistema di distribuzione.

Questo comma serve a rendere il più chiaro possibile ciò che crediamo sia una
conseguenza del resto di questa Licenza.

8. Se in alcuni paesi la distribuzione o l'uso del Programma sono limitati da
brevetto o dall'uso di interfacce coperte da copyright, il detentore del
copyright originale che pone il Programma sotto questa Licenza può aggiungere
limiti geografici espliciti alla distribuzione, per escludere questi paesi
dalla distribuzione stessa, in modo che il programma possa essere distribuito
solo nei paesi non esclusi da questa regola. In questo caso i limiti geografici
sono inclusi in questa Licenza e ne fanno parte a tutti gli effetti.

9. All'occorrenza la Free Software Foundation può pubblicare revisioni o nuove
versioni di questa Licenza Pubblica Generica. Tali nuove versioni saranno
simili a questa nello spirito, ma potranno differire nei dettagli al fine di
coprire nuovi problemi e nuove situazioni. Ad ogni versione viene dato un
numero identificativo. Se il Programma asserisce di essere coperto da una
particolare versione di questa Licenza e «da ogni versione successiva»,
l'acquirente può scegliere se seguire le condizioni della versione specificata
o di una successiva. Se il Programma non specifica quale versione di questa
Licenza deve applicarsi, l'acquirente può scegliere una qualsiasi versione tra
quelle pubblicate dalla Free Software Foundation.

10. Se si desidera incorporare parti del Programma in altri programmi liberi le
cui condizioni di distribuzione differiscano da queste, è possibile scrivere
all'autore del Programma per chiederne l'autorizzazione. Per il software il cui
copyright è detenuto dalla Free Software Foundation, si scriva alla Free
Software Foundation; talvolta facciamo eccezioni alle regole di questa Licenza.
La nostra decisione sarà guidata da due finalità: preservare la libertà di
tutti i prodotti derivati dal nostro software libero e promuovere la
condivisione e il riutilizzo del software in generale.

NON C'È GARANZIA

11. POICHÉ IL PROGRAMMA È CONCESSO IN USO GRATUITAMENTE, NON C'È GARANZIA PER
IL PROGRAMMA, NEI LIMITI PERMESSI DALLE VIGENTI LEGGI. SE NON INDICATO
DIVERSAMENTE PER ISCRITTO, IL DETENTORE DEL COPYRIGHT E LE ALTRE PARTI
FORNISCONO IL PROGRAMMA «COSÌ COM'È», SENZA ALCUN TIPO DI GARANZIA, NÉ
ESPLICITA NÉ IMPLICITA; CIÒ COMPRENDE, SENZA LIMITARSI A QUESTO, LA GARANZIA
IMPLICITA DI COMMERCIABILITÀ E UTILIZZABILITÀ PER UN PARTICOLARE SCOPO.
L'INTERO RISCHIO CONCERNENTE LA QUALITÀ E LE PRESTAZIONI DEL PROGRAMMA È
DELL'ACQUIRENTE. SE IL PROGRAMMA DOVESSE RIVELARSI DIFETTOSO, L'ACQUIRENTE SI
ASSUME IL COSTO DI OGNI MANUTENZIONE, RIPARAZIONE O CORREZIONE NECESSARIA.

12. NÉ IL DETENTORE DEL COPYRIGHT NÉ ALTRE PARTI CHE POSSONO MODIFICARE O
RIDISTRIBUIRE IL PROGRAMMA COME PERMESSO IN QUESTA LICENZA SONO RESPONSABILI
PER DANNI NEI CONFRONTI DELL'ACQUIRENTE, A MENO CHE QUESTO NON SIA RICHIESTO
DALLE LEGGI VIGENTI O APPAIA IN UN ACCORDO SCRITTO. SONO INCLUSI DANNI
GENERICI, SPECIALI O INCIDENTALI, COME PURE I DANNI CHE CONSEGUONO DALL'USO O
DALL'IMPOSSIBILITÀ DI USARE IL PROGRAMMA; CIÒ COMPRENDE, SENZA LIMITARSI A
QUESTO, LA PERDITA DI DATI, LA CORRUZIONE DEI DATI, LE PERDITE SOSTENUTE
DALL'ACQUIRENTE O DA TERZI E L'INCAPACITÀ DEL PROGRAMMA A INTERAGIRE CON ALTRI
PROGRAMMI, ANCHE SE IL DETENTORE O ALTRE PARTI SONO STATE AVVISATE DELLA
POSSIBILITÀ DI QUESTI DANNI.

FINE DEI TERMINI E DELLE CONDIZIONI

Come applicare questi termini a nuovi programmi

Se si sviluppa un nuovo programma e lo si vuole rendere della maggiore utilità
possibile per il pubblico, la cosa migliore da fare è rendere tale programma
libero, cosicché ciascuno possa ridistribuirlo e modificarlo sotto questi
termini.

Per fare questo, si inserisca nel programma la seguente nota. La cosa migliore
da fare è mettere la nota all'inizio di ogni file sorgente, per chiarire nel
modo più efficiente possibile l'assenza di garanzia; ogni file dovrebbe
contenere almeno la nota di copyright e l'indicazione di dove trovare l'intera
nota.

una riga per dire in breve il nome del programma e cosa fa
Copyright (C) anno  nome dell'autore

Questo  programma è  software  libero; è  lecito ridistribuirlo  o
modificarlo secondo i termini  della Licenza Pubblica Generica GNU
come è pubblicata dalla Free  Software Foundation; o la versione 2
della licenza o (a propria scelta) una versione successiva.

Questo programma  è distribuito nella  speranza che sia  utile, ma
SENZA  ALCUNA GARANZIA;  senza  neppure la  garanzia implicita  di
NEGOZIABILITÀ  o di  APPLICABILITÀ PER  UN PARTICOLARE  SCOPO.  Si
veda la Licenza Pubblica Generica GNU per avere maggiori dettagli.

Questo  programma deve  essere  distribuito assieme  ad una  copia
della Licenza Pubblica Generica GNU;  in caso contrario, se ne può
ottenere  una scrivendo  alla Free  Software Foundation,  Inc., 51
Franklin Street, Fifth Floor, Boston, MA 02110-1301, USA.

Si aggiungano anche informazioni su come si può essere contattati tramite posta
elettronica e cartacea.

Se il programma è interattivo, si faccia in modo che stampi una breve nota
simile a questa quando viene usato interattivamente:

Orcaloca versione 69, Copyright (C) anno  nome dell'autore
Orcaloca non ha ALCUNA GARANZIA; per dettagli usare il comando show g.
Questo è software libero, e ognuno è libero di ridistribuirlo secondo
certe condizioni; usare il comando show c per i dettagli.

Gli ipotetici comandi «show g» e «show c» mostreranno le parti appropriate
della Licenza Pubblica Generica. Chiaramente, i comandi usati possono essere
chiamati diversamente da «show g» e «show c» e possono anche essere selezionati
con il mouse o attraverso un menu, o comunque sia pertinente al programma.

Se necessario, si deve anche far firmare al proprio datore di lavoro (per chi
lavora come programmatore) o alla propria scuola, per chi è studente, una «
rinuncia al copyright» per il programma. Ecco un esempio con nomi fittizi:

Yoyodinamica SPA rinuncia con  questo documento ad ogni diritto sul
copyright  del  programma  Orcaloca  (che  svolge  dei  passi  di
compilazione) scritto da Giovanni Smanettone.

firma di Primo Tizio, 1 aprile 1989
Primo Tizio, Presidente

I programmi coperti da questa Licenza Pubblica Generica non possono essere
incorporati all'interno di programmi proprietari. Se il proprio programma è una
libreria di funzioni, può essere più utile permettere di collegare applicazioni
proprietarie alla libreria. Se si ha questa intenzione consigliamo di usare la
Licenza Pubblica Generica Minore GNU (LGPL) invece di questa Licenza.